Caccia fuori comune nel weekend arancione, animalisti diffidano la Regione, chiedendo l’immediata revoca dell’ordinanza.
L’avvocato Valeria Passeri ha inviato una diffida alla Regione Umbria (con copia inoltrata per conoscenza anche al prefetto, alla Procura di Perugia e al Ministero dell’Ambiente) affinché venga revocata o annullata l’ordinanza n. 2/2021 che consente ai cacciatori di uscire dal proprio comune nel fine settimana, in cui l’Umbria, come il resto d’Italia, è in zona di rischio Covid arancione.
Una diffida che l’avvocato Passeri ha inoltrato “per conto del WWF Perugia, in persona del presidente Sauro Presenzini, WWF Terni, in persona del presidente Amos Macinanti, Animal Pride Defending Association, in persona del presidente Munarin Patrizia, AVI Associazione Vegani Internazionale, in persona del presidente Tony Curcio, Perugia Animal Sav, in persona del presidente Luca Spitoni, Animal Liberaction Umbria, in persona del responsabile Benedetta Bonfigli, Animal Aid Italia, in persona del presidente Pier Paolo Cirillo, Fronte Vegano Rinascita Animalista, in persona del presidente Massimo Passio, Movimento Etico Tutela Animali e Ambiente – Meta Sezione Milano, in persona del presidente Stefania Caiafa, il Partito Animalista Italiano, in persona del presidente Cristiano Ceriello”.
Secondo gli animalisti l’ordinanza sarebbe illegittima per difetto di competenza in materia di emergenza sanitaria. “Le misure attualmente vigenti allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 – si legge nell’istanza – impediscono l’esercizio di qualsiasi tipo di attività venatoria, soprattutto se svolta in forma collettiva, quale la caccia al cinghiale, oggi aperta. Tantomeno l’attività venatoria riveste preminente interesse pubblico, tale da prevalere sulla tutela della pubblica salute. Peraltro, l’ordinanza della presidente della Giunta Regionale si fonda su generiche esigenze di contenimento della fauna selvatica”. E si rileva come nelle misure anti Covid nazionali l’attività sportiva sia consentita “esclusivamente in forma individuale”.
Inoltre si evidenzia come semmai le Regioni possano assumere misure ancora più restrittive rispetto a quelle del Governo nazionale.
Per gli ambientalisti ci sarebbe poi il difetto “di competenza in materia venatoria e vizio di eccesso di potere sotto il profilo della irragionevolezza per violazione del principio di proporzionalità, tipicità degli atti amministrativi e del principio di precauzione”. Non rilevando alcuna situazione di giudizio grave e irreparabile che sarebbe determinato dal limite a cacciare nel solo proprio comune.
Da qui la contestata legittimità dell’ordinanza che gli animalisti chiedono di annullare immediatamente.
Un’iniziativa che sul piano amministrativo non ha portato conseguenze, visto che al momento la Regione non ha disposto alcuna sospensione dell’ordinanza sulla caccia.