Mentre diverse squadre di cacciatori cinghialai presentano ricorso contro gli aumenti delle quote decisi dagli Atc del Perugino e del Ternano (tutto invariato, invece, a Foligno-Spoleto), il consigliere regionale della Lega Emanuele Fiorini vuole vederci chiaro contro quello che considera “un ulteriore balzello”. E chiede alla Regione di fornire tutta la documentazione “sulla quale si basa la disposizione di aumento delle quote per i cacciatori di cinghiale, oppure annulli tale provvedimento applicando le quote relative alla precedente annata venatoria”.
Gli aumenti sono stati decisi dagli organismi che gestiscono ciascun Atc, composti da rappresentanti nominati dall’Assessorato regionale, delle associazioni venatorie, ambientaliste e degli agricoltori. Aumenti giustificati (da chi li ha votati, visto che i provvedimenti non sono passati all’unanimità) con il disequilibrio di bilancio che sarebbe stato determinato dai maggiori esborsi per contribuire ai risarcimenti per i danni provocati dai cinghiali.
Tuttavia Fiorini mette nel mirino la Regione, evidenziando una serie di irregolarità e mancanze che sarebbero state effettuate nel percorso che ha portato a tali aumenti: “I comitati di gestione degli Atc – afferma Fiorini – provvedono ad assegnare gruppi di settori contigui in ciascun distretto alle squadre di caccia al cinghiale iscritte al medesimo, nel rispetto di una graduatoria stilata, a partire dalla stagione venatoria 2017/18 mediante un punteggio assegnato secondo criteri stabiliti. Una corretta applicazione di quanto sopra, dovrebbe comportare almeno tre azioni da parte degli Atc. In primis la predisposizione, nell’ambito di tutti i distretti, di gruppi contigui di settori tanti quante sono le squadre iscritte. Poi, della formulazione di una graduatoria delle squadre in base al punteggio assegnato secondo i criteri sopra descritti. Infine la convocazione, secondo ordine di graduatoria, per distretto, della prima, seconda (ecc) squadra per la scelta del gruppo di settori da assegnare ad essa”.
Non essendo a conoscenza di alcuna di queste azioni, Fiorini chiede all’Assessorato di conoscere e di avere copia, se esistenti, degli atti relativi approvati dai Comitati di Gestione degli Atc che hanno previsto gli aumenti, appunto quelli di Perugia e Terni.
“Quanto previsto dal regolamento – prosegue l’esponente della Lega – è a garanzia di equità e imparzialità per l’assegnazione dei settori tra le varie squadre. Sfuggono le motivazioni di un diverso agire e quali criteri si siano seguiti nel formulare le assegnazioni ai distretti e dei settori. La vigente normativa, inoltre, prevede ‘quote di iscrizione al distretto’ con riferimento al Piano di gestione delle specie che deve essere redatto annualmente , per distretto, a cura dell’Atc. Tale articolo descrive e prescrive sei azioni da svolgere preliminarmente all’adozione del Piano e la quota di iscrizione prevista al settimo punto è chiaramente riferita alla partecipazione di quota dei costi delle sei azioni precedenti, che non contemplano in alcuni punto la questione risarcimento danni”.
Fiorini rileva che tali Piani di gestione, secondo determina dirigenziale, devono essere inviati in Regione entro il 18 febbraio di ogni anno: il piano 2018/2019, invece, è stato trasmesso in Regione a maggio. Per questo richiede formalmente sui Piani di abbattimento, se esistenti, l’espressione di adeguatezza e copia dei Piani di completamento, se esistenti, qualora gli obiettivi non siano stati raggiunti. Non avendo copia di tali atti si richiede con quali criteri sia stata determinata la quota di iscrizione al distretto.
Infine, ricorda ancora Fiorini, in caso di insufficienza del fondo per il pagamento completo dell’indennizzo, provvede autonomamente l’Atc con proprie risorse, reperite nell’ambito dei piani di gestione del prelievo del cinghiale. Essendo il comma in questione successivo alla legge regionale del 2009, ci sarebbe da approfondire a quali “piani di gestione del prelievo del cinghiale” faccia riferimento. “E’ evidente che l’eventuale ricorso a fondi propri in caso di insufficienza di quelli messi a disposizione dalla Regione – commenta – fa riferimento ai danni verificatisi nell’annata precedente all’adozione del Piano annuale della nuova stagione venatoria dell’anno in corso. Si chiede quindi copia degli atti, se esistenti, che hanno portato all’approvazione dei piani annuali dal 2016 al 2019″.
“Se gli atti richiesti non esistessero – conclude Fiorini – verrebbero a mancare determinati presupposti e, pertanto, si chiede l’annullamento degli aumenti previsti e l’applicazione dei costi di iscrizione come per la precedente annata venatoria. Se tali atti risultassero regolarmente adottati, invece, si rinnova la richiesta urgente di copia al fine di valutarne l’appropriatezza”.
Intanto, a Palazzo Cesaroni il Comitato per il controllo e la valutazione, presieduto da Roberto Morroni, ha deciso di rinviare la discussione relativa ai danni provocati dagli animali selvatici. In particolare, per chiarire il complesso quadro della legge n.17/2009 “Norme per l’attuazione del fondo regionale per la prevenzione e l’indennizzo dei danni arrecati alla produzione agricola dalla fauna selvatica ed inselvatichita e dall’attività venatoria” sono state previste alcune audizioni, utili per mettere meglio a fuoco la questione.