Resiste l’agricoltura. A livello regionale la base imprenditoriale agricola ha passato indenne, in termini numerici, la furia del Covid, anzi si è allargata, seppur di poco. Al secondo trimestre 2021 sono registrate al comparto agricolo 16.672 imprese, nello stesso trimestre del 2020 erano 16.572 le aziende registrate. Gli addetti del comparto risultano 16.636 (fonte Inps al 31 dicembre 2020) 16.575 al II trimestre 2020.
La disaggregazione per ragione sociale vede la schiacciante prevalenza delle ditte individuali, sono 13.082 imprese su un totale di 16.672 pari al 78% del totale. Seguono le società di persone che sono 2.709, 16,2% e le società di capitali, solo 633, il 3,7% del totale.
Un dato quello della società di capitali che si discosta nettamente da quello registrato sull’intero sistema imprenditoriale umbro, dove le società di capitali hanno scalato le posizioni fino ad issarsi al secondo posto, subito dopo le ditte individuali.
Sempre più donne scelgono l’agricoltura per fare impresa. Al secondo trimestre dell’anno risulta che oltre il 30% delle imprese agricole sono a guida femminile. Al 30 giugno 2021, 5.448 aziende agricole su 16.672, comprese molte del settore turismo di campagna, sono guidate da donne imprenditrici, che tradotto in valore percentuale equivale al 32% di tutte le imprese agricole umbre. Nell’ultimo anno l’agricoltura al femminile non ha subìto scossoni, resta infatti costante su base tendenziale il numero totale delle aziende (sono infatti 5.440 al II trimestre del 2020).
Punto debole del comparto è la scarsa presenza dei giovani. In Umbria 1.168 imprese agricole sono guidate da giovani under 35, il 7% del totale del settore, sotto la media nazionale. Di queste 907 sono insediate a Perugia le restanti 261 a Terni. Su base tendenziale il quadro non cambia. Le imprese agricole in mano a giovani erano 1.157 al II trimestre dello scorso anno.
“Quale potrà essere il futuro per l’agroalimentare nel post Covid? Sono convinto che ci sia la possibilità per ripartire in pieno, a patto, certo – precisa il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – di avere la capacità di tenere insieme competitività, ambiente e coesione sociale, innovazione e tradizioni antiche, tecnologia, bellezza, capitale umano e comunità. Con il sostegno del PNRR, la nostra agricoltura potrà mantenersi in cammino, riuscendo alla fine a “non sprecare la crisi”.
La regione Umbria (dati al 31 dicembre 2021 fonte: Ismea) conta34 IG (Indicazione Geografica) e si colloca in tredicesima posizione a livello nazionale per numero di prodotti registrati, che tradotti in termini di valore alla produzione equivalgono a 110 milioni di euro, ovvero lo 0,6% del valore totale nazionale. L’ultima IG registrata è il Pampepato di Terni che nel 2020 ha ottenuto il marchio IGP, unico dolce umbro con questo riconoscimento e uno dei 6 dolci italiani.
Salgono pertanto a 34 le IG regionali, 13 di queste appartengono al comparto “cibo” e con 46 milioni di euro coprono il 41,8% del valore alla produzione regionale. Gran parte di questo viene fornito dalle categorie “prodotti a base di carne” e “carni fresche”.
Dall’altro lato, i restanti 64 milioni derivano dal comparto “vino”, il quale ha fatto registrare tra il 2018 e il 2019 un incremento di valore pari al 14,4%, ben al di sopra del dato nazionale (+2,9%).
“Oggi la grande sfida per l’impresa agricola è quella della sostenibilità. Dobbiamo dire che il quadro nazionale è positivo, l’Italia sta facendo grandi passi avanti staccando competitor europei come Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Il nostro settore primario –conclude Mencaroni – ha ridotto del venti percento l’uso di pesticidi (2011-2018 ndr), a fronte di un aumento negli altri paesi europei come Francia e Germania; ha aumentato l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili e ha ridotto i consumi di acqua”.