Caccia, i punti della riforma della 157/92: dibattito tra favorevoli e contrari

Caccia, i punti della riforma della 157/92: dibattito tra favorevoli e contrari

Massimo Sbardella

Caccia, i punti della riforma della 157/92: dibattito tra favorevoli e contrari

Periodi, orari, aree demaniali e protette, richiami vivi, appostamenti fissi e braccata: cosa cambierà con l'approvazione
Dom, 18/05/2025 - 15:16

Condividi su:


Dal Caccia Village di Bastia Umbra, il ministro Lollobrigida ha fissato i tempi della riforma della 157/92: “Entro agosto approveremo la nuova legge sulla caccia”, ha assicurato.

Una riforma che è attesa dai cacciatori, che aspettano di poter valutare i contenuti nel testo finale. Ma già osteggiata, secondo le anticipazioni emerse, da ambientalisti e animalisti. Con la politica che si divide.

Il dibattito politico

Il senatore della Lega Francesco Bruzzone, commentando positivamente la tempistica indicata dal ministro aveva in particolare richiamato l’esigenza “di risolvere il problema dei valichi montani che deve essere affrontato e chiuso nel più breve tempo possibile, vista l’impossibilità di accettare ciò che arriva dalla Lombardia” scrive Bruzzone, assicurando la propria collaborazione in termini di suggerimenti e proposte nell’ambito dei lavori parlamentari”.

Stefano Vaccari, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, chiede invece che si compia una verifica approfondita di ciò che hanno prodotto, in positivo e in negativo, le norme contenute nella legge 157/92.

I contenuti della bozza di riforma della legge sulla caccia

Intanto, stanno circolando i contenuti della bozza di riforma della legge sulla caccia, che dovrà essere esaminatoa dal Consiglio dei Ministri per poi essere sottoposto alle Commissioni e alle Aule dei due rami del Parlamento.

La caccia da attività ludica diventa una pratica che, per legge, concorre alla tutela della biodiversità e dell’ecosistema.

Viene consentita, con determinate modalità, la caccia nelle aree demaniali come spiagge, zone
dunali.

Vengono meno i limiti alla costruzione di nuovi appostamenti fissi.

Le gare di caccia con cani e fucili sono consentite anche di notte e nei periodi di nidificazione. La stessa caccia, in determinate condizioni, può essere consentita anche dopo il tramonto.

Maggiore liberalizzazione della caccia nelle aree private.

Viene riconosciuta la licenza di caccia ai cittadini stranieri.

Si aumentano i periodi di caccia, che vengono estesi oltre febbraio, così come le aree cacciabili. Possibile l’aumento delle specie cacciabili, aumentando il peso, nei pareri, del Comitato rispetto a quello dell’Ispra.

Le Regioni devono ridurre le aree protette, se eccedenti il 30% dei terreni agrosilvopastorali (percentuale, questa, sulla quale c’è un dibattito politico in corso). Previsto, in caso di inadempienza, il potere sostitutivo del Ministro dell’Agricoltura.

Vengono riaperti gli impianti di cattura dei richiami vivi e le specie che possono essere catturate passano da 7 a 47. Ridotti i limiti nel possesso di uccelli da richiamo provenienti dagli allevamenti.

Sarà consentita la braccata anche sui terreni innevati.

Le guardie giurate di banche e supermercati potranno uccidere animali.

Sono previste sanzioni fino a 900 euro per chi protesta contro le uccisioni di animali durante le attività di controllo.

Si tratta, appunto, di una bozza, soggetta a varie modifiche nei vari passaggi che dovranno portare all’approvazione.

La mobilitazione delle associazioni ambientaliste e animaliste

Le associazioni animaliste e ambientaliste ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia parlano di “devastante ‘riforma governativa’, elaborata sotto dettatura delle frange più estreme dell’associazionismo venatorio”.

“Si tratta di un testo intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio – accusano – che di fatto regala ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali che la Costituzione riconosce come patrimonio di tutti
e delle future generazioni, facendosi beffe della scienza e dei diritti dei cittadini”.

Una riforma contro la quale chiedono una forte risposta delle opposizioni, ma si appellano anche alle forze di maggioranza, perché la respingano.

Una “battaglia”, tra filo-cacciatori e filo-animalisti, che non si limiterà alle Aule del Parlamento. Le associazioni ambientaliste annunciano infatti che “faranno tutto il possibile per impedire che questo
scempio diventi legge”, chiamando a raccolta “associazioni, comitati, mondo scientifico e culturale,
imprese, singoli cittadini”.

I punti della riforma contestati

In un documento condiviso, ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia indicano i punti più critici della riforma (nella bozza che sta circolando) e quelli che a loro avviso sono i rischi di tali scelte.

Indicare la caccia come pratica che per legge concorre alla tutela della biodiversità e dell’ecosistema
rappresenta “un atto autoritario che, senza alcun tipo di condivisione con il mondo esterno a quello della caccia, impone a tutti un’attività che la maggioranza della popolazione ormai non condivide”.

Si estendono enormemente le aree cacciabili, “riducendo e in alcuni casi azzerando le regole e i divieti”.

Quanto all’obbligo per le Regioni di ridurre le aree protette se ritenute “eccessive”, si evidenzia che ciò deriva da una interpretazione della legge “che il Consiglio di Stato ha più volte ritenuto errata”.

Le nuove norme sui richiami vivi, per gli ambientalisti e gli animalisti, renderebbero i controlli impossibili, “favorendo il bracconaggio e il traffico di animali”.

Consentire la caccia nelle aree demaniali, poi, rappresenterebbe un rischio per escursionisti,
villeggianti, ciclisti.

Nuovi appostamenti fissi avrebbero impatti negativi sul turismo e sull’inquinamento da
piombo dei pallini.

Critiche alle gare di notte e nei periodi di nidificazione e alla liberalizzazione della caccia nelle aree private. Così come alla mancata previsione di formazione da parte dei cacciatori stranieri sulle regole italiane.

L’estensione della caccia oltre febbraio metterebbe a rischio la migrazione prenuziale e la nidificazione.

Critiche anche all’aumento di specie cacciabili “senza alcuna verifica preventiva dal punto di vista scientifico”.

La caccia dopo il tramonto non consentirebbe di distinguere le specie e creerebbe pericoli per la pubblica incolumità.

La braccata con la neve disturberebbe anche gli altri animali in un periodo di difficoltà.

Animalisti e ambientalisti criticano, infine, le sanzioni per chi protesta contro le uccisioni di animali durante le attività di controllo, “mentre non è prevista alcuna modifica dell’impianto sanzionatorio penale e amministrativo volta a reprimere il bracconaggio e il traffico di animali selvatici”.



"Innovare
è inventare il domani
con quello che abbiamo oggi"

Lascia i tuoi dati per essere tra i primi ad avere accesso alla Nuova Versione più Facile da Leggere con Vantaggi e Opportunità esclusivi!


    trueCliccando sul pulsante dichiaro implicitamente di avere un’età non inferiore ai 16 anni, nonché di aver letto l’informativa sul trattamento dei dati personali come reperibile alla pagina Policy Privacy di questo sito.

    "Innovare
    è inventare il domani
    con quello che abbiamo oggi"

    Grazie per il tuo interesse.
    A breve ti invieremo una mail con maggiori informazioni per avere accesso alla nuova versione più facile da leggere con vantaggi e opportunità esclusivi!