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Bus a idrogeno e metano / Presentati a Villa Umbra risultati sperimentazione progetto H2power

Si è tenuta a Villa Umbra la presentazione ufficiale di H2power, il minibus alimentato con una miscela ad idrogeno e metano frutto di un progetto europeo Life plus avente come capofila il Comune di Perugia e realizzato in sienergia da Umbria Mobilità, Egenera, I&TC e Tamat: sperimentazione unica nel suo genere in Italia. I risultati ci dicono come le prospettive aperte da questa ricerca siano di grande valore scientifico, sociale ed economico. Totalmente pensato e realizzato nel nostro territorio, H2power avrà certamente un riverbero sia a livello nazionale che internazionale.

“Tale progetto” ha affermato l’Assessore alla Mobilità del Comune di Perugia, Roberto Ciccone “è stato un felice esempio di come politica e innovazione possano andare a braccetto: compito della prima dovrebbe essere, infatti, di immaginare scenari futuri innovativi e mettere la ricerca in condizione di poter lavorare in questa direzione” ha concluso. Elemento principale di questo progetto è stato quello di non far rimanere la ricerca fine a se stessa, ma applicarla al caso pratico e creare le condizioni per una ricaduta reale a livello economico, ambientale e produttivo contribuendo all’abbattimento degli agenti inquinanti e risparmiando sui consumi.

La conferenza è stata l’occasione per affrontare a tutto tondo la questione della ricerca sull’idrometano, grazie alla partecipazione del dott. Vincenzo Cazzola, consulente Start Emilia Romagna per il progetto “Mhybus” e dei proessori Fabrizio Giamminuti e Livio De Santoli a capo delle sperimentazioni che stanno svolgendo presso l’Università “La Sapienza di Roma.
Alla base del progetto c’è stata la chiara volontà di portare avanti una ricerca pragmatica, applicabile nell’immediato: a tale proposito è stato utilizzato un mezzo esistente.
“A conclusione della sperimentazione e delle analisi dei gas” ha affermato l’ing. Raffaele Confidati, Presidente di Egenera, partner tecnico H2power “possiamo affermare di aver ottenuto dei risultati davvero importanti: dopo aver realizzato un sistema a doppia alimentazione automatizzata con idrogeno al 35%, si è accertata una riduzione del monossido di carbonio pari all’80-90% in un percorso complesso (fatto di salite, discese e accelerazione massima) e una riduzione dal 20% al 40% di CO2, rispetto all’imentazione a metano (considerato di per se un carburante poco inquinante). Questi dati salirebbero di sicuro” ha continuato “se li paragonassimo all’alimentazione a diesel o benzina”.

L’altro aspetto da non sottovalutare è l’indipendenza dal petrolio che comporta l’utilizzo dell’idrogeno, dal momento che questo può essere creato “in casa” dall’elettrolisi dell’acqua e, infine, un risparmio dei consumi del 30% in peso e 7% in volume rispetto al metano.
Di rilvevante importanza è stata la collaborazione con il Dipartimento di ingegneria Meccanica, diretto dal prof. Carlo Nazzareno Grimaldi, al fine di sperimentare e testare il motore modificato per l’alimentazione ad idro-metano.
“Dopo aver scelto il veicolo a metano” ha detto l’ing. Claudio Sabini di Umbria Mobilità” si è proceduto ad acquistare un motore identico a quello che il veicolo montava e, una volta portato a banco si è proceduto alla prima sperimentazione e alle modifiche necessarie al funzionamento a idrogeno. Tali modifiche “ha continuato “sono state riportate sul motore montato sul bus per iniziare le prove su strada che hanno portato agli ottimi risultati realizzati. Le prove sono state fatte sul percorso urbano di Perugia, al fine di ottenere dei risultati assolutamente attendibili, simulando la presenza a bordo di passeggeri ponendo delle zavorre sul veicolo” ha concluso. Importante è stata l’opinione degli autisti, che hanno giudicato molto positiva la guidabilità del mezzo, tanto che il momento del passaggio da metano a idro metano è risultato agevole, non facendo notare la differenza nelle due alimentazioni.
“L’obiettivo del progetto presentato alla Commissione Europea nel 2009” ha commentato l’ing. Renato Burri, coordinatore scientifico H2power “era proprio quello di arrivare a dimostrare la fattiva riduzione delle emissioni degli agenti inquinanti e dimostrare una valida alternativa ai carburanti attualmente utilizzati”.
Durante questo periodo di ricerca si è, infine, constatato che una filiera in tale ambito è disponibile e pronta tecnologicamente alla commercializzazione del prodotto.
Gli interventi di Tamat Ong e I&TC hanno, infine, sottolineato un altro aspetto rilevante del progetto, quello della sensibilizzazione verso i cittadini e i giovani. Durante i tre anni dell’H2power sono state, infatti, realizzate una serie di attività volte a questo scopo: incontri con le scuole e le università, campagne di sensibilizzazione realizzate in collaborazione con gli istituti tecnici del territorio, workshop e confersenze stampa.