Umbria | Italia | Mondo

Calendari venatori, pareri Ispra “fotocopia” nonostante le sentenze dei Tar

I cacciatori, attraverso la Cabina di regia unitaria (a cui aderiscono Federcaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Italcaccia, Cncn e Libera Caccia) si appellano al Governo di fronte ai pareri “fotocopia” di Ispra sui Calendario venatori. Finora, infatti, quelli forniti per Liguria, Trentino e Marche, evidenziano i cacciatori, sono tra loro pressoché identici secondo un’impostazione già più volte censurata. Che, reiterando i “suggerimenti” dello scorso anno, non mancano tuttavia nelle premesse l’enfatizzazione della veste dell’Ispra quale “ente statale delegato alla protezione della fauna”, così come l’esaltazione del “rilievo centrale” dei pareri dell’Istituto.

Di contro – lamentano le associazioni venatorie – l’Ispra ha ignorato nei suoi pareri le più recenti decisioni, cautelari e di merito, rese dai giudici amministrativi. In particolare quella del Tar Marche, Sez. I, 15.2.2023 n. 104, resa specificamente nei suoi confronti e nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei due Ministeri competenti.

I rilievi dei Tar

I giudici amministrativi, in alcuni casi, hanno posto il dubbio sull’attendibilità dei pareri dell’Istituto in quanto generici e totalmente avulsi da una effettiva e doverosa indagine istruttoria circa le diverse caratteristiche morfologiche, climatiche e ambientali delle singole Regioni, tanto che sono stati dichiarati inammissibili alcuni dei ricorsi delle associazioni ambientaliste/animaliste che avevano assunto a
fondamento il parere dell’Ispra (cfr. Consiglio di Stato, Sez. III, ord.ze 5.12.2022 n. 5685 e 13.12.2022 n. 5886; Tar Marche, Sez. I, 31.1.2022 n. 75; TAR Toscana, Sez. II, 20.10.2022 n. 595; Tar Umbria, Sez. I, 10.1.2013 n. 8).

Parimenti sorprende – rilevano ancora le associazioni venatorie – che l’Ispra abbia omesso di tener conto della recente giurisprudenza secondo cui i Key Concepts italiani 2021 appaiono incongrui e non vincolanti per le Regioni in quanto disallineati dai Key Concepts 2021 di tutti gli altri Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo (Consiglio di Stato, Sez. III, ord.ze 5.12.2022 n. 5685 e 13.12.2022 n. 5886; Tar Marche, Sez. I, 15.2.2023 n. 104; Tar Umbria, Sez. I, 10.1.2023 n. 8).

“Non è dunque più accettabile – scrivono i cacciatori ai rappresentanti del Governo – che l’Ispra, nel rendere i propri pareri sui calendari venatori, non tenga conto delle caratteristiche e delle differenze tra le varie Regioni. I pareri dell’Ispra devono, invece, essere, uno per uno, specificamente motivati con riferimento alle caratteristiche ambientali di ciascuna regione giacché, come è stato sottolineato dalla già richiamata sentenza del Tar Marche, Sez. I, 15.2.2023 n. 104, la fauna cacciabile non è distribuita uniformemente sul territorio nazionale e soprattutto non è sempre nella medesima condizione e composizione e dunque “non vale al riguardo il principio “one size fits all”, principio che emerge nei pareri annualmente resi dall’Ispra sui Calendari venatori regionali, nessuno dei quali risulta specificamente riferito al singolo contesto territoriale regionale”.
Risulta quindi necessario che la Presidenza del Consiglio dei Ministri (ovvero per essa i Ministeri in
indirizzo) intervenga senza indugio a stigmatizzare il comportamento elusivo dell’Ispra che
purtroppo già è conclamato nei primi pareri resi sulle proposte di calendario venatorio 2023/2024
della Regione Liguria e della Regione Marche.

Il Calendario della Liguria

Ora, i pareri appunto “fotocopia” sui prossimi Calendari venatori. Quanto alla Liguria, l’Ispra in particolare torna a suggerire pedissequamente la chiusura della caccia al tordo bottaccio alla data del 10 gennaio, dopo che il Tar Liguria, con sentenza n. 835 del 6.10.2022, ha dichiarato legittima la chiusura della caccia a detta specie al 31 gennaio.

