Per Gunnella (Confavi) così non va: "Perché la Regione impone i compensi, mortificando il volontariato?"
Invita a porsi alcune domande sul ruolo degli Atc (Ambiti territoriali di caccia), sul rapporto con la Regione e sul modo in cui la caccia viene gestita in questo territorio, Sergio Gunnella (Confavi Umbria).
“Gli Ambiti territoriali di caccia – ricorda Gunnella – rappresentano istituti di carattere privatistico ai quali la L. 157/92 assegna la gestione della cosa pubblica. Essi rappresentano un organismo indispensabile per la realizzazione della pianificazione del territorio e della programmazione del prelievo della fauna selvatica omeoterma. Ergo, se è vero – come è vero – che la Regione Umbria funge da organo di controllo, perché fra le pagine del suo Regolamento n° 16 interviene a gamba tesa sui ‘suoi’ 3 Atc privati, arrogandosi il diritto di stabilirne l’importo degli emolumenti riservati al presidente, del gettone di presenza e dei rimborsi spese previsti per l’intero Consiglio direttivo? Se la risposta fosse quella che noi tutti immaginiamo – prosegue il rappresentante di Confavi – va subito sottolineato che l’imposizione, così come formulata non ha portato fino a oggi alcun beneficio al comparto venatico, né ai cacciatori/contribuenti dotati di buona volontà. Anzi. Esso ha mortificato il volontariato e incentivato la creazione di situazioni clientelari censurabili e lontane anni luce dalla corretta fruizione del territorio perseguita da una riforma ormai trentennale. Ergo: non ci resta che chiederne la modifica o, meglio, l’abrogazione”.
“Se vogliamo rifondare la caccia di questa nostra regione prima che sia troppo tardi – è l’appello che Gunnella rivolge a quelli che chiama gli Uomini dei Boschi – da qualche parte bisognerà pur cominciare! Una tappa alla volta e si arriva al traguardo. Con le braccia al cielo e il sorriso leale di uomini liberi quali sono tutti coloro che hanno una licenza in tasca”.