Il nome di Andrea Romizi come possibile candidato del centrodestra alle elezioni regionali di autunno era circolato già durante la campagna elettorale di quelle amministrative che lo hanno visto trionfatore, riconfermato a Palazzo dei Priori con quasi il 60 per cento dei consensi. Ma molti l’hanno presa come una suggestione. Certo, Romizi è una “delle carte” del centrodestra, anche se la parabola discendente di Forza Italia in futuro potrebbe sbarrargli quella strada verso Roma che sembra destinato a percorrere.
E la Regione, appunto, può rappresentare una tappa intermedia nel percorso politico di Andrea Romizi. Magari con una ridefinizione degli assetti del centrodestra, in questa fase a decisa trazione leghista, che stona un po’ con il passo soft del sindaco di Perugia.
Chi ha affrontato le elezioni comunali nel capoluogo come un banco di prova per le regionali è Progetto Perugia, la lista civica guidata dai Calabrese e dall’ex parlamentare azzurro Pietro Laffranco, in cui sono approdati molti dei big di Forza Italia. Una lista che si è giocata sul filo di lana la leadership della coalizione Romizi con la Lega. Tanto è vero che nelle trattative per la costituzione della Giunta a qualcuno era stato proposto di barattare un assessorato con una candidatura per Palazzo Cesaroni.
Sanitopoli e le dimissioni di Catiuscia Marini, con il voto anticipato in autunno, hanno costretto ad accelerare i tempi. E così l’ex assessore perugino Francesco Calabrese ha rotto gli indugi: Andrea Romizi candidato presidente della Regione Umbria.
Un lungo post, quello dell’ex assessore, in cui inizia parlando del “miracolo” fatto cinque anni fa a Palazzo dei Priori, con una Perugia consegnata dal centrosinistra con “i conti ormai prossimi al default” ed una città “depressa e arrabbiata, che stava perdendo anche la speranza di sapersi misurare con la fase più complessa e difficile dal dopoguerra, avvitata in una spirale che pareva inarrestabile“.
Quindi ricorda l’ambizioso programma del Romizi-bis, che però dovrà fare i conti con i continui tagli che i vari Governi nazionali hanno imposto ai Comuni. Una situazione che, secondo Calabrese, vede i Comuni umbri doppiamente penalizzati, come dimostra il caso dei tagli regionali al trasporto pubblico regionale. Una “totale solitudine dei Comuni umbri” in una regione “in profondissima crisi“, come raccontano gli indici economici.
Da qui, Calabrese sposta il mirino dal Comune alla Regione. “Il tristissimo spaccato emerso dalle recenti inchieste sulla sanità, dovrebbe, innanzitutto, interrogare il mio campo politico – prosegue infatti – su quale effettiva alternativa di credibile progetto abbiamo mai offerto ai cittadini dell’Umbria, ancora nel 2015. Il repentino crollo istituzionale che ci porta per la prima volta ad elezioni anticipate deve, questa volta, imporci un eccezionale livello di responsabilità, anche individuale, che sappia farsi carico di ricostruire, nelle peggiori condizioni tutte possibili, le coordinate che servono per reinventare e rilanciare la migliore prospettiva per questa nostra terra“.
E di fronte ad una vittoria che appare scontata, con il centrosinistra in fuga disordinata (“sta anche avvelenando i pozzi”), Calabrese invita l’area di centrodestra a ragionare sul livello di governo regionale da mettere in campo, prima ancora di festeggiare lo spumante per “l’Umbria liberata”.
E la scelta migliore per guidare la futura amministrazione regionale per Calabrese è il sindaco di Perugia Andrea Romizi, che in questi anni ha dimostrato “di avere carisma e attributi che servono per comporre e guidare il riscatto umbro“, di saper “razionalizzare e riqualificare la spesa pubblica“, di saper “ricomporre rinnovate visioni e strategie di sviluppo in un difficile e molto complesso tempo di passaggio“, di saper “entrare in sintonia e motivare le persone che compongono le strutture operative“.
“Non voglio dipingere un santino – prosegue l’ex assessore comunale – i tanti che ormai conoscono Andrea Romizi sanno riconoscere queste descrizioni ed è con questa candidatura a Presidente della Giunta regionale che si può comporre il vero e più alto progetto politico che serve all’Umbria“.
E allora, portare Romizi in autunno a Palazzo Donini e far tornare i perugini al voto a primavera? Calabrese risponde che i perugini, che proprio conil voto a Romizi nel 2014 hanno guidato la “rivoluzione umbra“, hanno “un tale livello di partecipata e lungimirante maturità dal poter comprendere che la ‘missione perugina’ potrà procedere con ben altra efficacia e celerità se parte di un coerente contesto regionale. Dentro le nostre mura comunali non andremo molto lontano, mentre con Andrea Romizi a Palazzo Donini, peraltro a cento metri da Palazzo dei Priori, insieme alle altre comunità cittadine umbre, non può essere diversamente, ce la faremo“.
Quindi, da rappresentante della civica Progetto Perugia, Francesco Calabrese manda un messaggio ai partiti (soprattutto alla Lega): “Sui tavoli nazionali trovate gli ‘equilibri’ che ritenete, con le altre regioni o anche i collegi del prossimo Parlamento, fate come preferite, ma lasciateci decidere come ricostruire la migliore prospettiva per la nostra terra, mi verrebbe da dire ‘l’Umbria agli umbri’“.
Insomma, se il Pd guarda ai movimenti civici in chiave difensiva, dopo lo scandalo Sanitopoli, nel centrodestra c’è chi non si rassegna all’egemonia della Lega di Salvini.