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Dna minore, Gip su avvocato Maori “anomala solidarietà con assistito”

La vicenda degli avvocati indagati per i reati di falso in atto pubblico documentale e favoreggiamento personale del loro assistito è sul punto di divenire un caso esemplare sul tema dei limiti del diritto-dovere della difesa.

Il Giudice per le indagini preliminari verga frasi durissime nell’emettere l’ordinanza di misura cautelare nei confronti del penalista Luca Maori e della sua collaboratrice, un dispositivo di 46 pagine nel quale il Gip determina per entrambi l’interdizione dall’esercizio della professione forense per 4 mesi, parla di condotte di favoreggiamento “oggettivamente gravi, in quanto poste in essere per mezzo di modalità concerete occulte e ingannevoli, oltre che gravemente sleali dal punto di vista deontologico/processuale”

Descrive anche un esercizio spregiudicato della professione forense, connotato da ‘anomala solidarietà’ con l’assistito, che si è spinta fino alla precostituzione di false prove documentali, e questo, secondo il Gip Lidia Brutti che accoglie in parte la ricostruzione accusatoria del procuratore aggiunto Antonella Duchini, va “in violazione di diritti della personalità del minore, per intenderci il figlio di Raffella Presta e Francesco Rosi, del quale avrebbero prelevato un campione salivare (grazie all’intervento di un familiare di quest’ultimo che avrebbe fornito un bicchiere usato dal piccolo) da confrontare con quello dell’indagato (in questo caso prelevato da una sigaretta usata come tampone).

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Questo, sempre secondo il giudice, stava “non solo violando fondamentali doveri deontologici, ma incorrendo, consapevolmente, in illeciti penali”, il che considerata la professione degli autori “appare particolarmente allarmante”. Ed è sempre il Gip a descrivere comesorprendente la disinvoltura con la quale i due avvocati hanno piegato la professione forense a metodi illeciti“quasi confidando nella garanzia di impunità offerta dalla indiscussa inviolabilità del diritto di difesa.

Tra le richieste del Pm adesso c’è anche quella di raccogliere in sede di incidente probatorio le dichiarazioni del genetista Onofri verso il quale, scrive il Gip i due legali “non hanno esitato ad esercitare inganni e pressioni” rassicurando il consulente della presenza di tutte le necessarie autorizzazioni (il nodo è sulla data degli esiti esami che arrivarono il 27 mattina, prima cioè che Rosi firmasse l’autorizzazione nella stessa giornata e che poi sarebbero stati postdatati al 28 dallo stesso Onofri), e dal quale Maori si recò “per ottenere che redigesse il documento, ideologicamente falso, nel quale era dato atto della consegna dei reperti in data 28.11.2015 e della contestuale presa visione delle necessaria autorizzazioni”.

Il Gip infine si sofferma sulla figura del familiare che fornì il bicchiere con il profilo genetico del minore “nella vicenda, pur certamente fattivo, rilevante e colpevole, è apparso privo di autonomia operativa, dipendendo strettamente dalle iniziative degli avvocati”.

Domani la decisione. Il giudice non ha ancora sciolto la riserva sulla richiesta di revoca dell’interdizione avanzata dall’avvocato Francesco Falcinelli dopo l’interrogatorio del penalista, domani dovrebbe arrivare la decisione.  In particolare la difesa sostiene che il falso sarebbe un errore materiale e che non sussiste il favoreggiamento perchè fu proprio lo studio Maori ad avanzare richiesta al gip di eseguire i test del dna nell’ambito di un incidente probatorio del giudice.