Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione di Sergio Gunnella, ACR Confavi Umbria, a proposito del dibattito sulla riforma della legge 157/92, quella che regolamenta l’attività venatoria in Italia.
Personalmente ero, sono e resterò dell’idea che tutte le riforme, quando diventano legge dello Stato come la nostra, prima di ogni altra cosa, debbano essere applicate a tutto tondo; dopodiché, se in corso d’opera risultano imperfette come la L. 157/92, se ne potrà richiedere la modifica. Ma questo solo se trascorsi i primi anni dalla sua genesi e dopo averne constatato pregi e difetti. E non dopo averne festeggiato i criteri a ‘tarallucci & vino’ come s’ è fatto in Umbria per oltre 33 anni!!!
Le Amministrazioni, lasciate a se stesse, hanno fatto ciò che sono capaci di fare in caccia: e cioè… zero scarabocchio. Le Associazioni venatorie, impegnate a far tessere e merende, ci hanno dormito sopra. E i cacciatori? Come al solito, hanno pensato solo a pagare, a lamentarsi e a delegare ad ‘altri’ quel poco che, in fondo, compete solamente a loro: vigilare per assicurare a sé e al proprio Fido un futuro dignitoso…
Argomenti di merito e di metodo a dir poco patetici, nell’impianto venatico nazionale ce ne sono fin troppi e lo sappiamo tutti! Così come ne conosciamo a puntino le vicende parlamentari che partorirono, illo tempore, il frutto di compromessi inquietanti che di politica venatoria non ne vantavano, né ne vantano tuttora, neppure l’odore.
Qualche esempio?
Quisquilie? Già; non rappresentano che alcuni dei punti salienti della sua imperfezione. Insomma: tutti invocano il cambiamento aspettando un sig. Godot che, come tutti sanno, non arriverà mai! Potrei continuare con un’altra decina di imperdonabili manchevolezze, pur consapevole del fatto che la perfezione non è di questo mondo.
E chi più ne ha, più ne metta! Voi che ne pensate, Amici della Venaria?