Apertura ufficiale della caccia al cinghiale in Umbria (dopo le giornate di selezione) con tante ombre, nell’area dell’Atc1. Le 28 squadre (in gran parte dell’Alto Tevere e nella fascia appenninica) che non hanno pagato la quota richiesta per i danni, non hanno avuto l’assegnazione della zona di caccia. Un migliaio di fucili che sono rimasti riposti nelle fuciliere. In altre zone (come nel Trasimeno) bottino invece magro nella giornata di caccia di domenica. E nel mirino finisce l’assegnazione dei territori da parte dell’Atc1.
Le 28 squadre non andranno a caccia neanche giovedì. In una nota inviata alla vigilia dell’apertura hanno ribadito di trovare ingiusta la richiesta di sborsare le somme per i danni richiesti dalla Regione.
Il 5 ottobre la Regione aveva comunicato ufficialmente di non voler assegnare un contributo extra per i danni dai cinghiali.
Il presidente dell’Atc1, Igor Cruciani, il 12 ottobre ha allora chiesto alla Regione l’autorizzazione ad utilizzare le proprie risorse non derivanti dai Piani di gestione della specie cinghiale. Sottolineando che “la mancata iscrizione di alcune squadre nel registro dell’Atc Perugia 1 causerebbe gravi ripercussioni nella gestione della specie cinghiale, determinando quindi un incremento dei danni alle colture agricole“.
Ma nel frattempo (sempre il 12 ottobre) l’Atc ha sollecitato a ciascuna squadra il pagamento per l’iscrizione al registro per il prelievo in battuta dei cinghiali.
Ma nel mirino di alcune squadre finisce proprio la gestione da parte dell’Atc. A dare battaglia è Mirko Sonnati, della squadra Vecchio Sorbo di Città della Pieve. Che accusa: “Con questa assegnazione del territorio non ci consentono di andare a caccia“. La sua squadra, ad esempio, potrà fare solo due battute a settimana a causa dell’assegnazione di un territorio limitato al confronto di altre squadre dello stesso distretto. E questo a causa di una gestione che finisce per penalizzare appunto alcune squadre. E che comunque danneggia tutta la comunità umbra, dato che in questo modo i cinghiali continuano a proliferare ed a causa danni all’agricoltura e rischi per la viabilità.
“La conseguenza delle 28 squadre che domenica non sono andate a caccia – rileva Sonnati – tra l’altro nel primo giorno, in cui notoriamente si caccia di più, è non aver abbattuto oltre 200 cinghiali, facendo una stima“.
Quanto ai danni richiesti, Sonnati ribadisce che il problema è sempre legato ai Piani di gestione, dato che da una parte non si facilita la caccia, dall’altro si triplicano gli obiettivi, con il risultato di far pagare quote aggiuntive ai cacciatori delle squadre, oltre ai 9 euro a testa per la gestione. “Ma quale gestione?” lamenta Sonnati.
Il capo squadra del Vecchio sorbo punta l’indice quindi contro l’Atc1: “Sui regolamenti regionali qualcosa si sta migliorando, come per l’abbassamento a 15 del numero minimo delle squadre per le battute nei giorni feriali. Ma sui Piani di gestione dell’Atc1 – accusa – si prosegue con la stessa gestione, ingiusta e evidentemente non funzionale“.
Proprio Sonnati, insieme ad altre squadre, ha avviato il ricorso al Tar (sostenuto poi anche da Libera Caccia e Federcaccia) contro il Piano di gestione dell’Atc1 e i pagamenti richiesti ai cacciatori cinghialisti. Ricorso la cui udienza è fissata per domani (martedì).
A giudizio dei cacciatori, infatti, il Piano di gestione era stato redatto senza aver effettuato gli opportuni censimenti e il monitoraggio sulla presenza del cinghiale nel territorio di competenza dell’Atc1.