Un grande secolo per una grande mostra in Umbria. “Capolavori del Trecento. Il cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino”, curata da Vittoria Garibaldi, Alessandro Delpriori e Bernardino Sperandio, visitabile dal 24 giugno al 4 novembre 2018 nei comuni di Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino, è stata inaugurata ieri 22 giugno, a Montefalco alla presenza delle massime autorità istituzionali della Regione. Oggi, 23 giugno, è invece prevista l’inaugurazione delle sedi espositive di Scheggino e Spoleto.
L’anteprima per la stampa- La mostra vanta l’esposizione di circa 70 dipinti a fondo oro su tavola, sculture lignee policrome e miniature, che raccontano la meraviglia ambientale dell’Appennino centrale e la civiltà storico-artistica, civile e socio-religiosa nell’Italia di primo Trecento.
Nella giornata del 22 giugno, la stampa ha avuto modo di visitare in anteprima le sedi espositive. Sotto la sapiente guida dei curatori Vittoria Garibaldi, Alessandro Delpriori e Bernardino Sperandio, ne è scaturito un piccolo reportage fotografico che è disponibile nella gallery che segue l’articolo di presentazione della mostra. Il tutto proprio mentre gli addetti ai lavori stavano ultimando alcuni dettagli dei singoli allestimenti e proprio mentre si davano gli ultimi ritocchi “di bellezza” alle preziose opere. Sempre nella giornata del 22 giugno non è mancato il colpo a sorpresa, con la visita del critico e storico dell’arte, Vittorio Sgarbi che con il consueto stile “sturm und drang” ha visitato tutte le sedi espositive. Sgarbi ha poi rilasciato un commento ai giornalisti presenti dichiarandosi soddisfatto e molto compiaciuto della mostra e del suo allestimento dove si possono ammirare alcune opere di grandissimo valore storico artistico.
Sono quattro le sedi espositive: a Trevi il Museo di San Francesco; a Spoleto il Museo Diocesano – Basilica di Sant’Eufemia e il Museo Nazionale del Ducato; a Montefalco il Complesso Museale di San Francesco. Nello Spazio Arte Valcasana di Scheggino sarà possibile vivere uno sguardo corale, emozionante, sulla trama di chiese, pievi, eremi e abbazie in Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio dove questi artisti di cultura giottesca hanno lavorato tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, connessi attraverso itinerari organizzati che permetteranno di scoprire luoghi ed opere d’arte incantevoli.
La mostra, organizzata da Civita Mostre e Sistema Museo, è promossa dai comuni di Trevi, Montefalco, Spoleto e Scheggino, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, dal Polo Museale dell’Umbria, dalla Regione Umbria, dall’Archidiocesi di Spoleto-Norcia, con il contributo di Gal Valle Umbra e Sibillini.
La mostra gode del prestigioso patrocinio dei Musei Vaticani e dell’International Council of Museums (ICOM) Italia.
Partner dell’evento sono Associazione Rocca Albornoziana, ATI 3 Umbria, Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto e VUS COM; sostenitori Banca Popolare di Spoleto e azienda Fabiana Filippi.
La lezione del maestro Giotto- Il successo, nel cuore verde d’Italia, della lezione rivoluzionaria di Giotto e dello stupefacente virtuosismo dei capiscuola senesi Pietro Lorenzetti e Simone Martini, sarà raccontata in mostra attraverso una costellazione di artisti, spesso anonimi, che si fecero interpreti dell’anima più profonda e vera dell’Appennino, declinando emozioni di fede e dolcezza, dipinte con un linguaggio pittorico intenso, ed un magistero tecnico sorprendente. Fino alla meraviglia che nasce dalla visione di capolavori conservati in musei e raccolte di grande prestigio, come la Fondazione Cini di Venezia, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’Alana Collection di Newark (USA).
I visitatori di queste mostre potranno vivere il privilegio di ammirare opere rese visibili per la prima volta al vasto pubblico. Ricordiamo i due stupefacenti dossali esposti nell’appartamento di rappresentanza di Sua Santità il Pontefice, entrambi provenienti da Montefalco, restaurati per l’occasione dai magistrali laboratori dei Musei Vaticani; oppure lo straordinario riavvicinamento del Trittico con l’Incoronazione della Vergine del Maestro di Cesi e il Crocifisso con Christus triumphans dipinti entrambi per il monastero di Santa Maria della Stella di Spoleto, oggi separati tra il Musée Marmottan Monet di Parigi e il Museo del Ducato di Spoleto. Per la prima volta, dall’inizio dell’Ottocento, torneranno insieme.
