Quando si è visto arrivare sul cellulare quell’sms dal sistema CupUmbria, che lo invitava per le 14.30 del 23 ottobre prossimo all’ospedale di Perugia per una visita, non pensava che si trattasse dell’esame cardiologico che aveva richiesto, tramite il proprio medico, nel giugno del 2021. Anche perché lui, cardiopatico oggi 78enne, quell’esame lo aveva effettuato, privatamente, visto che nessuno, dal sistema sanitario regionale, lo aveva chiamato. Perché dopo l’infarto accusato, il suo cuore deve comprensibilmente tenerlo sotto controllo.
La scoperta che si trattava proprio della visita richiesta più di due anni fa, di cui aveva ormai perso memoria, l’ha avuta dal Cup, a cui si è rivolto. “Un elettrocardiogramma per un infartuato dovrebbe avere tempi diversi” commenta. Protesta, questa, fatta telefonicamente alla segreteria del dirigente ospedaliero a cui ha voluto far presente la lunga attesa.
“La risposta – racconta indignato – è stata di una spocchia offensiva. Noi non siamo numeri, ma persone con problemi di salute. Mi avessero detto che purtroppo, a causa dei ritardi accumulati, l’appuntamento era arrivato ben oltre il limite accettabile, avrei compreso. Ma la risposta ricevuta è stata sconcertante, come se fosse normale, per un ultrasettantenne infartuato, ricevere un appuntamento dopo oltre due anni dalla richiesta per un elettrocardiogramma. La mia critica – chiarisce – non è certo rivolta agli eccellenti medici del reparto di Cardiologia, ma alla impersonale risposta ottenuta alle mie proteste. Per la burocrazia – conclude – siamo numeri senz’anima”.