Ragazzi di Caicocci 1, Regione Umbria 0. Ma restando nella metafora calcistica la palla torna al centro, dopo il primo risultato positivo per i giovani che ad Umbertide sostengono il motto “la terra è di chi la coltiva”. La Regione infatti ha già impugnato il provvedimento con cui il Tribunale civile di Perugia ha dichiarato inammissibile il ricorso con cui l’Ente di Palazzo Cesaroni ha cercato di farsi restituire il compendio di Caicocci.
La vicenda di Caicocci nasce nel 2012, quando l’ultimo gestore insolvente di una struttura di proprietà della Regione, immersa nel verde del cuore verde, rimane in abbandono ed in preda ai vandali. Un gruppo di donne e uomini decido di non voler vedere una enorme tenuta (190 ettari di terra e più di 10 casali, tra cui un ristorante, un maneggio, un percorso vita, un campo da tennis, una piscina) cadere letteralmente in preda all’incuria e formano un comitato a scopi sociali che decide di “occupare” e prendersi cura del verde e delle strutture. Fino all’ottobre del 2014 quando a seguito di un controllo della polizia a 4 ragazzi trovati nella struttura vengono notificati altrettanti ricorsi “per azione per reintegrazione del possesso”, tradotto la Regione vuole tornare a disporre della sua proprietà.
Una battaglia per l’uso delle terre pubbliche per finalità sociali “e per la costruzione della sovranità alimentare dei territori. No alla vendita delle terre pubbliche, si alla custodia dei beni comuni”, come scrivono nei cartelloni colorati che mostrano pacificamente sotto il palazzo del Tribunale di Piazza Matteotti i ragazzi del comitato nelle tre manifestazioni di protesta che hanno messo in atto in questi mesi.
Il processo. È quindi iniziato un processo e, nei giorni scorsi, la decisione del giudice: il ricorso è inammissibile perché è stato presentato tardi (il codice civile stabilisce, per presentare tale tipo di azione, il termine di un anno da quando si è venuti a conoscenza del preteso spossessamento). Adesso il Tribunale ha dato ragione ai ragazzi, difesi dagli avvocati Francesco Di Pietro e Luca Ceccarelli, ma la Regione ha già impugnato tale decisione. La parola fine è ancora da scrivere ma il comitato per la “terra bene comune” è determinato ad andare avanti. Prossima iniziativa tre giorni di campeggio il 12, 13, 14 giugno “per rilanciare la campagna nazionale Terra Bene Comune – scrivono – e condividere sapere, esperienze, lavori, idee e progetti in modo gioioso e creativo”.