Gran bel prodotto, non c’è che dire. Accurato, pieno di sorprese, con molti effetti e spreco di frizzi e lazzi come si conviene. Un concerto atteso, quello di Caparezza nella data spoletina del suo Prisoner 709 Tour, data finale ed esplosiva della rassegna di I Love Spoleto che chiude così una estate trionfale di successi qualitativi e di pubblico indubitabili.
Ed è così anche per il pugliese, di Molfetta, Caparezza al secolo Michele Salvemini, capelluto oltre ogni ragione, quasi un clone fisico dell’amato “terrunciello” Diego Abatantuono (si somigliano moltissimo, quantomeno nei capelli), cantautore e rapper che reggerebbe bene il passo anche in contesti più esigenti tipo quelli di oltreoceano, dove l’artista peraltro è già stato diverse volte. Il Capa ci mette la faccia e una buona dose della sua nuova condizione di intimismo che sta vivendo in questi ultimi anni, dopo l’ultimo lavoro prodotto, Museica, pubblicato nel 2014 e forse il suo più riuscito, musicalmente parlando.
In Prisoner 709 Caparezza non si fa mancare nulla e ci sono almeno un paio di collaborazioni che la dicono lunga sulla rifinitura del lavoro, ovvero il rapper DMC e il grande John De Leo, ex- Quintorigo, l’unico attualmente che “canta la voce”, come teorizzava Demetrio Stratos negli anni ’70.
Il concerto di Spoleto è entusiasmante con un filo conduttore che il Capa spiega al pubblico e che tratta la tematica dell’ingabbiamento all’interno della propria dimensione mentale, e si differenzia notevolmente dal precedente Museica. Differenza evidente anche musicalmente con una preferenza smaccata per le sonorità rock o al servizio dell’affabulazione mitragliata da rapper. Sarà il tono tagliente della voce, di ottave superiori, ma Caparezza sembra nato apposta per vocalizzare a velocità supersonica i suoi testi. Di sicuro il suo pregio più evidente in concerto.
Se dunque, ancora nel 2018, il Capa si sente Prisoner, allora è chiaro che il percorso tormentone del 2003, Sono fuori dal Tunnel, sembra ancora di là dal compiersi. Alla fine non si è mai fuori dal Tunnel, tutto sta nel vedere qualche bagliore di luce in fondo, per trovare una via un percorso.
E come nel ciclo incessante delle rinascite di stampo orientale, la nuova vita serve a migliorare la precedente. Se in Habemus Capa, Salvemini scrive un pezzo dal titolo Torna catalessi, in cui l’artista si augura di fare fessi tutti con lo stato catatonico, nella condizione di prigioniero non si può che cantare la hit del momento Ti fa stare bene, “…ho bisogno almeno di un motivo che mi faccia stare bene. Sono stufo dei drammi in tele, delle lamentele delle star in depre…”
Le foto del concerto a Spoleto
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Spoleto accoglie con entusiamo caloroso e contagioso l’artista pugliese che dialoga molto e su temi svariati, passando da politica a religione da Confucio a Van Gogh, senza per questo perdere adesione con il manto erboso dello stadio di Martiri della Resistenza.
Capa ci mette le idee il resto lo fanno il magnifico gruppo di musicisti, ballerini, coriste, e tecnici che montano uno show di tutto “rispetto” e che vale fino all’ultimo euro speso. Innegabile il gusto fumettistico di Caparezza unito agli studi in campo pubblicitario. Il Capa sa come attirare l’attenzione quando si deve offrire qualcosa, come quando si infila in una lavatrice con le ali per cantare o cavalca uno scopettone volante. Sullo sfondo scorrono immagini in tema e le luci, molto belle, rifinìscono in maniera definitiva il prodotto.
Piace Caparezza, ma sopratutto piace a “grandi e piccini”, come si sarebbe detto una volta. Lo si vede all’uscita dallo stadio comunale di Spoleto, dove molti dei presenti erano padri con i propri figli, Speriamo solo che prima o poi gli diano la condizionale a Caparezza e che possa uscire dalla prigione. In fondo è un bravo ragazzo e si merita qualcosa che Ti fa stare bene.
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Foto: Tuttoggi.info (Leopoldo Vantaggioli- Sara Cipriani)