Le recenti “precisazioni” sulla questione Calzolaro del sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, che ha parlato di “scaricabarile adottato da altre amministrazioni nei confronti dell’Ente tifernate“, non potevano che essere preludio ad un botta e risposta con il primo cittadino di Umbertide Marco Locchi il quale, tirato in causa, ha voluto anch’egli dire la sua sul caso che sta caratterizzando l’estate altotiberina, molto più delle emissioni odorigene della Splendorini Ecopartners che stanno vessando la frazione umbertidese.
Locchi “colpisce” partendo dalla raccolta differenziata, ricordando subito come il Comune di Umbertide sia “l’unico Comune del Sub-Ambito n°1 (Alta Umbria) che dal 2013 è stabilmente sopra il valore del 65% di raccolta differenziata ed è l’unico Comune, assieme a Lisciano Niccone, ad essere conforme agli obiettivi di percentuale di raccolta differenziata fissati dalla DGR 34/2016, che prevedevano per il II semestre 2016 il raggiungimento del 60% e, per il 2017, il 65%. La Regione con DGR n.725 del 26/06/2017, ha certificato che tra i Comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti, soltanto Umbertide ha superato il 50% di raccolta differenziata (72%) mentre alcuni comuni tra cui Città di Castello, hanno conseguito incrementi di 2/3 punti percentuali, ben al di sotto degli obbiettivi fissati“.
Alla luce di ciò, non risulta valido come pretesto il ritardo nella pubblicazione della nuova gara d’Ambito sui servizi di igiene urbana, in quanto in assenza di ciò, la DGR 34/2016, indica chiaramente che l’obbligo del raggiungimento degli obiettivi percentuali di raccolta differenziata fissati rimane comunque in capo ai singoli Comuni; pertanto ci auspichiamo che il Comune di Città di Castello, in qualità di Comune capofila d’Ambito, programmi celeri interventi di riorganizzazione dei servizi resi ai cittadini affinché si raggiungano al più presto gli obiettivi fissati dalla normativa regionale
Per quanto riguarda la questione Calzolaro, Locchi sottolinea: “Come confermato anche dalle dichiarazioni dell’Amministrazione comunale di Città di Castello, Gesenu ha trattato presso l’impianto della ditta Splendorini di Calzolaro circa 2.220 tonnellate/anno (per due anni) di rifiuto organico raccolto nel territorio comunale, quantitativo che costituisce circa 1/6 del totale dei rifiuti trattati presso l’impianto. Di contro, nel Piano Industriale presentato recentemente da Sogepu e deliberato dall’Amministrazione tifernate, nello scenario aziendale per l’anno 2018, sono garantite all’impianto di Splendorini, da parte di Sogepu, ben 19.000 tonnellate/anno di organico proveniente da territori extra ATI n.1. Una quantità inaccettabile per una realtà industriale inserita in quel contesto urbano!“.
Inoltre, in merito alle affermazioni relative alle autorizzazioni rilasciate alla Splendorini, l’Amministrazione comunale tifernate dovrebbe ben sapere che non spetta ai Comuni rilasciare tali autorizzazioni, prima di competenza della Provincia e ora della Regione; se così fosse significherebbe che il Comune di Città di Castello avrebbe rilasciato l’autorizzazione per l’analogo impianto di Bonsciano
“Il Comune di Città di Castello, – conclude Locchi – invece di fare confronti sulle tariffe ed innescare partnership industriali che creano enormi criticità alla popolazione di Calzolaro e delle aree vicine, ha realmente intenzione di percorrere gli obiettivi fissati dalla DGR 34/2016 ed aumentare la propria percentuale di raccolta differenziata, oppure al contrario non è interessato in quanto ospita nel proprio territorio la discarica più grande dell’Umbria? Credo sia questo il tema centrale, al di là di qualsiasi sterile polemica”.