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Caccia, le associazioni venatorie a Morroni: “Tanto vale lasciare tutto ai funzionari regionali”

E’ lunga e articolata la nota firmata congiuntamente dai presidenti delle associazioni venatoria Federcaccia (Simone Petturiti), Libera Caccia (Lando Loretoni), Enalcaccia (Francesco Ragni), Anuu (Vladimiro Boschi), Cpa (Angelo Liurni), Italcaccia (Mauro Longari). Perché tocca la questione della app conta tortore, il Calendario venatorio con il mancato inserimento di specie in deroga, il PagoPa, i valichi montani, la mancata modifica dei vari regolamenti, sino al braccio di ferro nei rinnovi degli Atc. Vicende sulle quali le associazioni venatorie chiamano in causa l’assessore Roberto Morroni, accusato di fatto di affidarsi troppo ai funzionari regionali e di non ascoltare le richieste dei cacciatori, provando mediazioni politiche che non portino sempre all’interpretazione più restrittiva delle normative, siano esse nazionali o regionali.

Una nota pensata “di pancia” all’indomani della preapertura. Ponderata e ampliata dopo le affermazioni fatte a mezzo stampa da Morroni in risposta ai consiglieri della Lega Puletti e Castellari, che sulla caccia tornano a chiedere un “cambio di passo“. Nota nella quale l’assessore parlava di “consenso unanime” delle associazioni venatorie.

Congelata per tentare ancora la via del dialogo (quello che finora non c’è stato per gli Atc). E fatta uscire alla vigilia della stagione venatoria regionale.

Ecco il testo della nota, punto dopo punto.

La nota delle associazioni venatorie

Il dibattito politico interno alla maggioranza ha portato giorni fa l’assessore regionale alla Caccia, Roberto Morroni, a manifestare una serie di valutazioni sulla preapertura e sul Calendario venatorio che chiamano in causa anche le associazioni venatorie regionali. L’assessore parla infatti di “consenso unanime” delle associazioni venatorie sulle scelte fatte dopo che queste sono state “discusse”.

In realtà spesso queste scelte sono state subite dalle associazioni venatorie, poste di fronte alle alternative di accettare quanto indicato dai tecnici della Regione o, in caso contrario, far saltare la preapertura o rischiare ritardi che avrebbero esposto il Calendario venatorio ai soliti ricorsi strumentali delle associazioni ambientaliste a ridosso della stagione venatoria.

Il confronto, politico, sin dall’inizio richiesto dalle associazioni venatorie all’assessore, al quale si chiedeva un cambio di passo nell’approccio alle tematiche che interessano il mondo venatorio, non c’è mai stato. Gli incontri si sono infatti sempre risolti in momenti tecnici dove, appunto, i margini di intervento sono risultati di fatto scarsi o nulli.

Ogni volta è mancato un impegno politico a cambiare l’equilibrio a vantaggio della caccia innalzando la bandiera di resa davanti a norme che siano europee, nazionali o regionali. Siamo ben consapevoli, ovviamente, che le leggi vanno rispettate. Però, ci chiediamo, qual è allora il ruolo della politica, se non quello di trovare una mediazione tra la normativa, spesso discutibile, e le esigenze che emergono dal territorio? A questo punto, tanto varrebbe lasciare allora tutta la materia direttamente in gestione ai funzionari regionali, se si tratta solo di applicare, nel modo più restrittivo possibile, ogni norma, anche quando questa viola palesemente gli interessi dei cittadini e dei cacciatori.

Specie in deroga

E’ il caso delle specie in deroga. L’assessore risponde che per storno, tortora dal collare e piccione l’ammontare dei danni ufficialmente indicati non è tale da giustificare l’inserimento di queste specie, in deroga, nel Calendario venatorio. Basterebbe parlare con gli agricoltori, ma anche con le famiglie che vivono in campagna, per comprendere quanto in realtà i danni alle piccole colture siano invece ingenti, anche senza una richiesta di risarcimento. Ma soprattutto, basterebbe osservare ciò che è stato fatto nelle regioni limitrofe, dove invece queste deroghe sono state concesse, evitando a monte a queste specie di provocare danni.

