Scatta la rivoluzione per ridurre il numero dei cinghiali, cresciuti in Umbria a dismisura, al punto da diventare un’emergenza. L’assessore regionale Roberto Morroni ha annunciato le contromisure adottate dalla Regione: alcune (quelle che ampliano la possibilità di abbattimenti da parte degli agricoltori in possesso di licenza) saranno subito operative; altre saranno formalizzate entro aprile per essere inserite nel prossimo calendario venatorio.
Per far comprendere l’importanza del fenomeno, Morroni (coadiuvato dai responsabili degli uffici regionali, Saltalamacchia e Lucarelli) ha presentato i dati relativi agli abbattimenti ed a risarcimenti danni pagati dai tre Atc (Ambiti territoriali di caccia) umbri.
Nell’Atc1 (Perugino e Alta Umbria) nel 2019 sono stati uccisi 6.657 cinghiali a fronte degli 11.375 individuati nel piano di abbattimento, cioè appena il 59%.
Percentuale che nell’Atc2 (Foligno, Spoleto, Valnerina) sale al 77%: 6.249 gli abbattimenti previsti e 4.797 quelli effettuati.
Nell’Atc3 (Ternano) nell’ultimo anno sono stati effettuati 5.382 abbattimenti di cinghiali a fronte dei 7.650 previsti (70%).
“Scostamenti eccessivi tra le programmazioni e gli abbattimenti effettivi che si ripetono andando indietro negli anni e che hanno portato ad un eccessivo proliferare di questi animali” ha detto Morroni. La media di abbattimenti nell’Atc1 negli ultimi 10 anni è stata del 71% (con percentuali minime del 54%); meglio nell’Atc2, dove la media è stata del 94% (e non si è mai scesi sotto all’80%); nell’Atc3 la media è del 73% (con il minimo toccato nel 2011 (40%).
Nel 2019 i danni alla zootecnica si stima siano stati pari a 180mila euro (183mila l’anno precedente).
Molto più alta la quota degli indennizzi pagati agli agricoltori dagli Atc. L’Atc 1 nel 2018 ha pagato risarcimenti pari a 223.682 euro per danni causati da cinghiali, a cui se ne aggiungono 18.768 per altri animali selvatici.
All’Atc2 i cinghiali sono “costati” 163.183 euro di rimborsi (più 3245 per altre specie).
L’Atc3 ha risarcito agli agricoltori 158.794 euro (più quasi 7mila per danni di altre specie.
Risultato di “inerzia e leggerezza nel governare la specie” ha puntato l’indice l’assessore. Ribadendo la volontà della Giunta di salvaguardare una tipologia di caccia, quella al cinghiale, che coinvolge circa 10mila umbri (così come i 22mila umbri che complessivamente sono cacciatori), ma in armonia con le esigenze degli agricoltori e con la necessità di garantire la sicurezza sulle strade umbre.
La Regione Umbria ha annunciato una serie di provvedimenti immediati ed altri in vista della prossima stagione venatoria. I primi riguardano in particolare le modalità di intervento degli agricoltori in possesso di licenza di caccia. Questi, in caso di invasione di cinghiali nei propri terreni, potranno intervenire direttamente 4 ore dopo aver avvertito l’Atc, se questa non è intervenuta. Nelle ore notturne sarà sufficiente la presenza di una guardia venatoria e non più di due.
Il Wwf contro la caccia al cinghiale
Il Consiglio regionale sarà poi chiamato a modificare il regolamento in merito alle modalità di individuazione dei cacciatori per il pronto intervento da parte degli Atc: la parola “prioritariamente“, circa l’esigenze di rivolgersi prima alle squadre del posto, sarà sostituita da “anche“. Consentendo quindi agli Atc di scegliere i cacciatori pescandoli dagli elenchi di quelli abilitati.
Entro aprile, poi, Morroni ha assicurato che dopo un confronto con le associazioni venatorie arriverà un pacchetto di proposte più ampio. L’idea è quella di allineare il periodo di caccia al cinghiale in Umbria con quello delle altre regioni (in particolare le vicine Marche e Toscana), da novembre a tutto gennaio, così da evitare la migrazione spontanea degli animali nei luoghi dove la caccia è chiusa.
Novità anche sulla modalità di assegnazione delle zone alle squadre, “perché così evidentemente il sistema non funziona e quindi lo cambieremo“. Saranno inoltre ridisegnate le aree vocate e non e cambiate le modalità di intervento nelle aree protette (oasi, Zac, parchi naturali).
Infine, l’assessore ha annunciato che è al vaglio un progetto per la filiera corta delle carni dei cinghiali, sulla base di esperienze positive di altre regioni.
Ecco perché Morroni oggi stesso ha indirizzato una lettera ai presidenti degli Atc umbri sollecitandoli ad intensificare le azioni di contenimento dei cinghiali, con l’indicazione dei distretti dove più significativo è lo scarto tra gli abbattimenti programmati e quelli effettuati.
Per l’assessore gli interlocutori sono quelli istituzionali, già incontrati nella Consulta faunistico venatoria: le associazioni venatorie, quelle agricole, gli ambientalisti e gli Atc. Insomma, le squadre dei cacciatori cinghialisti possono anche fare proposte, ma i confronti saranno quelli istituzionali e le decisioni assunte “per tutelare prima gli interessi generali“.