“L’eccessiva frammentazione amministrativa è uno dei problemi che hanno l’Italia e il contesto europeo, anche perchè il disegno storico di queste aree non corrisponde più alle geografie che ci sono e per approcciare un disegno di macroregioni in Europa anche l’Italia ha bisogno di ripensare se stessa e le sue dimensioni, che sono oggettivamente troppo piccole e poco collegate”: così stamani il segretario della Cgil, Susanna Camusso, a margine dell’iniziativa di Perugia, organizzata dalla Cgil di Umbria, Toscana e Marche.
“Mi pare però che questo tema – ha spiegato ancora Camusso – non sia al centro della riforma istituzionale di cui si sta discutendo”. Invece il confronto – secondo il segretario Cgil – dovrebbe “partire dalla necessità di costruire le unioni dei comuni, di costruire delle dimensioni sovra-regionali e rideterminare l’equilibrio dei poteri tra il centro e la periferia: perchè una parte delle nostre difficoltà – ha concluso Camusso – è anche originata proprio dalla sovrapposizione istituzionale”.
“Noi abbiamo visto in questi giorni dei dati che ci dicono che siamo sul piano dell’occupazione, anche nella cosiddetta Italia di mezzo, con gli stessi drammi delle altre regioni ma con un tasso di occupazione ben inferiore a quello del 2004 e degli anni che abbiamo alle spalle, il che vuol dire che investimenti non ce ne sono stati e non si è creata occupazione, non si è determinato un investimento pubblico che permettesse di valorizzare le risorse. Questa è una zona d’Italia – ha proseguito Camusso – che sarebbe ricchissima di proprie risorse da quelle culturali a quelle agricole a quelle del tessuto industriale e c’è bisogno di uno scatto che noi chiamiamo appunto Piano del lavoro, cioè concentrare sulla creazione dell’occupazione tutte le risorse possibili”.
“La certificazione dell’Istat è una cosa che si vede intorno a noi tutti i giorni, basta vedere come è cambiato il rapporto tra grande distribuzione organizzata e i discount, sarebbe bastato ascoltare il continuo riferirsi a quello che facciamo noi con le nostre organizzazioni sindacali, ma anche quello che dicono le amministrazioni rispetto all’aumento ai livelli di impoverimento che ci sono, della povertà vera e propria e della povertà relativa”. Commenta così la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, i dati dell’Istat sul calo dei consumi e sull’impoverimento delle famiglie. D’altra parte – ha aggiunto – se da un lato cresce la disoccupazione e dall’altro non crescono le retribuzioni non c’è bisogno di una statistica per sapere che si è di fronte a una modifica dei consumi, a un impoverimento dei consumi, all’aumento della povertà, in particolare in alcune fasce, e alla necessità non solo di provare a redistribuire un pò di reddito, ma anche di creare lavoro perchè se no – ha concluso Camusso – l’avvitamento è progressivo”.
Riproduzione riservata