Caccia ancora materia di scontro nella maggioranza in Regione. Questa volta, la frattura tra la Lega e l’assessore (e consigliere di Forza Italia) Roberto Morroni si è consumata sulla proposta degli esponenti del Carroccio di prorogare la caccia al cinghiale per prevenire i rischi del diffondersi anche in Umbria della peste suina africana, dopo i casi accertati in cinghiali prelevati nel nord Italia.
Dopo aver risposto ad una interrogazione della consigliera Peppucci sulla filiera delle carni di cinghiale, Morroni ha approfittato per bollare come “improprie e inopportune” le richieste di prorogare la caccia al cinghiale. Ricordando che la legge 157/92 lo vieta. E che le misure attuate nelle zone rosse di Piemonte e Liguria, dove sono stati trovati i cinghiali infetti, prevedono appunto lo stop alla caccia, alla pesca e ad altre attività all’aria aperta. Questo perché, ha detto Morroni, la caccia finirebbe per “disperdere gli animali”, aumentano quindi i rischi di diffusione del virus.
Parole dette da Morroni alzando i toni, a testimonianza di come le uscite dei consiglieri della Lega sulla stampa, senza evidentemente un confronto diretto con l’assessorato, non siano piaciute.
Poco dopo è arrivata la replica dei consiglieri leghisti, affidata ad una nota. A conferma di come il dialogo tra Morroni e la Lega, o almeno con alcuni esponenti del Carroccio, sia ormai completamente saltato.
“Il parere contrario dell’assessore Roberto Morroni alla proroga dell’attività venatoria e alla previsione di attività di controllo e contenimento della caccia al cinghiale per prevenire il diffondersi della peste suina africana in Umbria, come richiesto dalla Lega, è frutto di una scelta dettata dalla volontà politica di cui si fatica a comprenderne le motivazioni”, affermano i consiglieri Stefano Pastorelli (capogruppo), Manuela Puletti e Valerio Mancini (responsabile dipartimento caccia Lega Umbria).
“In primo luogo – proseguono i consiglieri leghisti – riteniamo inopportune
le modalità con le quali l’assessore ha inteso rispondere alle nostre
sollecitazioni, producendo delle considerazioni in Assemblea legislativa a
margine di un question time di un altro consigliere regionale su un tema
difforme, circostanza che ci ha impedito di replicare alle stesse.
La nota prosegue con parole che raccolgono le lamentele di alcune associazioni venatorie, raccolte dai consiglieri della Lega. Che infatti scrivono: “In secondo luogo non reputiamo sufficienti le osservazioni prodotte dall’assessore forzista e lo invitiamo a un confronto con le associazioni venatorie, alcune delle quali ancora oggi non hanno avuto modo di incontrarlo”.
Ma la Lega ha una visione difforme anche sulle misure da adottare per contrastare la peste suina africana. “Evitare che la peste suina africana faccia la sua comparsa in Umbria – è la premessa di Pastorelli, Mancini e Puletti – è obiettivo comune intorno al quale dovrebbe convergere l’interesse di tutti, indistintamente dal proprio ruolo e dalla propria appartenenza politica. La comparsa della PSA in una regione come la nostra, ad alta vocazione suinicola, potrebbe comportare ingenti danni all’economia locale con pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, sul settore produttivo e sul commercio di animali vivi e dei loro prodotti, fino al rischio paventato di blocco completo della salumeria. Criticità da aggiungere a quelle già esistenti che scaturiscono dalla massiccia presenza di branchi di cinghiali selvatici, come il pericolo di incidenti stradali, il rischio di incolumità per l’uomo e i danni all’agricoltura”.
“Dal punto di vista legislativo – scrivono i consiglieri della Lega replicando alle parole di Morroni – l’articolo 19 della legge 157/92 autorizza le Regioni a provvedere a interventi di contenimento nella caccia al cinghiale o alla fauna selvatica se questa risulta in sovrannumero rispetto agli standard previsti. Legge a cui fa riferimento l’articolo 28 della legge regionale 14/94 dell’Umbria. Tale dispositivo regionale, inoltre, è stato a sua volta richiamato nel calendario venatorio 2020/2021 per determinare ‘interventi di contenimento alla specie cinghiale’”.
Contenimento e selezione, aveva detto Morroni, sono le forme previste dopo i tre mesi di caccia al cinghiale indicati nel Calendario venatorio.
Ma la Lega insiste sulla proroga, portando gli esempi di altre Regioni. “Sorprende che in Molise, regione il cui governatore è dello stesso partito dell’assessore Morroni – evidenzia la Lega – tramite delibera di Giunta regionale, sia stata predisposta la proroga al 30 gennaio 2022 del termine del periodo consentito per la caccia al cinghiale. Nella stessa direzione vanno i provvedimenti adottati dalla Regione Lazio e dalla Regione Toscana. Lecito chiedersi – concludono Pastorelli, Puletti e Mancini – perché in Umbria si faccia resistenza a questo tipo di soluzione, avallata da ISPRA,
dall’Istituto zooprofilattico e dalle associazioni venatorie con cui stiamo
interloquendo. Come Lega abbiamo chiesto la proroga della caccia a fronte di una serie di documenti e interlocuzioni, all’assessore la responsabilità
politica di decidere modi e metodi”.
E non è questo il primo scontro tra l’assessore Morroni e i rappresentanti della Lega sulla materia della caccia. Tanto che la questione, nei mesi scorsi, era stata portata pure all’attenzione del leader leghista Matteo Salvini. Dopo le frizioni sull’ultimo Calendario venatorio e sulla gestione degli Atc, fino all’ultima richiesta di rimozione dei vertici dell’Atc 3 del Ternano.
Ora l’ultimo caso emerso direttamente in Aula, sul tema della caccia al cinghiale.
Intanto questa mattina (giovedì) alle 9.30 i presidenti della II e III Commissione consiliare, Mancini e Pace, hanno invitato in audizione i rappresentanti delle associazioni agricole e venatorie regionali per discutere delle problematiche legate alla diffusione della peste suina africana.