Era il giugno del 2013 quando l’allora direttore generale del Comune di Spoleto, Angelo Cerquiglini, in consiglio comunale – dopo mesi di pressioni da parte dell’opposizione – aveva ammesso “diversi errori” nel bilancio dell’ente, confermando l’esistenza di un importante ‘buco di bilancio’. Ne erano scaturite due inchieste, una penale ed una contabile. Ora, con la sentenza di secondo grado della Corte d’appello di Perugia emessa nelle ultime ore (che ha ribaltato il processo penale di primo grado che si era concluso con 3 condanne), entrambe si sono concluse con delle assoluzioni.
Il Tribunale di Spoleto, in primo grado, aveva condannato 3 dei 5 imputati: l’ex dirigente finanziario Angelo Cerquiglini e il funzionario Amedeo Santini entrambi a 4 anni di reclusione e la dipendente Brunella Brunelli a 1 anno e 6 mesi, con pena sospesa. Erano stati invece assolti l’ex dirigente Antonella Quondam Girolamo e l’ex dipendente Francesco Duranti.
La Corte d’appello di Perugia, invece, ieri (5 aprile 2024) ha ribaltato tutto: in secondo grado i tre imputati sono stati infatti tutti assolti. Si chiude così – salvo ricorsi – la lunghissima e discutissima vicenda giudiziaria, che aveva portato a riconoscere un buco di bilancio nelle casse del Comune di Spoleto di 9,7 milioni di euro, ripianato poi negli anni successivi.
A commentare l’assoluzione di Brunella Brunelli, all’epoca dei fatti Responsabile del Gruppo di Attività omogenee Bilancio e Programmazione del Comune di Spoleto, accusata di falso in atto pubblico, è il suo difensore, l’avvocato David Brunelli. Che ricorda come già il Tribunale di Spoleto, all’esito del primo grado di giudizio, aveva assolto la dottoressa Brunelli dalla quasi totalità delle accuse, condannandola per un solo episodio per aver apposto il visto contabile su una determina. Ora il verdetto di assoluzione della Corte di Appello.
“La dottoressa Brunelli – evidenzia il suo difensore – ha da sempre sostenuto la piena correttezza del suo operato per il Comune di Spoleto. Ha però dovuto rispondere di accuse, anche infamanti, che già il Tribunale aveva in gran parte escluso. Ora la Corte d’Appello, con una sentenza molta attenta e scrupolosa, l’ha assolta anche per il residuo addebito, collegato ad un errore formale nella procedura telematica. Esprimo piena soddisfazione – conclude il professor Brunelli – per questo risultato e sono sicuro che da oggi la mia assistita riacquisterà la serenità e la dignità che il processo sentiva averle tolto”.