Cronaca

Caccia, a Spoleto confronto sulla selvaggina nobile

La selvaggina nobile stanziale, l’indicatore dell’equilibrio di un territorio, ma anche del livello di civiltà culturale che determina quell’equilibrio, tra esigenze agricole e di sfruttamento del territorio stesso, interessi economici e attività venatoria.

Cacciatori ed esperti in materia faunistica ed ambientale si sono confrontati su questo tema in un convegno organizzato a Spoleto dall’Atc Perugia 2. Un incontro che ha visto la partecipazione di numerosi cacciatori ed agricoltori, a testimonianza dell’interesse dell’argomento.

Nella sua introduzione, il presidente Luciano Calabresi ha ricordato le numerose attività svolte dall’Atc Perugia 2 anche per far crescere il livello di sensibilità di consapevolezza tra gli stessi cacciatori e l’opinione pubblica, per evitare che luoghi comuni e scarsità di informazioni finiscano per demonizzare ancor più chi pratica questo sport. Va in questa direzione la partecipazione della stessa Atc Pg 2 al progetto di sensibilizzazione delle nuove generazioni, in collaborazione con Regione Umbria e Ufficio scolastico regionale. Un’iniziativa che si aggiunge a quella per la selvaggina di qualità ed appunto alla selvaggina nobile, oggetto dell’incontro spoletino.

Il sindaco del Comune di Spoleto, Fabrizio Cardarelli, grande appassionato di caccia, rappresentanti della Regione e delle varie associazioni venatorie hanno portato il loro contributo su questo argomento. L’autorevole intervento del presidente nazionale della Libera caccia, Paolo Sparvoli, ha toccato tutti i punti legati alla presenza sul territorio della selvaggina nobile stanziale ed in particolare ha trattato il tema dei parchi nazionali, territori da poter utilizzare per la cattura di selvaggina nobile stanziale e per le prove cinofile. Una soluzione che avrebbe vantaggi sia per il parco, sia per il mondo venatorio ed agricolo. Ed il vice presidente nazionale di Federcaccia, Massimo Buconi, ha rivolto un nuovo invito ai cacciatori a elevare ancora di più l’asticella, per fronteggiare i paletti che continuamente vengono messi per ostacolare quest’attività. Del resto, se il mondo della caccia in Italia muove ogni anno circa 3 miliardi di euro di Pil, la cifra che gira intorno agli animali d’affezione si aggira sui 10 miliardi di euro. E maggiori interessi economici spostano spesso anche l’ago della bilancia del consenso.

Sul piano tecnico, molto apprezzata la relazione di Fausto Cambiotti, che ha puntualmente spiegato come il territorio sia cambiato, in relazione con le specie faunistiche che lo popolano e con la flora.