Cronaca

Caos in carcere, detenuto si scaglia contro il medico mentre fuori prosegue sit-in degli agenti

Il flacone delle urine contro il medico del carcere. E’ l’ennesimo episodio di disordini che si verificano  nel carcere di Perugia, ha segnalarlo è sempre il sindacato per mano del  segretario regionale Fabio D’Imperio (Osapp) e del rappresentante Francesco Sagliocco di Alsippe.

“Al secondo giorno di agitazione dei sindacati di polizia penitenziaria della casa circondariale di Capanne – scrivo i due agenti in una nota – si è verificata l’ennesima aggressione – pertanto – chiedono il trasferimento immediato di almeno 15 detenuti che si sono resi promotori di gravi episodi avvenuti negli ultimi tempi, tanto da destabilizzare l’ordine e la sicurezza dell’istituto già in bilico a causa della grave carenza di agenti”. In questo caso l’episodio riguarda un detenuto del Maghreb con problemi di tossicodipendenza che ha lanciato il flacone delle urine addosso al sanitario nell’infermeria di Capanne. Secondo la ricostruzione avrebbe anche ribaltato la scrivania colpendo il medico all’inguine. Il detenuto in questione era stato portato in carcere nel pomeriggio del 19 giugno e durante una visita da lui stesso richiesta e alla quale si sarebbe presentato già con atteggiamento nervoso.

Intanto è iniziato ieri il sit – in permanente fuori dal carcere perugino di Capanne. Ad organizzarlo sono state varie sigle sindacali della polizia penitenziaria. In particolare, in una nota firmata dai segretari D’Imperio, Ricci, Antognoni, Vitagliano e Canazzo, rispettivamente di Osapp, Uilpa, Cisl Fns, Sinappe e Cgil Fp, si annuncia questa inedita protesta che arriva dopo circa un mese di stato d’agitazione già proclamato dalle stesse sigle.

In particolare, i sindacalisti denunciano “elevati carichi di lavoro dovuti alla grave carenza di personale del ruolo ispettori e sovrintendenti, nonché l’elevato numero di distacchi di unità verso gruppo operativo mobile, provveditorato, magistrato di sorveglianza, Uepe, Spoleto, e dipartimento Roma, che limitano drasticamente il recupero psicofisico per le poche unità presenti”. Non solo, i poliziotti denunciano anche la “diminuzione di sicurezza per il personale durante l’espletamento dei compiti istituzionali relativamente all’ormai quotidiano accorpamento di più posti di servizio” e, infine, l’”assegnazione di detenuti da altri istituti penitenziari con patologie psichiatriche non idonei alla nuova gestione della popolazione detenuta in sorveglianza dinamica”. E’ per questi motivi, scrivono nella comunicazione che hanno inviato al direttore di Capanne e al provveditore regionale di Toscana e Umbria che “chiedono a gran voce” “personale di polizia penitenziaria per poter lavorare a livelli di sicurezza accettabili”.