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Capitol Hill, i post di Pastorelli e Sacripanti finiscono in Parlamento

Finiscono in Parlamento i casi legati ai post dell’assessore del Comune di Perugia, Clara Pastorelli (FdI), e del capogruppo della Lega al Comune di Orvieto Andrea Sacripanti che rimandano alla rivolta di Capitol Hill e al ruolo attribuito a Trump.

Il deputato umbro del Pd Walter Verini ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per sapere quali azioni intenda intraprendere, per quanto di propria competenza, “per censurare comportamenti che si possono configurare come incitamento alla violenza e che risultano altamente lesivi ed offensivi della dignità di un popolo, oltreché del tutto inappropriati per rappresentanti delle istituzioni locali, quali quelli posti in essere dai rappresentanti politici umbri summenzionati“.

“Esternazioni maldestramente ironiche”

Verini non si accontenta delle spiegazioni seguite alla bufera mediatica. E parla di “atteggiamenti e le dichiarazioni se non di palese sostegno, a dir poco tiepidamente ambigue di una parte politica della destra” che “hanno condotto a esternazioni dapprima maldestramente etichettate come ironiche da parte degli stessi autori, e, successivamente dichiarate come ‘erroneamente interpretate’ da chi le ha legittimamente condannate con sdegno e preoccupazione“.

Il selfie di Pastorelli e l’accostamento a Jake lo Sciamano

E riferisce appunto al ministro del selfie pubblicato sul proprio profilo Facebook dall’assessore di Perugia, Clara Pastorelli, che “mima e si camuffa imitando uno dei più violenti occupanti del Congresso americano, salvo poi appellarsi alla ‘non compresa ironia’ del suo gesto allorquando da più parti il suo comportamento è stato stigmatizzato“. Pastorelli, successivamente, ha detto di aver fatto quel posto, pur ironico, contro la censura dei giganti del web al presidente Trump, senza alcun riferimento a Jake lo Sciamano.

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Sacripanti all’assalto del Ministero dell’Istruzione

E poi a Orvieto, denuncia sempre Verini, c’è il caso di Sacripanti che “prendendo spunto sempre dai fatti di Capitol Hill, proponeva di occupare e assaltare il ministero dell’Istruzione. Anch’egli, rispondendo alle critiche mosse al suo post, ha ritenuto di dover argomentare respingendo ogni accusa di incitamento alla violenza ma di aver solo voluto evidenziare il ‘sentimento di rassegnazione’ circolante nel nostro Paese nel non reagire a presunte violazioni“.

“Condannare ogni violenza”

Al netto delle legittime diverse opinioni e orientamenti politici – conclude Verini – la non presa di distanza e addirittura il cavalcare eventi delittuosi e di gravità inaudita per una democrazia come quelli avvenuti a Washington, richiedono che tutte le forze politiche e le istituzioni di un Paese civile come il nostro stigmatizzino e condannino qualunque tipo di atteggiamento si possa configurare come legittimante atti di violenza, sia essa fisica o verbale, in un clima dilagante di preoccupante recrudescenza e aggressività”.