“Io non rimpiango nulla. Non era un uomo, non era un carabiniere”. Questa frase intercettata in auto durante una conversazione tra Emanuele Armeni, carabiniere arrestato con l’accusa di omicidio volontario del collega appuntato scelto Emanuele Lucentini, è contenuta nel fascicolo della Procura di Spoleto.
Nei giorni scorsi il legale dell’indagato, l’avvocato Marco Zaccaria ha spiegato il contenuto dell’intercettazione parlando di una frase pronunciata “una volta uscito dal funerale dopo aver notato l’atteggiamento freddo dei colleghi e dettata dalla situazione di stress. Sono frasi spiegabili, conseguenza dell’atteggiamento che Armeni ha ricevuto dai colleghi che si sono mostrati freddi nei suoi confronti. Da parte sua non è sembrato coerente il modo in cui descrivevano la vittima fino al momento della sua morte e come lo hanno descritto dopo”. Questo è quanto l’avvocato ha spiegato a Tuttoggi il 20 luglio, ma nella nota che segue il legale della famiglia Lucentini fa riferimento ad altre dichiarazioni nelle quali l’avvocato avrebbe detto: “dato che Lucentini sarebbe stato molto pignolo e che non sarebbe stato facile lavorare con lui, l’indagato Armeni avrebbe ben potuto essere indignato dall’ipocrita comportamento commosso degli altri militari in occasione del funerale”.
“Inopportune e offensive le giustificazioni della difesa”. L’avvocato Giuseppe Berellini, legale della vedova di Emanule Lucentini, è così intervenuto dopo le dichiarazioni del collega. Intervento che pubblichiamo integralmente: “Per quanto si possa comprendere la difficoltà del Collega nel patrocinare la delicata posizione dell’Armeni, riteniamo che le giustificazioni addotte alle intercettazioni dell’indagato, non smentite dallo stesso legale, siano state a dir poco inopportune, se non addirittura inutilmente offensive della memoria di Emanuele Lucentini, uomo perbene e carabiniere esemplare al servizio dello Stato. Ogni commento alle assurde considerazioni del predetto legale – secondo cui, dato che Lucentini sarebbe stato molto pignolo e che asseritamente non sarebbe stato facile lavorare con lui, l’indagato Armeni avrebbe ben potuto essere indignato dall’ipocrita comportamento commosso degli altri militari in occasione del funerale – è senz’altro superfluo. Ciò che più sorprende sono però i presupposti, l’interconnessione e la consequenzialità logica delle affermazioni del citato difensore, ove effettivamente proferite, da leggere in correlazione con quelle dell’indagato, dalle quali traspare (con riferimento all’Armeni) l’interiorità di un uomo per niente turbato dal dramma umano provocato e che anzi dovrebbe essere compreso e/o ritenuto in qualche maniera legittimato a nutrire un certo risentimento verso i colleghi e le persone che avevano pianto la morte dello stesso Lucentini ovvero manifestato il loro cordoglio ai familiari. Dato che il caso è senza dubbio di interesse generale e che comunque gli stretti congiunti di Emanuele Lucentini vivono un lutto dolorosissimo, è auspicabile che in futuro possano essere evitate analoghe esternazioni avventate, tra l’altro smentite dai fatti – viste le manifestazioni sincere di affetto e di vicinanza dei tanti colleghi fino ai più alti ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, dei moltissimi amici nonché delle tante persone che si sono stretti intorno ai familiari della vittima – oltre che in alcun modo funzionali alla difesa dell’indagato”.
“No al processo mediatico”. Raggiunto telefonicamente da Tuttoggi l’avvocato Zaccaria a seguito dell’intervento del collega ha dichiarato: “Preferisco non ribattere. Ho la sensazione che questo si stia trasformando in un processo mediatico. Nell’interesse del mio assistito ogni intervento dovrà tenersi nelle opportune sedi“.