Dopo la maratona consiliare di ieri, in cui la maggioranza, seppur spaccata, ha imboccato la strada del Piano di riequilibrio, si registra una dura presa di posizione degli ex sindaci di Montefalco, che chiedono le dimissioni dell’attuale primo cittadino, Luigi Titta.
La lettera è firmata da Orlando Rocchi Sindaco 1975-1983; Massimo Properzi Sindaco 1985-1988; Angelo Preziosi Sindaco 1983-1985/1988-1995; Valentino Valentini Sindaco 1999-2009 e va giù pesante: “In questo tempo sopraffatto da paure e speranza, la nostra città, Montefalco, sta vivendo una delle pagine più buie della sua storia. I nostri cittadini, al pari degli altri, avrebbero meritato un’amministrazione comunale pronta a lavorare, nel pieno di un’emergenza sanitaria, al servizio della propria comunità e a difesa della salute dei propri concittadini. Ma proprio nel momento in cui il tessuto sociale è divenuto più fragile e avrebbe avuto più bisogno di attenzione, la crisi istituzionale, finanziaria e politica che sta affliggendo il Comune, sta minando definitivamente la credibilità e la fiducia nei confronti dell’istituzione comunale“.
Quindi “l‘ultimo appello al senso di responsabilità; siamo a chiedere al Sindaco di valutare seriamente la possibilità di fare un passo indietro e di dimettersi. Sarebbe auspicabile che facesse questo gesto per amore della città, mettendola finalmente nelle condizioni di riprendere la strada interrotta. Non c’è più il tempo per mettere la testa sotto la sabbia, di mal celare un fallimento che è ormai sotto gli occhi di tutti. Un Sindaco ha il dovere di fare i conti con se stesso e con la propria capacità di essere utile ad una comunità. E’ del tutto evidente che non è più nelle condizioni di farlo. Con questa lunga, estenuante ed indegna agonia, stanno portando la città sull’orlo del baratro. “Fermati, anzi, fermatevi”, prima di vanificare del tutto quanto è stato costruito con fatica in decenni di storia“.
“Pensate a quando nel 1990 si riuscì ad aprire il primo museo realizzato in una piccola cittadina dell’Umbria, alla crescita esponenziale del Sagrantino, ai sacrifici e i problemi della ricostruzione post sisma e alla grande mostra del 2002 che celebrò la rinascita dopo il terremoto del 1997. Non riusciamo ad immaginare neppure per un attimo come avreste potuto superare quelle oggettive difficoltà ora che viene certificato come, solo per gestire il quotidiano, siete riusciti negli ultimi 10 anni ad ipotecare le finanze comunali per i prossimi 20 anni. Un debito che si ripercuoterà sulle tasche dei cittadini, nella mancanza di servizi pubblici, ma soprattutto sulla capacità di tornare ad essere un modello per l’Umbria e il Paese intero. Ieri sera nel Consiglio Comunale che doveva trovare lo strumento per porre fine all’agonia e iniziare da subito il risanamento limitando nel tempo e nella dimensione i sacrifici richiesti ai montefalchesi il Sindaco ha scelto, ostaggio della sua maggioranza, la strada più gravosa per i cittadini e che non privilegia la chiarezza sulle responsabilità della gestione del Bilancio comunale. Dopo questo autentico disastro serve uscire di scena chiedendo scusa. Questo sì, avrebbe un valore, l’unico che i cittadini di Montefalco potrebbero riconoscervi”.