Matteo Salvini, ora anche da ministro degli Interni, torna a litigare con una presidente umbra. Ma stavolta non è la governatrice Catiuscia Marini (che pure, da Bruxelles, si appella alla cittadinanza europea come antitodo alla smania per la “protezione dei confini”), bensì la presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Donatella Porzi. Che vede messa a repentaglio dal Viminale quella legge umbra contro il cyberbullismo per la quale lei stessa tanto si era prodigata, insieme a Rometti, fino a riuscire a far convergere sul provvedimento i voti favorevoli di tutta l’Assemblea.
Il Viminale solleva dubbi sulla legittimità costituzionale del testo approvato da Palazzo Cesaroni, affermando che la Regione può limitarsi ad affrontare il fenomeno del bullismo sotto l’aspetto educativo, ma non per ciò che attiene l’ordine pubblico e la sicurezza, materie di esclusiva competenza dello Stato. Tanto più, si rileva, che non è ancora chiaro fino a che punto il cyberbullismo sia un reato in Italia: come lo si può allora – è il ragionamento del Viminale – perseguire in Umbria? Se la Regione Umbria non modificherà il testo approvato, dunque, il Ministero dell’Interno annuncia che la impugnerà.
“Sovversivi noi? Mi auguro che la volontà espressa dal Viminale sia dovuta ad una svista, ad un malinteso, ad un equivoco” è la reazione della presidente Porzi.
I rilievi non sono stati mossi direttamente dal ministro Salvini (che in questi giorni ha ben altri problemi da risolvere, soprattutto in qualità di leader della Lega), ma da Marco Valentini, appena insediatosi alla direzione dell’Ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari del Viminale. Ora guidato dal leader di quella Lega che in altri tempi difendeva le gesta dei “Serenissimi” col trattore corazzato. Ma i sovversivi, oggi, si annidano non nella Padania ma in Umbria, nonostante di “comunisti”, da queste parti, se ne vedano ormai pochi. Tanto più che, non senza imbarazzo, è stato fatto notare come la legge sia stata votata anche dagli esponenti umbri di Lega e Cinquestelle.
E per farsi perdonare dal primo inquilino del Viminale (e loro leader politico) il “sì” dato alla legge sovversiva contro il cyberbullismo, i consiglieri regionali della Lega offrono a Salvini la vittoria nella gara, interna al centrodestra, per sgonfiare le gomme alle roulottes dei rom che vogliono stanziare in Umbria. Valerio Mancini ed Emanuele Fiorini hanno infatti depositato la proposta di legge in cui si chiede di abolire “le eventuali risorse che la Regione eroga per il mantenimento dei campi rom”, attraverso quattro articoli presenti nel Testo unico sanità e servizi sociali. I consiglieri della Lega hanno così anticipato il collega di Fratelli d’Italia Marco Squarta, che però era stato più lesto nel comunicare alla stampa (esattamente 5 ore e 30 minuti prima) la volontà di presentare una proposta di legge in tal senso.