Ci mancava anche la Fondazione Scuola dei Beni Culturali e i suoi workshop per complicarci la vita. Che poi a Spoleto, è noto da tempo, siamo talmente pieni di cose bellebellissime che siamo stati costretti a mettere al lavoro un assessore apposito, che dedica la sua vita proprio a contenere e gestire la bellezza copiosa. Che Sorrentino a noi ci fa giusto una pipa di pessimo trinciato.
Ma ricapitoliamo la faccenda, altrimenti uno che apre distrattamente il giornale potrebbe anche pensare che siamo in presenza della solita cialtroneria da giornalisti di campagna.
Il Comune di Spoleto, essendo stato da poco finalista nella corsa a diventare Capitale Italiana della cultura 2025, ha anche maturato il diritto di sorbettarsi uno splendido Workshop, gratuito per carità, organizzato nell’ambito del progetto “Cantiere città”.
Ufficialmente, come riporta una nota stampa del Comune, “L’appuntamento ha visto la partecipazione delle associazioni e istituzioni culturali che hanno collaborato con il Comune di Spoleto al dossier di candidatura La Cultura genera energia, e questo rientra nel percorso di valorizzazione e di promozione dei progetti ideati dalle città concorrenti in fase di candidatura, con l’obiettivo di non disperdere le idee formulate, le relazioni avviate e le persone coinvolte.“
Un po come dire, “visto che non siete stati capaci di progettare cose interessanti da soli, almeno fregatevi le idee degli altri, torsoni che non siete altro!”
Per chi si fosse perso lo sfoggio delle cose bellebellissime nostre, raccontate dall’assessore apposito in una storica illustrazione sul progetto tutto spoletino denominato “La cultura genera energia” (sottotitolo “Vieni a Spoleto a ricaricare gratis il tuo cellulare”), ricordiamo la gragnuola di parolozzi buttati lì, come arma di distruzione di massa. “Tag line, endiadi, piacere sinestetico, temperature emotive (prese con il termometro), epigramma emozionale etc.”. Bilancio, 4 svenimenti, 8 dispersi e 3 ricoveri per Sindrome di Stendhal. E ovviamente la mancata vittoria della corsa a Capitale Italiana della Cultura.
Ma il metodo “Parolozzo a ca…saccio” deve aver talmente ben impressionato che ora “il Ministero della cultura – Servizio VI del Segretariato generale e Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali – e la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali stanno proponendo alle città finaliste, su tutto il territorio nazionale, un percorso di consolidamento delle capacità progettuali e di accompagnamento specifico per dare un futuro alle proposte elaborate dalle città finaliste a titolo di Capitale Italiana della Cultura, fra cui la città di Spoleto.“
Distrattamente, come solito, ci siamo domandati quali fossero le capacità progettuali di cui sopra, se non siamo nemmeno stati capaci di contenerci nelle cose bellebellissime sparate a pallettoni. Ma tant’è!
Come cantava Rino Gaetano “a mano a mano…può nascere un fiore dal nostro giardino“. E così, tradotto in volgare, daje e daje, ecco che nel workshop gremito di cortecce cerebrali di quercia è stato partorito un progetto denominato “Osservatorio permanente della cultura” da realizzarsi a Spoleto. Sarà meglio della carestia?
In Piazza del Mercato, ormai diventata il saturimetro, delle reali condizioni dell’Ente Comunale è scattata l’indagine su cosa sia questo progetto. Dalla apposita nota stampa ci arriva un aiuto: “Si tratta di fatto di un lavoro di pianificazione finalizzato alla stesura di un vero e proprio palinsesto degli eventi che, in aggiunta alle manifestazioni principali della città (Festival dei Due Mondi, Stagione Lirica, Settimana di Studi sull’alto medioevo, Settimana internazionale della Danza), consentirà alla città di avere, a partire dal prossimo anno, una programmazione delle iniziative organizzate nel centro storico e nei borghi. Uno strumento per creare una rete delle associazioni culturali, ma che funga al contempo quale luogo di confronto e scambio di esperienze tra le grandi istituzioni culturali della città e le realtà associative che comunque contribuiscono, con le loro attività, alla programmazione culturale.
Eh no care cortecce cerebrali di quercia! Questo proprio non si fa! Non si va a scopiazzare le idee degli altri e cambiando le parole ci si appropria intellettualmente di un brand di successo come “Il frigorifero” ideato da un grande (in tutti i sensi) ex-sindacone che un paio di volte l’anno (noi c’eravamo) metteva in fila tutte le associazioni che prendevano contributi a vario titolo dal Comune e con gentilezza le infilava dentro ad un programmone fitto fitto di appuntamenti che portavano il marchio Spoleto. Come dire al mondo, “ecco, vedete di cosa siamo capaci?”. Insomma apri il frigorifero e prestami quello che c’è dentro.
Una tecnica di grande successo che ora viene scopiazzata in malo modo e rinominata con sussiego, palinsesto, con il consenso Ministeriale e workshopparo de noaltri. Con la beffa ulteriore, che si spaccia per grandissima ideona progettuale quella di mettere intorno a un tavolo tutti gli attori interessati, associazioni e quant’altro esiste sul territorio in termini di aggregazione territoriale.
E capirai che novità! Sono 40anni che a Spoleto ci attovagliamo intorno ad un tavolo. Ma dopo il lauto pranzo finisce sempre in un gigantesco pisolino, dal quale non tutti si risvegliano con tempismo. C’è chi dorme ancora dal 1980, o giù di li.
Tutta qui la fantasia progettuale partorita nel brainstorming al Workshop?