Le Marche

Con riferimento alle Marche, i cacciatori giudicano “clamorosa” la violazione e l’elusione del giudicato, “tanto da potersi ipotizzare la configurazione dei reati di cui agli art. 388 e 650 c.p., nei confronti del responsabile del procedimento”, giacché l’Ispra, “dolosamente ignorando” la sentenza definitiva n. 104 del 15.2.2023 resa anche nei suoi confronti dal Tar Marche, insiste a negare la cacciabilità del
combattente; a voler posticipare l’apertura della caccia al 1° ottobre; a voler anticipare la
chiusura della caccia alle specie di uccelli migratori, rifacendosi ad argomentazioni che on
attengono specificamente in alcun modo al territorio della Regione Marche e soprattutto senza
evidenziare quali documentazioni scientifiche sarebbero sopravvenute dal febbraio di quest’anno
all’attualità.

“Circostanze queste – accusano i cacciatori – che dimostrano come inspiegabilmente l’Ispra non rispetti quanto stabilito dai giudici e continui a non spiegare le ragioni per cui i dati utilizzati dalle Regioni dovrebbero essere disattesi”.

“Ciò appare tanto più grave – proseguono – visto che l’Ispra è un ‘ente delegato dello Stato’, che attraverso i propri pareri si rapporta con le Regioni e le Province Autonome definendo ‘standard minimi ed uniformi di protezione ambientale, come tali ricadenti nella sfera legislativa esclusiva dello Stato’, mentre così facendo l’Ispra pretende di fatto di imporre misure più restrittive rispetto a quanto disposto dal comma 1 dell’art. 18 L. 157/1992 che continua a costituire, perché mai ritenuto incostituzionale né
contrario alle norme comunitarie, la norma di riferimento per il sostenibile esercizio della caccia.
Così operando l’Ispra deborda dal ruolo di Organo tecnico consultivo assegnatogli dall’art. 7 della
medesima L. 157/1992 e sembra quasi volersi sovrapporre alla potestà legislativa statale e
comunque invadere la facoltà riconosciuta in via esclusiva alle Regioni dal comma 2 dell’art. 18 di
valutare discrezionalmente l’introduzione o meno di misure più restrittive rispetto al comma 1
dell’art. 18″.

La richiesta al Governo

Alla luce di tutto questo, le associazioni riunite nella Cabina di regia del mondo venatorio chiedono alla Presidenza del Consiglio dei ministri e ai ministri competenti su eventuale delega, “di intervenire
tempestivamente sull’Ispra affinché, nell’emanare i pareri sui Calendari venatori regionali 2023/2024, non invada competenza di altri poteri e si adegui e dia puntuale esecuzione ai principi fissati da ultimo inderogabilmente dal Tar Marche nei suoi confronti con la sentenza, Sez. I, n. 104/2023, passata definitivamente in giudicato”.

Si chiede quindi che l’Ispra provveda a rendere “puntuali e differenziati pareri per ogni singola Regione in
relazione alle diverse e particolari caratteristiche faunistiche, ambientali e climatiche che
ne contraddistinguono il territorio”. E superi la “Guida alla stesura dei calendari venatori” del 2010, in quanto non più attuale, tenendo conto dei Key Concepts 2021 degli altri Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo.

“Ispra rispetti il proprio ruolo”

E quindi, che Ispra “agisca nel rispetto del proprio ruolo di organo tecnico-consultivo, senza invadere
competenze legislative statali e senza cercare di condizionare la libera facoltà, riconosciuta in via esclusiva alle Regioni”, motivando puntualmente le ragioni della eventuale non condivisione dei dati scientifici, delle pubblicazioni accreditate e delle risultanze della citizen science assunti dalle singole
Regioni alla base delle proprie delibere”.

Il Comitato tecnico e il futuro di Ispra

Una richiesta arrivata proprio mentre era in discussione, in Conferenza Stato – Regioni, la proposta del ministro Lollobrigida sulla ricostituzione del Comitato tecnico nazionale che ridimensionerebbe fortemente il ruolo di Ispra. Riforma che viene fortemente contestata dagli ambientalisti e da Arci Caccia, che non compare nell’appello della Cabina di regia del mondo venatorio. Ma che ha ottenuto il via libera dalla Conferenza Stato – Regioni, insieme al Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica.