Dopo la tanta acqua di novembre con il ritardo delle semine e alcuni danni agli ortaggi, un inverno simile alla primavera con temperature oltre la media e scarse precipitazioni. È la Coldiretti Umbria a dar voce alla preoccupazione degli agricoltori sempre di più alle prese con cambiamenti climatici che incidono negativamente sulle attività in campagna e conseguentemente sulle produzioni.
La preoccupazione per quanto riguarda i cereali è data dal fatto – spiega l’imprenditore agricolo Sergio Tamburini, titolare di un’azienda cerealicola a Montecastrilli – che quelli in fase più avanzata con il caldo di questo periodo, sono a rischio di possibili gelate, mentre quelli seminati in ritardo avrebbero bisogno di acqua per crescere, che attualmente è deficitaria.
Con il caldo anomalo in questa fase d’inverno – spiega Luca Fauri che conduce un’azienda ortofrutticola a Città di Castello – la paura è che le piante possano anticipare la vegetazione come pesche e susine ad esempio, per poi essere colpite da gelate tardive. Una finta primavera quindi che potrebbe ingannare le piante. Altro problema conseguente alla mancanza di freddo, è quello dei patogeni per gli alberi da frutta, che rischiano di ritornare aggressivi già da inizio primavera. Qualche rischio – segnala Coldiretti – anche per le conseguenze delle potature delle viti, che potrebbero risentire di possibili gelate.
Il clima pazzo – afferma Coldiretti – non aiuta certamente la programmazione colturale in campagna, con effetti che rischiano sempre di più di compromettere in poco tempo gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma con un’evidente tendenza alla tropicalizzazione.
Anche dagli ultimi dati dell’Osservatorio Anbi tra l’altro – ricorda Coldiretti – si evidenziano le difficoltà e le anomalie per l’Umbria, con il 75% di pioggia in meno rispetto allo scorso anno caduta nel mese di gennaio.
L’agricoltura – conclude Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.