Caccia, cinghiale e non solo: problemi, proposte e ultimatum

Caccia, cinghiale e non solo: problemi, proposte e ultimatum

Massimo Sbardella

Caccia, cinghiale e non solo: problemi, proposte e ultimatum

Lun, 06/09/2021 - 12:18

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Il presidente regionale del Cpa Angelo Liurni interviene alla vigilia del Tavolo tecnico, il primo dopo l'adizione del discusso Calendario venatorio

Si preannuncia tesa la riunione del Tavolo tecnico sul cinghiale, convocata per martedì 7 settembre. Si tratta del primo incontro nel quale i rappresentanti delle associazioni venatorie e degli Atc (convocati insieme alle associazioni degli agricoltori) si confronteranno con l’assessore Morroni, dopo l’adozione da parte della Regione Umbria del discusso Calendario venatorio, che non ha previsto preaperture.


Caccia, non solo cinghiale:
seduta ad alta tensione


Liurni (Cpa): amarezza e chiarezza

Alla vigilia di questo incontro, che per i cacciatori umbri assume dunque un’importanza che va al di là delle problematiche sul cinghiale, questa la riflessione del presidente regionale del Cpa, Angelo Liurni: “Come associazione venatoria vogliamo condividere con tutti i cacciatori l’amarezza per l’abolizione dei giorni di preapertura, ma soprattutto per un’altra specie della quale siamo stati deturpati a nostro avviso ingiustamente. E che cercheremo di far rimettere nel Calendario venatorio”.

“Con l’apertura generale della caccia del 19 settembre oramai alle porte, e conseguentemente con l’inizio il 3 ottobre della caccia al cinghiale – prosegue Liurni – non vorremmo che i cacciatori, già con l’amaro in bocca, debbano continuare a subire bocconi amari”.

Per questo il Cpa vuole chiarire le proprie posizioni. Anche di fronte alle posizioni di quanti in quest’ultimo mese hanno “sparato a zero sulle associazioni e divulgato notizie false ai cacciatori”.

La caccia al cinghiale

Partendo appunto dalla caccia al cinghiale: “Dopo anni di gestione dei fantomatici settori di caccia al cinghiale, con un evidente fallimento visto il prolificare della specie – attacca Liurni – è ora di cambiare. Gli Atc devono rivedere l’assegnazione dei settori, i territori e gli ettari in parti uguali ad ogni singola squadra limitando a 4 settori contigui. Il restante territorio libero, con la possibilità a tutti, oltre a quella di poter aumentare altre squadre, di poter cacciarci liberamente anche in braccata e in tutte le altre forme di caccia. Logicamente previo regolare tabellazione nel rispetto del regolamento regionale e leggi vigenti”.

Sui migratoristi

Inoltre, per il Cpa il cacciatore che caccia la migratoria o la stanziale con il cane “deve avere la possibilità di sparare alla specie cinghiale, visto che è una specie in sovrannumero e anche cacciabile, stando in una situazione emergenza si devono togliere tutte le limitazioni a questa specie”.

Le squadre

Inoltre il Cpa chiede di dare la possibilità alle squadre di cinghialisti di poter fare le battute in braccata congiunte per almeno 2 giorni a settimana: “Oramai è chiaro a tutti che la soluzione migliore per diminuire sensibilmente la specie cinghiale è la braccata incentivando i cacciatori e le relative squadre che la praticano”.

Il pensiero del Cpa è chiaro: Tutto ruota intorno al cinghiale. E visto che non ci sono cacciatori di serie A e cacciatori di serie B, tutti pagano fior di quattrini per la loro passione, i danni di questa specie vanno limitati al massimo per poter avere più fondi per la stanziale le Zrv e le Zrc.

“Alla fine – spiega Liurni – vengono incolpati gli Atc. Con tutte le colpe che hanno, di certo non possono fare miracoli rimborsando giustamente i danni agli agricoltori”.

Il messaggio del Cpa alla Regione

Per questo si chiede alla Regione Umbria di prendere posizioni chiare: “È giunta l’ora di cambiare passo con piccole modifiche sostanziali. Questo è il pensiero del Cpa, un associazione venatoria – conclude il presidente Liurni – fatta da cacciatori che amano e rispettano tutte le forme di caccia nel rispetto dell’ambiente. Spero e mi auguro che chi preposto in Regione si armi di buona volontà, visto che questa problematica è oramai chiara a tutto il mondo venatorio. E se c’è la volontà e la collaborazione si riesce a risolvere i problemi. Altrimenti – il messaggio finale di Liurni, che suona come un ultimatum – noi associazioni dovremmo prendere decisioni e scelte di certo poco democratiche…”.

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