Il conto alla rovescia segna inesorabile l’avvicinarsi della fine della scuola, ma per i bambini “espulsi” da asili nido e scuole materne perché inottemperanti agli obblighi vaccinali una speranza ancora c’è. Forse.
Questo lo spiraglio che è stato lasciato aperto dal dibattito svolto nella terza commissione del consiglio regionale a seguito dell’audizione di famiglie e associazioni (non era presente l’ufficio scolastico regionale per impegni pregressi, con una assenza che ha scatenato la “meraviglia” dello stesso Mancini, che giudica questa mancanza “incomprensibile”) avviato dopo che l’assemblea di Palazzo Cesaroni ha rinviato ai commissari l’esame della mozione presentata da Valerio Mancini (Lega nord) con la quale si chiedeva che ai bimbi non vaccinati e che, dallo scorso 10 marzo, sono virtualmente fuori dalle scuole (il provvedimento vale per la fascia 0-6 anni, per gli altri la non vaccinazione comporta una sanzione amministrativa di circa 176 euro ma non l’esclusione dalle aule) fosse consentito di concludere l’anno scolastico.
Il confronto di mercoledì pomeriggio conferma le difficoltà delle famiglie ma anche le diversità con cui sul territorio si applica la normativa. Se infatti, in alcuni comuni, si abbassa rigidamente la sbarra di fronte ai bambini non vaccinati, in altri le porte delle istituzioni scolastiche restano aperte.
Quindi, l’impegno dovrebbe essere il seguente: produrre un documento che raccolga le sensibilità di tutti i commissari (la commissione è composta da Attilio Solinas, presidente, Sergio De Vincenzi, vice, Maria Grazia Carbonari, M5S, Carla Casciari e Marco Vinicio Guasticchi, Pd, Silvano Rometti, Psi, e Marco Squarta, Fd’I) e recepisca le istanze delle famiglie. Con l’obiettivo – più difficile – di produrre un atto di indirizzo che garantisca la possibilità ai bambini di chiudere l’anno scolastico. In attesa che, magari, il nuovo Governo metta mano alla legge sull’obbligo vaccinale. Ricalcando, in qualche modo, quanto hanno deciso ad esempio i consigli regionali di Toscana e Veneto.
Anche se per il Veneto si tratta piuttosto di una proroga che ha spostato il limite per mettersi in regola dal 10 marzo al 30 aprile. Proroga possibile solo perché la regione guidata da Luca Zaia ha una anagrafe vaccinale aggiornata e informatizzata e dunque è necessario garantire ad Usl e scuole il tempo di “parlarsi” per produrre elenchi certi dei bambini non aggiornati.
Non è, insomma, soltanto un problema di volontà politica. Ma un segnale, in questo senso, per centinaia di famiglie umbre sarebbe un importante passo avanti.