E’ lo spoletino Paolo Vincenzoni, Colonnello dei Carabinieri già Comandante del Reparto Crimini violenti del Ros, il nuovo Vice Comandante del ROS e Responsabile nazionale del Servizio Centrale di Polizia giudiziaria dell’Arma dei Carabinieri per il contrasto al crimine organizzato di tipo mafioso, al narcotraffico e ai reati di competenza delle Direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo.
Il Colonnello Vincenzoni ha preso il comando del Ros questa mattina dopo aver trascorso gli ultimi 10 anni al Comando del Reparto Crimini violenti in cui ha portato a termine con successo alcune delle indagini più complesse contro la criminalità organizzata e catturato latitanti tra i più pericolosi del mondo.
La nomina di Vincenzoni a n. 2 dei Ros è stata decretata dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Luongo.
58 anni, due lauree in Scienza politiche e Scienza della sicurezza interna ed esterna, Vincenzoni è entrato nella Benemerita a 20 anni, operando quasi sempre nei reparti speciali ed investigativi dell’Arma.
Ai Ros, Paolo Vincenzoni, approda dopo il comando del Nucleo operativo di Taurianova (RC) negli anni delle faide e dei sequestri di persona, della Sezione Omicidi del Nucleo investigativo di Torino, della Compagnia di Molfetta e del Reparto Operativo di Rimini. Approdato al Ros territoriale (Comandante di Lecce), gli viene affidato il Reparto Crimini violenti, struttura voluta dalla Benemerita dal 2012, per potenziare le capacità investigative e di intervento in occasione di crimini particolarmente efferati che suscitano clamore nella pubblica opinione e nei casi in cui la scomparsa di persone può essere correlata ad un crimine.
Agli uomini coordinati dal colonnello Vincenzoni si deve la riuscita delle indagini sul duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza a Pordenanone nel 2015, l’omicidio di Roberta Ragusa a San Giuliano Terme e di Alfio Vittorio Molteni nel comasco, quello che costò la vita all’avvocato Francesco Pagliuso a Lamezia Terme, a Maria Chindamo a Vibo Valentia. A lui si devono le indagini sulla strage di San Marco in Lamis costata la vita a quattro persone, all’omicidio del giovane Niccolò Ciatti a Lloret de Mar nel 2017, all’autobomba scoppiata uccidendo Matteo Vinci e ferendo Antonio Vinci che si erano rifiutati di cedere i propri terreni a una cosca della ‘ndrangjeta, all’omicidio di Marcello Bruzzese a Pesaro per vendetta essendo fratello di un collaboratore di giustizia, l’arresto in Corsica dei latitanti Marco Raduano e Gianluigi Troiano, l’arresto di 31 criminali nell’operazione “Polifemo” sempre sul fronte mafioso o al “caso”, risolto a distanza di 50 anni) del sequestro dell’industriale Vittorio Gancia e alla strage di Acqui Terme (in cui persero la vita il Carabiniere Giovanni D’Alfonso e Maria Cagol, colonna torine delle brigate rosse e moglie del fondatore Roberto Curcio). Negli ultimi anni il suo Reparto ha consentito la cattura dell’omicida di Giulia Cecchetin, in collaborazione con la polizia tedesca, e di Sharon Verzeni. Tra le operazioni più difficili e intricate l’arresto del massimo esponente del banditismo sardo, Graziano Mesina, avvenuto in provincia di Nuoro dopo quasi due anni di latitanza. Solo per citare quelle più recenti e rimbalzate agli onori della cronaca.

Le capacità investigative e il saper creare team di militari estremamente preparati e affiatati, erano già emerse nel tempo prima dell’approdo di Vincenzoni al Ros.
Anche a lui si deve la liberazione della professoressa Graziella Belcastro, sequestrata a scopo di estorsione a Reggio Calabria, della minorenne Rosalaura Spadafora, anche lei sequestrata a scopo di estorsione a Torino e di una neonata cinese, a Brescia, rapita a Torino per contrasti fra famiglie cinesi. E ancora l’arresto di uno stupratore seriale a danno di 10 donne, di cui 5 minorenni, a Molfetta; la svolta nell’omicidio di Sarah Scazzi, nell’attentato dinamitardo – grazie ad un pool interforze con la Polizia di Stato – alla scuola “Morvillo Falcone” di Brindisi che costò la vita ad una giovane studentessa e 7 persone ferite (con il sequestro di un ingente patrimonio riconducibile all’attentatore finalizzato al risarcimento delle vittime). E’ stato tra i coordinatori dell’operazione “Red House” che portò all’arresto di 13 soggetti di una organizzazione eversiva cui fu sventato in tempo un grave attentato nei confronti di appartenenti ad opposta frangia politica; dell’indagine antiterrorismo internazionale “Salice” grazie alla quale fu localizzato in Siria il primo foreign fighter – emigrato di 2° generazione in Italia – e dell’Operazione “Infame” con l’arresto del mandante dell’omicidio di un pregiudicato, della sua convivente e della figlia di quest’ultima di appena due anni.
Un servizio alla collettività, al Paese, reso anche in ambito della tutela del patrimonio artistico: ha infatti contribuito all’inchiesta su un traffico internazionale di opere d’arte che ha consentito il recupero di 67 quadri, 8 sculture e più di 4.000 manoscritti miniali, pergamene e incunaboli sottratti a enti pubblici e chiese della Puglia tra cui la Pergamena con la quale l’Imperatore Carlo VIII, nel 1495, concesse alla Città di Molfetta numerosi privilegi.
Infine una curiosità: nato nel 1990, il Raggruppamento Operativo Speciale assorbì la preesistente struttura anticrimine dell’Arma, nata a Torino nel 1974 con un “Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria”, – il Nucleo Scintilla – costituito da appena 40 unità scelte dal Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, che proprio a Spoleto comincio la carriera militare alla Scuola ufficiali di fanteria per poi transitare nell’Arma dei Carabinieri.
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