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Capitale Italiana cultura, Spoleto e Terni sconfitte? Nulla è perduto, arriva L’On. Laffranco

Ci eravamo ormai rassegnati alla ferale notizia della dipartita, la seconda per la verità (a certi livelli si può morire anche due volte di seguito, senza problemi), della candidatura di Spoleto e Terni a Capitale Italiana della Cultura. Quand’ecco arrivare in aiuto delle umbre, a dorso di cavallo, il prode Onorevole della Repubblica Pietro Laffranco, umbro Doc.

Come nella migliore tradizione cavalleresca,  incurante del pericolo e temerario come Lancillotto, Laffranco scrive con la punta dello spadone una interrogazione parlamentare al Ministro della Cultura Dario Franceschini, per chiedere spiegazioni e conoscere i dettagli dell’intera operazione di valutazione che ha portato alla vincita di Pistoia e all’esclusione delle valorose città umbre.
Lo confessiamo siamo recidivi. Avevamo già trattato l’argomento (CLICCA QUI) sostenendo che forse le due città non erano detentrici di progetti profumati al biancospino tanto da essere irresistibili all’olfatto della comissione giudicatrice. Nel corso della striminzita diretta streaming in cui è stata proclamata la città vincitrice, il presidente della Commissione, Marco Cammelli, ha sufficientemente indicato e chiarito i criteri sui quali la commissione si è basata per il suo giudizio. Ad indorare un po’ la pillola della sconfitta lo stesso Ministro aveva esaltato la “buona pratica” della compilazione dei Dossier di Candidatura che possono essere progetti futuri a tutti gli effetti. Tutto ci aspettavamo meno che qualcuno, chiunque fosse, si domandasse ancora il perchè le due umbre, una delle due ovviamente, non sia riuscita a risorgere, novello Lazzaro. Trattasi di due progetti “ambiziosi” in cui il tema portante per entrambi è stato visto da alcuni osservatori come un po’, stranetto.

Nel caso della città del Festival, “Spoleto porta delle culture, città modello di pace e civiltà”. E per non farsi dire spilorci, di porte ne hanno messe 12, tiè! Sul sito del comune si trova anche un video esplicativo in cui la colonna sonora è un indefinibile tema postindustrial con rumore di martello pneumatico, appena ingentilito dalle intitolazioni delle porte che ruotano intorno al Teodelapio. 2 minuti e 08 secondi di puro futurismo commerciale alla Erberto Carboni. Ansia a fette. Il buongiorno si vede dal mattino direbbe nonna…

A seguire il progetto di Terni, in cui la città dell’acciaio coinvolge tutte le associazioni cittadine e sopratutto le scuole, polo universitario incluso. Poi se uno si domanda “per fare cosa?”, la risposta diventa una specie di rebus programmatico. L’assessore Armillei disse a suo tempo “Abbiamo pensato di puntare sulle persone. Mi riferisco al mondo dell’associazionismo, all’Istituto Superiore Briccialdi, al Polo Universitario e alle scuole di ogni ordine e grado. Proprio a quest’ultime abbiamo riservato un capitolo a parte nel dossier, gettando le basi per iniziative come:“Terni-Scuola dell’accoglienza” rivolta a tutti coloro che vengono a Terni per motivi di studio o lavoro, “La scuola delle Regole” che favorisce il dialogo interreligioso , “Scuola dei makers”, dedicata alle scuole superiori e al rapporto dei giovani con le tecnologie”. Nel Dossier poi alcune iniziative erano specificamente rivolte al rinnovamento tecnologico di alcune strutture come la biblioteca o il sistema museale. Insomma il milioncino in palio a Terni lo avrebbero utilizzato per alcune opere infrastrutturali e di servizio che chiaramente la commissione ministeriale aveva indicato come necessariamente preesistenti alla domanda. Ci abbiamo provato, l’importante è partecipare!

Insomma ci si sarebbe aspettato dalla politica, la qualunque (non il Sig. Cetto naturalmente), un minimo di autocritica, qualche domanda interiore, un po’ di psicanalisi cognitivo comportamentale, una seduta spiritica magari, in cui far venire fuori le criticità dei progetti presentati.
E invece nulla, rien, nada. Meglio una bella spadonata, che potrebbe anche voler significare che il problema sta in altro. Nei soliti commenti sui social sono comparse ipotesi geografiche e di inquinamento da scia chimica, secondo anche le più recenti teorie di complotto. Pistoia si trova in Toscana e ormai l’Italia “parla” toscano qualunque cosa accada. Se è per questo la faccenda era già accaduta ai tempi di Dante, con la differenza che all’epoca non c’erano le interrogazioni parlamentari. Al massimo c’erano i chiarimenti in punta di coltello.
Ma le cose cambiano e fedeli al motto Vae Victis (Guai ai vinti), eccoti il breve testo presentato dall’ Onorevole Pietro Laffranco, novello cavaliere umbro.
“Indubbiamente l’Umbria è la regione che ha ottenuto il miglior risultato, potendo vantare ben due città, di cui una capoluogo di provincia, tra le nove finaliste – scrive il deputato forzista – ma dopo aver superato l’esame tra le 24 in lizza, e la scrematura di sette sedute della speciale commissione, non hanno avuto alcun riconoscimento. Lo stesso presidente Carmeli, ha elogiato i dossier presentati dalle singole città – sottolinea Pietro Laffranco – chiedo pertanto al Ministro Franceschini di venire nell’aula della Camera, per spiegare nel dettaglio i criteri con cui la commissione ha proceduto alla decisione, e per illustrare i singoli punti di forza e debolezza delle candidature umbre, anche al fine di rimuovere dubbi sulla trasparenza delle decisioni”.
Laffranco, preso dall’impeto spadonesco rinomina anche il povero presidente Marco Cammelli in Carmeli. Comprensibile la furia per l’onta subita dalle due “damigelle” umbre finaliste, per le quali non c’è manco il premio di consolazione. Onta imperdonabile oltretutto se prima non si è sicuri che ci sia stata trasparenza nel giudizio e che le scie chimiche non abbiano indotto i giudicanti, a vedere un dossier diverso da quello presentato da Spoleto e Terni.

Ma alla fine dei giochi, ci sarà un ricorso al Tar o alla punta di coltello? Nel dubbio l’On. Laffranco si porta avanti nel lavoro e mena due fendenti.

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