“Apertura alla terza domenica di settembre e no al prelievo della tortora selvatica: scelte conformi alle normative e condivise con le associazioni venatorie”. Così l’assessore regionale Roberto Morroni all’indomani dell’adozione del nuovo Calendario venatorio per l’Umbria, contestato da tanti cacciatori. E dalle stesse associazioni venatorie, che parlano invece di accordo tradito. E alcune preparano anche mobilitazioni e iniziative di protesta.
Oltre alla caccia di selezione, che si è aperta il 15 giugno, l’attività venatoria avrà inizio dal 19 settembre, terza domenica del mese, con l’apertura generale. Gli unici posticipi previsti sono al 2 ottobre per la specie allodola e al 3 ottobre per il cinghiale in braccata. Confermate come negli anni precedenti, le giornate fisse a settembre (mercoledì, sabato e domenica), le due giornate aggiuntive di caccia alla migratoria nel periodo 4 ottobre-28 novembre e l’addestramento dei cani a partire dal 15 agosto al 16 settembre.
“La riproposizione nel calendario venatorio delle date di chiusura del prelievo, previste per le varie specie in analogia con le passate stagioni, argomento che necessita di un robusto supporto tecnico in fase di istruttoria – evidenzia l’assessore Morroni – conferma sia il consolidato impianto del calendario che la sua validità”.
Morroni parla poi delle novità, quelle contestate dalla gran parte dei cacciatori: “Le differenze più significative rispetto ai calendari degli scorsi anni – ricorda – sono la cancellazione tra le specie cacciabili della tortora selvatica, l’avvio della stagione venatoria alla terza domenica di settembre, senza usufruire delle possibili giornate di preapertura, e l’inserimento dei tre valichi montani di Bocca Trabaria, Fossato di Vico e Passo Carosina”.
Scelte che la Regione giustifica con il rischio di esporre il Calendario venatorio a ricorsi degli ambientalisti. Nonostante le soluzioni percorse da altre Regioni, tra cui le vicine Marche.
“La volontà dell’amministrazione regionale di adottare un calendario venatorio che desse garanzia di solidità nei confronti dei ricorsi, a cui ormai regolarmente vengono sottoposti gli atti amministrativi emanati dalle Regioni in materia venatoria – argomenta a questo proposito l’assessore – ha portato alla scelta, ampiamente dibattuta ed analizzata in sede di Consulta faunistico venatoria, di non inserire per questo anno la specie tortora. La mancanza di questa specie in calendario avrebbe certamente causato uno sbilanciamento della pressione venatoria nelle giornate di preapertura eventualmente programmate”.
Per Morroni la scelta è stata condivisa con le associazioni venatorie: “Pertanto si è giunti alla scelta, come condiviso anche dalle associazioni venatorie in sede di Consulta faunistica – evidenzia – di non prevedere per la stagione 2021/2022 le giornate di anticipo che solitamente venivano introdotte nei primi giorni di settembre”.
“L’esclusione della specie tortora – sottolinea Morroni – è stata valutata in maniera approfondita in tutti i suoi aspetti. La questione è sorta a seguito delle comunicazioni inviate dal Ministero della Transizione ecologica con cui veniva evidenziato che lo status della popolazione della specie tortora selvatica, rilevato in declino a livello europeo, necessitava ai sensi delle normative comunitarie dell’adozione da parte degli Stati membri di uno specifico Piano di gestione nazionale in applicazione del Piano di gestione europeo approvato nel 2018. L’eventualità di prendere in considerazione un prelievo venatorio sulla tortora, ridotto del 50%, viene comunque subordinata, secondo il Ministero, all’esecuzione delle azioni previste dal Piano di gestione europeo e quindi in primis dall’adozione ufficiale di un Piano di gestione nazionale e dalla sua adeguata attuazione. In assenza di questo Piano e dell’attuazione e valutazione dell’efficacia delle altre azioni minime previste, quali miglioramenti ambientali, efficace vigilanza del prelievo e costante monitoraggio dei carnieri, la caccia alla tortora ed il suo inserimento nelle giornate di preapertura non risultano conformi al diritto comunitario”.
Altro tema di scontro sono i tre nuovi valichi montani. Sui quali era sembrato si potesse trovare un accordo. E invece la Regione ha scelto l’impostazione iniziale, anche in questo caso evitando forzature rispetto alla normativa nazionale.
“Per quanto riguarda l’inserimento dei tre valichi montani nel calendario della prossima stagione venatoria “nel Piano Faunistico venatorio sono riportati tutti i monitoraggi effettuati – ricorda l’assessore -. Da questi studi si desume chiaramente l’importanza dei flussi migratori che si rilevano in tali aree. Considerato che la diminuzione della superficie cacciabile a seguito dell’apposizione del divieto venatorio nei valichi in questione risulta insignificante, in quanto riguarda 349 ettari complessivi su 468.120 ettari di territorio agro-silvo-pastorale cacciabile, cioè circa lo 0,07 per cento e che simile vincolo è stato posto anche nella corrispondente area ricadente nel territorio della Regione Marche, nel calendario venatorio è stato applicato quanto previsto dalla normativa”.
Morroni, nella sua nota, ribatte più volte sul punto che le scelte, oltre che dettate dalle normative esistenti, sono state condivise dalle associazioni venatorie.
E conclude così il comunicato: “Voglio rivolgere un sentito apprezzamento alle rappresentanze del mondo venatorio per il confronto intenso, il quale anche se accompagnato da una dialettica accesa è ispirato da spirito costruttivo e dalla ricerca di momenti di condivisione”.
Ma le associazioni, pur in diversi casi divise tra loro, sembrano ora ricompattarsi contro le novità del Calendario venatorio.