Le squadre di cinghialisti non ci stanno a pagare l’aumento delle quota deliberato dall’Ambito territoriale di caccia (Atc) Perugia per contribuire a risarcire i danni derivanti dal mancato contenimento dei cinghiali per la trascorsa stagione venatoria.
E così, si sono rivolte al Tribunale per chiedere l’annullamento del Piano di Gestione della specie al cinghiale redatto dall’Atc Pg1 ed approvato dalla Regione Umbria per la stagione venatoria 2018-2019, previa verifica delle irregolarità formali che avrebbero caratterizzato la sua adozione (avvenuta in epoca posteriore rispetto alla richiesta di iscrizione delle squadre nel registro) nonché per evidenziare i profili di inadeguatezza che sembrerebbero emergere dal Piano di abbattimento predisposto dalla stessa Atc PG 1 per la gestione della specie cinghiale e per la prevenzione dei danni.
Caccia, preadottato il Piano faunistico venatorio
Le squadre avrebbero denunciato la sostanziale assenza dell’attività di prevenzione per il mantenimento numerico della specie cinghiale a livelli di densità tollerabile in relazione alle esigenze di tutela delle colture agricole. Attività di prevenzione che l’Atc Pg1 non avrebbe autorizzato, nonostante le numerose richieste da parte delle squadre di consentire interventi di proroga della caccia nei mesi di febbraio e marzo 2017 e interventi di prelievo venatorio in aree non vocate. Attività queste che, secondo i cacciatori, avrebbero potuto consentire il completamento dei piani di abbattimento e soprattutto contenere e prevenire i danni alle produzioni agricole per il 2018, registrate in costante e preoccupante crescita.
La denuncia dei cacciatori e delle rispettive squadre riguarda l’assenza di confronto con le associazioni venatorie e con i cacciatori stessi, la verifica dell’inidoneità dei piani di abbattimento finora adottati dall’Atc Pg 1 oltre che il grave disavanzo di gestione registrato per l’anno 2017 pari ad euro 243.063,00 influenzato dal grave aumento dei costi dovuti per il risarcimento dei danni alle produzioni agricole.
A destare le preoccupazioni dei cacciatori anche per la corrente stagione venatoria le scelte adottate dal Comitato di gestione che, a fronte della dichiarata difficoltà di contenere la densità della popolazione dell’ungulato, ha escluso tra le aree vocate per il prelievo numerosi settori nei vari distretti mentre si continuerebbe a registrare un sensibile aumento dei danni.
Quello che in sostanza è stato portato al vaglio dell’autorità giudiziaria è la verifica del Piano di gestione. Le squadre ricorrenti temono, infatti, che il Piano sia stato adottato dall’Atc Pg1 per la stagione venatoria 2018-2019 solo per legittimare la richiesta ai cacciatori ed alle squadre di pagare la quota dei danni registrati alle coltivazioni agricole nella trascorsa stagione venatoria non coperta dal fondo regionale, assegnando obiettivi di abbattimento più che doppi rispetto agli anni precedenti.
I cacciatori e le squadre ringraziano il presidente della Libera Caccia Umbria, Lando Loretoni, l’unica associazione che li ha affiancati nel ricorso. “Per noi si tratta di un atto dovuto – spiega lo stesso Loretoni – dato che gli aumenti delle quote per i cacciatori sono stati deliberati dall’Atc, ma con il voto contrario della Libera Caccia”.