Parlare del carcere dissolvendo il tabù di cosa avviene dentro quelle mura. Ragionare su percorsi si reinserimento e di collaborazione dei detenuti con le strutture regionali e con la società civile. Coinvolgere sempre di più le associazioni. Perchè il sistema carcerario in Umbria funziona relativamente bene, i dati danno conforto alle politiche nazionali, i reati sono in diminuzione e di conseguenza il sovraffollamento si è ridimensionato.
Ma di lavoro da fare ce n’è ancora tantissimo. Il personale è in numero ridotto a quello previsto, servono presidi sanitari specifici, vanno migliorate le infrastrutture. Non solo rose, ma molte meno spine rispetto a qualche tempo fa. E’ questo in sintesi il quadro tratteggiato nel pomeriggio dal sottosegretario alla Giustizia, con delega al sistema carcerario, nel corso della sua visita alle tre prigioni dell’Umbria, quella di Terni nella mattinata e poi Perugia e in esito all’incontro con la stampa con capolinea Spoleto.
A Perugia, dove il regime è di media sicurezza ed è previsto anche il settore femminile, le cose vanno meglio, i detenuti sono 371 su un organico di 364 eppure il personale dovrebbe essere di 297 unità mentre attualmente è di 233. Mancano dunque 64 agenti di cui il 60 per cento in ruolo di ispettori e soprintendenti. Carenza di apicali, anche a Terni dove scoperto è il 44 per cento delle posizioni previste.
Nel corso dell’incontro si è parlato appunto dei temi legati a sovraffollamento, carenza e qualità del personale (definita ottima) e rapporto con il territorio. Il sottosegretario ha comunque promesso “una maggiore attenzione verso la realtà umbra. Queste visite – è stato spiegato – hanno proseguito il lavoro iniziato a ferragosto dai deputati umbri, come ha ricordato il capogruppo Pd in Commissione Giustizia, Walter Verini, affiancato dalla vicepresidente della Camera Marina Sereni.
“Rispetto ad altre situazioni il sovraffollamento in Umbria è contenuto”, ha detto Migliore. Concetto ribadito anche da Giuseppe Martone, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria di Umbria e Toscana. “Grande sovraffollamento in Umbria non c’e’ – ha sostenuto -, mentre invece ci sono più detenuti di quelli che si dovrebbero avere per quanto riguarda l’alta sicurezza e quindi la situazione più critica è a Terni e Spoleto”.
L’onorevole Verini, ha parlato di “una situazione migliore rispetto a quella di tre anni fa. Quando i detenuti per cella erano il doppio del previsto e nelle stanza comuni venivano allestiti dei letti”.
“Dopo avere vinto la battaglia del sovraffollamento – ha aggiunto – ora va consolidata la tendenza a rendere la pena umana e rieducativa anche perchè questo significa investire in sicurezza se si considera che chi esce dopo aver fatto percorsi di recupero difficilmente torna a delinquere“. Migliore si è quindi detto fiducioso sulla possibilità “di incrementare e rafforzare la presenza di personale oltre che di rafforzare quelle strutture che consentono le attività di trattamento”. Si è poi impegnato “a coinvolgere ancora più la Regione Umbria, che negli anni ha dato comunque sempre un contributo importante, e a migliorare i collegamenti fra istituzioni”.
Per il sottosegretario, il primo problema, registrato soprattutto a Terni, è quello del personale. “Non solo per una questione di quantità – ha detto – ma soprattutto per garantire la qualità del lavoro data la carenza delle strutture”. Gli “elementi da rafforzare”, secondo il sottosegretario, sono inoltre quelli che possono permettere “di incrementare i rapporti con il territorio”, come “le strutture sanitarie e le attività culturali e imprenditoriali interne per consentire cosi” di vincere la diffidenza tra dentro e fuori”. Ad accogliere a Capanne la delegazione guidata dal sottosegretario è stata la direttrice della casa circondariale di Perugia, Bernardina Di Mario, insieme al comandante della polizia penitenziaria, Fulvio Brillo.