Un’interrogazione al ministro della Giustizia per chiedere l’invio di 45 nuovi agenti nel supercarcere di Spoleto il cui organico è crollato del 35 per cento in 18 anni. E’ quanto chiede il senatore Franco Zaffini di Fratelli d’Italia.
Il coordinatore regionale del partito di Giorgia Meloni in Umbria, alla luce degli ultimi due «gravi episodi» avvenuti nei giorni scorsi a Maiano durante i quali i detenuti hanno inscenato proteste e disordini nelle celle per lo spegnimento delle tv a mezzanotte e organizzato una sommossa nelle sezioni sedata con fatica dai poliziotti, chiede al ministro Alfonso Bonafede un «provvedimento urgente» per integrare l’organico di «almeno 45 unità» in quanto «la carenza di personale ha toccato un livello ormai insostenibile». In una nota viene spiegato che nel 2001 gli agenti in servizio erano 388, scesi a 369 nel 2013 e ridotti a 281 nel 2017. «Una riduzione del 35 per cento del personale di polizia penitenziaria non è sostenibile – spiega Zaffini -. Nel carcere di Spoleto i turni ordinari e straordinari impediscono agli agenti di partecipare a corsi di aggiornamento e di addestramento che molte volte non vengono neppure tenuti poiché non c’è personale sufficiente in grado di tenerli». L’esponente di FdI lamenta, inoltre, l’insufficiente dotazione di caschi e scudi che dovrebbero tutelare l’incolumità degli agenti.
«La carenza di personale – spiega il senatore in una nota – rappresenta un triste comune denominatore degli istituti di pena di tutta Italia e oltre a produrre episodi violenti a danno della polizia penitenziaria determina episodi talvolta anche drammatici come i suicidi nei quali gli agenti sono chiamati a gestire situazioni che rappresentano un forte elemento di stress».
Questo il testo integrale dell’interrogazione.
Premesso che:
I gravi accadimenti verificatisi nei giorni scorsi all’interno della Casa di reclusione di Spoleto, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, esigono l’intervento urgente di codesto Ministero, anche con misure straordinarie. In particolare si rappresenta quanto segue:
– nella notte di sabato 18 maggio, l’entrata in vigore dello spegnimento dei televisori alle ore 24, come previsto dalla circolare del DAP sul recupero psicofisico sonno-veglia, ha scatenato, nelle due sezioni comuni, una violenta protesta durante la quale i detenuti hanno posto in essere danneggiamenti, lancio del vitto, incendiamento delle lenzuola lungo i corridoi della sezione e disordini andati avanti fino alle ore 3 di notte: il personale ha dovuto trattenersi in servizio oltre il proprio orario di turno per dare supporto ai colleghi del turno di notte.
– nella giornata del 26 maggio cinquanta detenuti hanno dato vita ad una vera e propria sommossa scoppiata sempre nelle due sezioni comuni del reparto giudiziario dove, è bene sottolineare, si trovano in prevalenza detenuti stranieri di religione islamica. Questa volta i disordini sono stati sedati a fatica e solo grazie alla professionalità degli agenti.
I suddetti episodi sono, in ordine di tempo, soltanto gli ultimi di una lunga serie, ma il loro verificarsi a distanza di una settimana, non lascia davvero più spazio a ulteriori indugi rispetto alla necessità di colmare le croniche carenze di organico del Personale di Polizia penitenziaria in forze presso l’Istituto.
Questo gap è purtroppo triste comune denominatore degli Istituti di pena di tutta Italia e, oltre a produrre episodi violenti a danno del personale di polizia penitenziaria, determina anche episodi drammatici come quello verificatosi in data odierna nel Penitenziario di Capanne dove un detenuto si è impiccato nella sua cella, segno evidente che i problemi sociali e umani all’interno degli Istituti di pena permangono e lasciano isolato il personale di polizia penitenziaria a gestire situazioni che per la loro drammaticità rappresentano un forte elemento di stress per gli operatori e per gli altri detenuti.
La carenza di personale ha toccato a Spoleto un picco ormai insostenibile, con un organico che è passato dalle 388 unità del 2001, alle 369 del 2013 e alle 281 del 2017, con una riduzione pari al 35% che non è sostenibile in un Istituto in cui:
• sono presenti ben sette diversi circuiti penitenziari che richiederebbero quindi una congrua presenza di personale utile a gestire i suddetti circuiti in modo differenziato e in condizioni di sicurezza;
• sono presenti ben dieci sale destinate alle multi-videoconferenze per lo svolgimento dei processi a distanza, sale che richiedono l’impiego quotidiano di personale dedicato;
• vengono fornite in dotazione attrezzature prive di omologa in quanto vecchie, e parliamo di caschi e scudi, ossia presidi che dovrebbero garantire l’incolumità degli agenti;
• non vengono effettuati i corsi di aggiornamento e addestramento perché non c’è personale sufficiente che possa tenere i suddetti corsi né personale che possa parteciparvi in quanto ininterrottamente impiegato in turni ordinari e straordinari.
Si chiede di sapere
– se non intenda, con provvedimento urgente, procedere all’integrazione dell’organico in servizio presso la casa di reclusione di Spoleto con l’invio di almeno 45 unità, cosa questa che consentirebbe di abbassare, nell’immediato, il livello di guardia ormai raggiunto nell’istituto di detenzione di cui trattasi.