Altre istanze inascoltate

La mancanza di confronto e di mediazione politica si è poi avuta a proposito dei valichi montani, dei ripopolamenti con le Art (costringendo le associazioni venatorie ad organizzare gare per garantire i ripopolamenti tardo-estivi). E al PagoPa, che le associazioni venatorie si sono ritrovate improvvisamente la scorsa estate come unico metodo di pagamento, nel periodo dei rinnovi delle licenze, dovendo gestire difficoltà amministrative ed economiche.

La vicenda Atc

L’approccio burocratico alla caccia ha del resto portato al pasticcio a cui si sta assistendo a proposito dei rinnovi dei vertici degli Atc, con due Ambiti su tre che non hanno ancora un presidente e con il solo Atc1 che è scampato, per poco, ai tentativi (in quel caso sì) della politica di rinviare l’elezione del presidente, pur in presenza dei numeri necessari.

Il Calendario venatorio

Fino al Calendario venatorio, copia e incolla dello scorso anno. Approvato opportunatamente in tempi più rapidi rispetto al passato, ma senza quegli aspetti migliorativi che le associazioni in larghissima maggioranza avevano suggerito e che potevano essere fatti. Così come miglioramenti invochiamo da tempo sui vari regolamenti, ad esempio per uniformare la normativa su tutti e tre gli Atc, per i cinghiali, per le Zrc.

Il pasticcio in preapertura

L’ultima questione riguarda quanto avvenuto nella giornata di preapertura il 2 settembre. Con grande preoccupazione nell’estate 2022 accettammo gioco forza un metodo di prelievo in preapertura, che sapevamo avrebbe creato problemi. Con la solita abnegazione e disponibilità pur con tempi impossibili abbiamo guidato migliaia di cacciatori nell’uso di una pagina web che sembrava un buon metodo per uscire dal pantano del piano di gestione nazionale della tortora.

Le proteste, anche vigorose, non sono mancate, ma il bilancio 2022 poteva essere accettabile per il recupero di una specie cacciabile e la dimostrazione che tale specie non è poi così in difficoltà.

Nessuno però poteva pensare che la cosa sarebbe peggiorata: non era immaginabile che le procedure 2023 sarebbero nuovamente arrivate solo a ridosso della preapertura e con grande incertezza. Un meccanismo di accesso per nulla migliorato e al buio fino al momento del prelievo.

Questo, comunque, era niente rispetto a ciò che stava per succedere: sabato 2 settembre la prima ora di caccia vedeva un contatore sostanzialmente in linea con le aspettative, ma intorno alle ore 8 qualcosa non girava nel senso giusto e venivano presto raggiunti circa 2400 capi. A questo punto un numero maggioritario di smartphone non segnalava nulla, si bloccava su una numerazione e lasciava esterrefatti e sorpresi i malcapitati cacciatori che da giornata di festa piombavano in una rapida fregatura.

Sembra evidente che o questo metodo di conteggio non funziona o le tortore sono troppe per avere una tale limitazione negli abbattimenti.

L’assessore Morroni parla di successo, riferendo che le richieste di supporto si sono risolte solo in 8 telefonate di cacciatori che avevano problemi con la password. E’ bene ricordare che i numeri di “soccorso” erano proprio destinati alle problematiche con le password e che è evidente che chi ha avuto problemi con le notifiche, a quel punto (visto che la preapertura è durata solo due ore) non ha chiamato i tecnici di PuntoZero. Ma ha manifestato il proprio scontento e con una certa foga ai rappresentanti delle associazioni venatorie.

Più che difendere questa modalità e considerarla per il futuro, la Regione, dopo due anni di questa sperimentazione dovrebbe seriamente rimettere le mani al piano di gestione e rendere questa giornata di caccia un’esperienza meno vessatoria.

Nel frattempo chiederemo alla Regione un controllo puntuale di ciò che è successo nelle segnature delle tortore.