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Candide, Adriana Asti fa rivivere Voltaire nell’opera di Bernstein. L’applauso del Presidente Napolitano

Carlo Ceraso
Roma – E’ molto più di una “comic operetta” il Candide musicato da Bernstein in scena al teatro dell’Opera di Roma. Apologo capace di attraversare i secoli restando sempre di estrema attualità, a dimostrazione della (inerzia della)natura umana. Al testo del 1759 di Voltaire, con cui il filosofo demolisce la teoria ottimistica leibniziana che il nostro è (sia) il “migliore dei mondi possibili”, si aggiunge, duecento anni dopo, la musica dai toni altrettanto scintillanti e sferzanti del compositore americano.
Geniale l’idea del regista Lorenzo Mariani di riproporre le traversie di Candide all’interno di uno studio televisivo, ambiente che meglio di ogni altro è in grado di velocizzare la narrazione, icona per diversi aspetti del male culturale dei tempi che viviamo. Con le sue donne fatali, i luccichii di lustrini e paillettes, si snodano le cronache delle scelleratezze di uomini potenti che, anche di fronte al baratro, cercano di illudere l’altrui prossimo che l’ottimismo sia il solo rimedio. Un musical pregno di filosofia (di vita) e di temi di impegno civile quali la tolleranza e la lotta alla violenza, di critica feroce alle ideologie politiche e, nondimeno religiose, che oscurano la realtà. I personaggi muoiono e incredibilmente rinascono intorno al travaglio interiore di Candide che per conquistare la sua Cunegonde si spinge fino ad entrare nell’El Dorado in cerca di fortuna. Salvo poi ritrovare l’amata aristocratica lavorare in una sala da gioco, dove la sfida degli avventori alla dea bendata serve solo ad arricchire lo spregiudicato proprietario del casinò. Le teorie del suo maestro Pangloss (caricatura dello stesso Leibniz) si infrangono per sempre e Candide si ritrova a fare i conti con la propria esistenza: meglio non farsi troppe domande e riversare le energie nel lavoro quotidiano. Il giovane alla fine deciderà ugualmente di sposare Cungende: “non siamo puri, né saggi, né buoni. Faremo del nostro meglio. Costruiremo la nostra casa, coltiveremo il nostro giardino” conclude Candide dopo aver acquistato una piccola fattoria in cui andare a vivere con l’amata. Bene i protagonisti (Leonardo Capalbo e Claudia Boyle), ottimo il coro del maestro Roberto Gabbiani, impeccabile l’orchestra direTta da un guru della musica di Bernstein, Wayne Marshall
Asti-Voltaire – bella ed accattivante l’interpretazione di Adriana Asti la quale, indossando una parrucca bianca con riccioli e un costume dell’epoca, interpreta Voltaire guidando il pubblico nelle peripezie del protagonista.
L’applauso del Presidente – alla rappresentazione di sabato era presente anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano accompagnato dalla Signora Clio. Ad attendere il presidente c’era Bruno Vespa vicepresidente del Teatro dell’Opera. Napolitano ha apprezzato lo spettacolo concedendo alla compagnia un lungo applauso. Seduto alla sinistra del Presidente c’era Giorgio Ferrara, il presidente del Festival dei Due Mondi.
Un po’ di Spoleto – c’era un po’ di Festival e di Spoleto al Teatro dell’Opera. Insieme ad Adriana Asti e Giorgio Ferrara e allo stesso Marshall (che il pubblico festivaliero ricorderà impegnato a dirigere il Concerto di chiusura dell’edizione 2009) c’era anche Alessio Vlad, il direttore artistico del Teatro, a cui si deve la felice scelta di aver inaugurato con il Candide la stagione 2012, e lo spoletino Francesco Reggiani, direttore dell’archivio storico dell’Opera, che ha ricevuto insieme a Vespa il Capo dello Stato. Domani, 24 genniaio, l'ultima replica.
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Le foto della gallery, di Luciano Romano, sono state tratte dal sito del Comune di Roma