Visitando le sedi espositive, e i luoghi nel territorio, sarà possibile entrare in una bottega d’artista medievale, per comprenderne il virtuoso e febbrile impegno nel realizzare fondi oro, sculture, miniature, oreficerie, affreschi, in un caleidoscopio di raffinate e originali personalità che vivevano il loro punto di riferimento in una delle capitali artistiche dell’Italia medievale, la città ducale di Spoleto: il Maestro delle Palazze, il Maestro di Sant’Alò, il Maestro di San Felice di Giano, il Maestro di Cesi, il Maestro di San Ponziano, il Maestro della Croce di Trevi, il Maestro della Croce di Visso, il Maestro di Fossa.
Montefalco- Ad ospitare la mostra “Capolavori del Trecento” a Montefalco è il Complesso Museale di San Francesco. Tornano qui tre opere trecentesche importantissime, di cui la città è stata privata dalle spoliazioni napoleoniche e dalla dispersione del patrimonio mobile che ne seguì.
Per primo il grande dossale che era sull’altare maggiore della Chiesa di San Francesco, opera straordinaria del Maestro di Fossa, bello come un Simone Martini, che il recente restauro ha fatto tornare al suo splendore. Nella stessa circostanza venne asportata una tavola analoga dipinta per l’altare della Cappella di Santa Croce nella Chiesa di Santa Chiara di Montefalco, opera estrema del più giottesco dei pittori spoletini, il Maestro di Cesi.
Accanto a questi lo stendardo processionale con la Passione di Cristo di quest’ultimo pittore, anche questo in origine nella chiesa di San Francesco a Montefalco.
La mostra è l’occasione di riportare a Montefalco queste opere e di ricostruirne, con un’operazione virtuosa, i contesti originali, per dare conto al visitatore della straordinaria stagione trecentesca che visse la città.
Spoleto Museo Diocesano– Il Museo Diocesano di Spoleto conserva moltissime opere di qualità sopraffina che testimoniano la pittura e la scultura lignea in questa zona dalla metà del Duecento fino agli anni cinquanta del secolo successivo.
La sezione di mostra, che espone capolavori del Maestro di Cesi e del Maestro di San Felice di Giano, è il completamento dell’esposizione nella chiesa di San Francesco a Trevi. Di particolare importanza il “Trittico con Incoronazione della Vergine” del Maestro di Cesi dal Museo Marmottan Monet di Parigi e il Paliotto del Maestro di San Felice di Giano dalla Galleria Nazionale dell’Umbria.
Si potrà indagare in maniera circostanziata il rapporto tra scultura lignea e policromia, così importante per il trecento spoletino, in modo da mettere in relazione scultori e pittori che potevano essere nella medesima bottega, se non combaciare addirittura nella stessa persona.
Spoleto Rocca Albornoz– La sezione alla Rocca di Spoleto presenta il Maestro delle Palazze, che affonda le proprie radici culturali nella tradizione spoletina e insieme rappresenta il momento del cambio generazionale tra i pittori del Duecento e quelli pronti ad accogliere il volgere “di greco in latino”.
L’anonimo artista lasciò sulle pareti della chiesa di Santa Maria Inter Angelos o delle Palazze, situata sulle pendici del Monteluco, un ciclo murale di soggetto sacro di particolare interesse, realizzato alla fine del XIII secolo.
Intorno al 1920 gran parte degli affreschi fu staccata e, tra il 1924 e il 1931, alcuni di essi furono acquistati da cinque musei americani (Museum of Fine Arts a Boston, Glencairn Museum a Bryn Athyn, Fogg Art Musem della Harvard University a Cambridge, Wadsworth Atheneum Museum of Art ad Hartford e Worcester Art Museum).
Nel 1964 fu distaccata una delle scene sopravvissute e cinque brani degli affreschi rimasti in situ, confluiti nel Museo Nazionale del Ducato. Il progetto prevede laricomposizione virtuale a grandezza naturale della collocazione degli affreschi in uno dei saloni della Rocca, attraverso un impaginato grafico ed immagini in bianco e nero degli affreschi, oggi conservati nei musei americani.
Trevi- Nella Chiesa di San Francesco è conservata una splendida e gigantesca croce sagomata databile intorno al 1317 e dipinta da uno dei maggiori protagonisti di quella stagione, il Maestro della Croce di Trevi (che prende il nome dalla sua opera più rappresentativa).
Questi partecipò senz’altro alla decorazione assisiate e fu attivo probabilmente già alla fine del XIII secolo, proprio in parallelo alla presenza di Giotto in Umbria. L’opera di Trevi è sintomatica di quel momento, ha dentro tutta la forza del pittore toscano, ma anche l’espressività locale, la capacità di parlare allo spettatore, la coscienza di un messaggio diretto a chi le rivolgeva lo sguardo.
