Calendario venatorio pubblicato in ritardo e tagliola ricorsi, ma intanto i cacciatori pagano prima

Calendario venatorio pubblicato in ritardo e tagliola ricorsi, ma intanto i cacciatori pagano prima

Redazione

Calendario venatorio pubblicato in ritardo e tagliola ricorsi, ma intanto i cacciatori pagano prima

Mer, 28/08/2024 - 08:37

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“Ci risiamo: quando l’odore di riapertura dell’ attività venatica aleggia a portata di naso,
eccoti comparire, puntuale come un orologio svizzero, l’ennesimo ricorso al Calendario
della Venaria umbra”. Questo il commento di Sergio Gunnella (Acr Confavi Umbria) al ricorso al Tar presentato dagli ambientalisti che chiedono di fermare il prelievo alla tortora in preapertura e di cambiare la data di chiusura di turdidi, acquatici e beccacce.

Gunnella teme che il Tar sospenda cautelativamente l’attività venatoria per i 15 giorni canonici previsti dalla legge e messi a disposizione dei giudici amministrativi per verificare la validità del ricorso e poter comminare, o meno, le sanzioni relative.

A fronte di questo ennesimo rischio a danno dei cacciatori, Gunnella torna a ribadire che il Calendario venatorio va pubblicato entro il 15 giugno, come previsto dalla legge 157/92.

“Mi sorge il dubbio – scrive a questo proposito – che pubblicare reiteratamente il Calendario ogni anno in ritardo sul Bollettino regionale, non sia soltanto dovuto a sbadataggine, noncuranza o, più semplicemente, alla mancanza di rispetto per i cacciatori, ma addirittura per celare la sindrome di Procuste che finisce per penalizzare solo chi paga per esercitare”. Aggiungendo: “Qualcuno si è mai chiesto il perché la L. 157, dal 1992, ha scelto di far pubblicare a tutte le regioni italiane il proprio Calendario venatico tassativamente entro il 15 giugno? Perché il 15? E ancora: perché giugno e non luglio? Già: perché? Chi è in buona fede, risponde a tono. Chi non lo è…continua a cuccarsi i ricorsi! Tanto questi penalizzano solo noi cacciatori che aspettiamo l’apertura della caccia come il Messia!”.

Gunnella ricorda che le normative riservano 60 giorni di tempo, e non oltre, dalla data di
pubblicazione del Calendario regionale, per poterlo contestare. E quindi se la data di pubblicazione del 15 giugno fosse rispettata come prevedono le normative nazionali e regionali, tale sospensiva non collimerebbe mai col periodo in cui la caccia è già in essere.

“E’ del tutto evidente – commenta Gunnella – che la pubblicazione postuma del Calendario va a vantaggio di chi non ama i cacciatori e gode nel far loro lo sgambetto, dato che la sospensiva di prassi capiterà in
pieno settembre. Quando, cioè, tutti i cacciatori hanno già pagato e limato il mirino dello
schioppo per godersi serenamente un diritto acquisito”. E aggiunge: “Come si vede, i ritardi e le omissioni di tali disposizioni legislative, non solo sviliscono le amministrazioni regionali che le generano, ma come nel caso del Calendario venatico, finiscono addirittura per favorire le brame di chi, anche quando il ricorso intentato risultasse infondato, otterrebbe tuttavia una vittoria certa: quella cioè di interrompere lo sforzo di caccia nel periodo più atteso dell’ anno: quello dell’apertura. A chi del chiacchieratoio
regionale non avesse ancora capito che cosa sta facendo ogni anno – conclude Gunnella – consiglio di ripassarsi Montesquieu”.

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