“Non c'è neanche un indizio che possa esser addebitato ai nostri assistiti in merito alla lettera minatoria inviata alla Presidente Mari Rita Lorenzetti”. E' la prima dichiarazione dell'avvocato Carmelo Parente, codifensore insieme al collega Vittorio Trupiano (nella foto) di Michele Fabiani e Fabrizio Roscini Reali, dopo aver letto l'ordinanza di cutodia cautelare firmata dal giudice Flavia Restivo. “Per l'ordinamento – dice Parente – gli indizi devono essere gravi, precisi e concordanti. Ma da quanto ho potuto leggere, qui di indizi non ce n'è neanche uno che possa esser ricondotto agli imputati”. “Non sono ragazzi violenti e, ribadisco, non c'entrano nulla con la missiva alla governatrice Lorenzetti”. Di più il legale non dice. Non vuol commentare gli altri reati contestati, ma è evidente che la sua difesa è incentrata a smontare l'accusa più grave: quella appunto della lettera che conteneva due proiettili calibro 38. “Ora attendiamo l'interrogatorio – dice da Napoli Vittorio Trupiano, il legale che difese con successo Paolo Dorigo – che si terrà venerdì credo alla presenza del giudice De Robertiis. Subito dopo terrò un conferenza stampa”. La voce di Trupiano risuona alterata e bastano pochi istanti per capire il perchè. “Certo che sono alterato, anzi arrabbiato e offeso”. Poi spiega che dalle carte lui stesso sarebbe stato definito un “noto avvocato d'area”, “come a dire – sostiene Trupiano – che anch'io sarei anarchico, magari perchè ho difeso Paolo Dorigo. Ma che c'entra? Se c'è una tessera di partito che ho mai portato, quella è del partito radicale. Figurarsi, io che mi metto la toga un anarchico! Comunque chiederò spiegazioni al giudice e, alla fine dell'interrogatorio, allegherò la lettera di congratulazioni che ho ricevuto dall'onorevole Jan Petersen, Presidente del Comitato dei ministri presso il Consiglio d'Europa, per essermi adoperato a risolvere il caso Dorigo. Come pure quella del magistrato Mario Remus della Corte di Strasburgo”. “Stimo il lavoro della magistratura come quello dei carabinieri, ma quello che è uscito dal dossier è di una gravità immensa, una offesa alla mia persona e alla mia professione”.