Nella stessa sede è esposto il corpus delle opere del Maestro di Fossa, personalità altissima capace di muoversi a valle della cultura di Giotto, ma innestato della grazia di Simone Martini in perfetto parallelo con Puccio Capanna. Vero e grande artista di Spoleto alla metà del XIV secolo, il Maestro di Fossa è un faro per tutta l’arte a seguire fin dentro il Quattrocento.
Tutto lo svolgersi della pittura locale si basa sul suo insegnamento, dal possibile Bartolo di Spoleto, il cosiddetto Maestro dei Calvari, fino agli inizi di Giovanni di Corraduccio.
Scheggino- Per aumentare la conoscenza di questo fenomeno artistico, la visita è estesa ai luoghi dove i maestri hanno lasciato dipinti murali in chiese o conventi. Nello Spazio Arte Valcasana di Scheggino sarà possibile avere completa documentazione degli itinerari e informazioni sui luoghi di visita.
A Scheggino, inoltre, si possono ammirare alcuni frammenti degli affreschi e del rosone destro dell’abbazia di San Salvatore a Campi di Norcia, gioiello dell’arte romanica crollato in seguito alle scosse di terremoto del 2016.
Durante la mostra sarà possibile partecipare a visite guidate al cantiere di restauro in corso a cura della Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e e dell’Istituto Superiore Conservazione e Restauro.
Le Istituzioni regionali-
“Una mostra unica, frutto di una ricerca scientifica attenta e preziosa, che non trascura la possibilità, partendo da Scheggino, di fare un viaggio emozionante nel tempo e nei borghi della Valnerina nei quali è ancora possibile apprezzare – in un contesto quasi immutato da allora – il connubio tra paesaggio, architettura e arte”: riassume così la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, il senso della mostra “Capolavori del Trecento”. A Montefalco per la Regione Umbria era presente l’assessore alla Cultura, Fernanda Cecchini.
“Questo grande evento ha dietro un’approfondita ricerca scientifica – hanno sottolineato la presidente Marini e l’assessore Cecchini – la cui ambizione maggiore si trova nel fatto di voler oggi proporre una ricostruzione ‘dal vero’ di una stagione artistica ancora poco nota in un’area così appartata dell’Italia centrale. Può essere considerata – hanno aggiunto – come la più ambiziosa che sia stata fatta negli ultimi anni in Umbria”.
“In un’epoca in cui si tende a semplificare l’offerta culturale – hanno proseguito – organizzare una mostra di studio può non apparire la prima scelta, ma siamo certi che il racconto che i curatori, Vittoria Garibaldi e Alessandro Delpriori, hanno sviluppato nelle sedi espositive e negli itinerari, tra musei e chiese, affascinerà molti perché è un’occasione unica per percorrere la Valle Umbra e la Valnerina sulle orme di quegli artisti e artigiani che hanno saputo coniugare la lezione appresa da Giotto ad Assisi con la loro specificità umbra”.
“Questa importante iniziativa culturale infatti – hanno rilevato la presidente Marini e l’assessore Cecchini – è frutto di un’operazione che l’Umbria ha fatto grazie a una collaborazione tra la Regione, le amministrazioni comunali, le Fondazioni bancarie e la Soprintendenza, per contribuire, da una parte al recupero della memoria storica attraverso le opere di grandi maestri che hanno segnato l’identità artistica e spirituale di questa area della nostra regione, della Valnerina e dello Spoletino e dei territori di connessione con le Marche e con l’Abruzzo, dall’altra a promuovere il territorio dal punto di vista turistico”.
“Inoltre, il progetto – hanno rilevato – condivide anche la sfida posta all’indomani del terremoto del 2016 e cioè di mantenere viva l’attenzione su un territorio ferito dal sisma e a rischio di depauperamento culturale e sociale. L’auspicio è che, in un periodo ricco di grandi eventi culturali, si possa rafforzare l’attrazione verso la nostra regione richiamando molti visitatori, visto che in mostra – hanno concluso Marini e Cecchini – c’è il meglio dell’arte italiana”.
Una mostra per conoscere e stupirsi.
Il comitato scientifico della mostra è composto da: Vittoria Garibaldi, Alessandro Delpriori Bernardino Sperandio, Lucia Arbace, Guido Cornini, Andrea De Marchi, Giovanni Luca Delogu, Marica Mercalli, Stefania Nardicchi, Antonio Paolucci, Marco Pierini, Mario Scalini, Lisa Zanni.
Foto gallery: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)
Foto Presidente Catiuscia Marini: Diana Niglio Araimo