Ennesima aggressione da parte di un detenuto nei confronti degli agenti della Polizia Penitenziaria di Terni; a ricostruire il fatto, avvenuto nelle ultime ore a Vocavolo Sabbione, è Fabrizio Bonino, segretario nazionale SAPPE per l’Umbria: “Altra tentata aggressione ieri pomeriggio nel Padiglione di Media sicurezza del carcere. Un detenuto nordafricano, circa trent’anni, ristretto per rapina e spaccio di stupefacenti, non voleva rientrare in cella dopo che aveva effettuato la telefonata ai familiari e non aveva trovato nessuno. L’uomo ha sferrato un pugno sul volto del poliziotto penitenziario di servizio, che solamente grazie alla sua prontezza e preparazione, è riuscito a evitarlo. Solo con l’esperienza e la professionalità del personale di polizia penitenziaria presente e quello accorso in supporto si è evitato che il collega addetto al reparto detentivo uscisse indenne da tale vile tentata aggressione”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, aggiunge: “Quel che è accaduto nella Casa Circondariale ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva di Terni e le gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di Polizia Penitenziaria, femminile e maschile. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?”.
Netta è la denuncia del SAPPE: “Da tempo il SAPPE denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili.”.