Calendario venatorio, presentato ricorso al Tar: "Subito la riapertura della caccia"

Calendario venatorio, presentato ricorso al Tar: “Subito la riapertura della caccia”

Redazione

Calendario venatorio, presentato ricorso al Tar: “Subito la riapertura della caccia”

Le associazioni venatorie chiedono di annullare la delibera con cui è stato decretato lo stop: istruttoria fumosa e contraddittoria
Lun, 20/01/2025 - 13:14

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Riaprire subito la caccia ai turdidi e alla beccaccia sino alla data prevista nel Calendario venatorio 2023/24 (date riprese anche nell’ultimo Calendario venatorio dell’Umbria), annullando la delibera con cui la Regione ne ha decretato la “sospensione”. E’ quanto hanno chiesto le associazioni venatorie Libera Caccia, Cpa, Enalcaccia, Italcaccia, Anuu con il ricorso presentato al Tar dell’Umbria redatto dall’avvocato Marzio Vaccari, e Federcaccia tramite l’avvocato Alberto Maria Bruni, comprensivo di istanza urgente monocratica, appunto per consentire la riapertura immediata della caccia, visti i tempi ristretti.

Si chiede di annullare la DGR 25 del 17 gennaio 2025 (quella appunto con cui la Giunta regionale ha deciso lo stop immediato al prelievo di beccaccia, tordo sassello, tordo bottaccio e cesena) perché, secondo le motivazioni argomentate nel ricorso, la Giunta ha agito con “eccesso di potere, sviamento, falsità dei presupporti, contraddittorietà, difetto assoluto di istruttoria e di motivazione, motivazione apparente, travisamento delle situazioni di fatto e di diritto”.

“Eccesso di potere, motivazione fumosa e contraddittoria”

Si legge in un passaggio dell’articolato ricorso: “La motivazione – ed anche l’istruttoria – avrebbero dovuto chiarire perché, a fronte di una norma nazionale come quella intervenuta, la Regione Umbria decideva inizialmente di darle applicazione e, coscientemente, di non applicarla più dal 17 gennaio in poi”.

Secondo le associazioni venatorie, la Regione ha infatti deciso di non applicare una legge (quella contenuta nell’art. 18 della 157/92 emendato con l’ultima finanziaria) che fino al 17 gennaio ha consentito l’esercizio dell’attività venatoria per queste specie in virtù del Calendario dello scorso anno, che si applica automaticamente – come appunto prevede la nuova normativa – in caso di sospensiva. E non essendo intervenuto ancora un giudizio di merito da parte del Consiglio di Stato – che nel suo ultimo pronunciamento ha confermato la sospensiva che era stata accordata dal presidente, ma annullata appunto dalla nuova normativa nazionale – la Giunta regionale, contraddicendo quanto fatto sostenere dai propri legali in quel giudizio e soprattutto rispetto al fatto di aver consentito l’attività venatoria sino a quel momento, ha poi cambiato idea. Senza – lamentano le associazioni venatorie – aver dato una spiegazione plausibile nel documento istruttorio.

Si legge ancora nel ricorso: “E’ di tutta evidenza che laddove viene scritta la frase “tenuta in prioritaria considerazione, nella valutazione degli interessi pubblici in gioco, la valenza ambientale della disciplina”
si intende dare una motivazione apparente e di facciata e non , come la norma richiede , l’indicazione dei
presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che determinano la decisione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria, che, per stessa ammissione della Regione, non vi è stata, dato che si rinvia, con sprezzante indeterminatezza, sine die, ad “ulteriori approfondimenti” dei quali non è dato di sapere i limiti temporali, visto che l’attività venatoria comunque cessa il 31 gennaio 2025″.

La scelta politica della Regione

Nell’istruttoria presentata dagli uffici si suggerisce infatti una sospensione in attesa di provvedimenti. Tra tra l’altro, pare, non con unanimità di vedute sul da farsi.

Da qui la scelta politica: anziché consentire l’esercizio venatorio sino agli approfondimenti di merito, si è deciso lo stop sino a nuovi chiarimenti che, presumibilmente, sarebbero arrivati a stagione venatoria conclusa.

Le associazioni venatorie non ci stanno ed hanno presentato un ricorso innanzi a quel Tar che, nei mesi scorsi, su questo stesso punto (le date di chiusura per beccacce, turdidi e uccelli acquatici) aveva dato loro ragione.

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