Categorie: Cronaca Umbria | Italia | Mondo

Brandup, arresti procura di Rieti preoccupano SCS/PopSpoleto: inchiesta arriva fino a Palermo

Carlo Ceraso
Ormai abbiamo visto di tutto, cos’altro può succedere?. E’ sconsolato il commento dei dipendenti della PopSpoleto all’uscita dell’ennesima giornata infermale per piazza Pianciani, dopo che la Guardia di Finanza di Rieti, coordinata dalla locale laziale, ha praticamente colpito e affondato Brandup – Srl partecipata da Scs e Bps – arrestando il suo direttore Carlo Latini (nella foto) e intimando il divieto di dimora sul suolo patrio reatino al presidente Massimo Morelli, che siede anche nel board della holding che controlla la banca umbra.
Non bastava l’inchiesta della procura della repubblica di Spoleto che a luglio ha spiccato 17 avvisi di garanzia nei confronti di manager dei due istituti di credito e alcuni imprenditori umbri. Non bastava neanche l’ispezione avviata pochi giorni dopo (e ancora in corso) dalla Vigilanza di Bakitalia su Bps e Scs. Neppure i più recenti guai della controllata Scs Gestione Immobiliare per l’affaire di Villa Palma a Terni. A oscurare definitivamente il cielo sopra piazza Pianciani ci ha pensato la nube che oggi ha fatto sobbalzare l’intera città reatina.
L’operazione – Il blitz, scattato questa mattina, ha portato all’arresto anche di Antonio Preite, direttore finanziario del comune di Rieti. Il gip gli ha concesso i domiciliari, stessa misura applicata a Latini. Per tutti, anche se con responsabilità diverse, il reato ipotizzato è di concorso in peculato per alcuni servizi che non sarebbero mai stati eseguiti. L’ipotesi accusatoria, a quanto trapela, riguarda le consulenze affidate già dai primi anni 2000 a due società dove operava Latini, probabilmente la Carlo Latini & Associati prima, Brandup più tardi, chiamate dal municipio a svolgere il servizio di controllo di gestione. Le fiamme gialle però avrebbero verificato che, a fronte di compensi che nel tempo hanno raggiunto qualcosa come mezzo milione di euro, il servizio appaltato non sarebbe mai stato eseguito.
Sequestri fino a Palermo – solo nel tardo pomeriggio si è avuta la conferma che le cinque città interessate dall’ordine di sequestro di documenti contabili, esclusa Rieti, combaciavano con quelle degli uffici di Brandup: la sede legale di Spoleto a Corso Mazzini, quelle operative di Palermo e di Terni, gli uffici di rappresentanza di Milano e Roma. L’ipotesi che l’inchiesta possa presto rilevare nuovi colpi di scena è molto probabile: non si spiegherebbe altrimenti la visita dei finanzieri in uffici così distanti da Rieti e che apparentemente nulla avrebbero a che fare con le commesse affidate dal comune.
La mala gestio del centro destra – il blitz getta un’ombra pesantissima sull’ultimo decennio del centrodestra reatino, guidato dal sindaco Giuseppe Emili, amico di vecchia data del presidentissimi Scs Giovannino Antonini, tanto da essersi spinto a scendere in suo aiuto nella ormai famosa “assemblea della vergogna” del 17 dicembre scorso, quando il dominus riuscì con un colpo di mano a mantenere la presidenza della holding. Le cose, politicamente parlando, erano cambiate la scorsa primavera, quando Rieti proclamò il vendoliano Simone Petrangeli. Per il giovane sindaco di Sel, quello di ‘aprire i cassetti’ della direzione finanziaria era più che una promessa, visto che da consigliere di minoranza aveva più volte puntato l’indice verso Preite. “Spero che la mala gestio amministrativa – dice a Tuttoggi.info l’avvocato Petrangeli – non sia legata a mala gestio di altra natura, con rilievi penali. Più volte, da consigliere dell’opposizione, avevo criticato il comportamento dell’amministrazione di centrodestra che qui ha governato per 18 anni, ma mi si rispondeva sempre che le mie erano polemiche sterili. Mi auguro che i magistrati chiariscano al più presto ogni aspetto di questa inchiesta e sanzionino eventuali responsabilità penali. Ovviamente vale per tutti il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Certo è che questa vicenda fa pendant con la grave situazione debitoria che abbiamo ereditato”. Il primo cittadino non aggiunge molto di più, in attesa di ricevere gli atti dell’inchiesta che vede il Comune parte lesa.
“Il director”– l’arresto di Carlo Latini ha suscitato molto clamore tanto a Rieti quanto a Spoleto e Terni (dove risiede). A piazza Pianciani non è considerato “un’aquila”, ma sta di fatto che il suo nome è molto conosciuto nelle tre provincie dove opera. A Rieti è diventato famoso per la nomina a sovrintendente del Reate Festival – la kermesse che non è riuscita a surclassare il Festival dei 2 Mondi, come auspicava l’ex sindaco Emili (qui e qui) – incarico che nel tempo gli ha consentito di tessere ottimi rapporti con la Fondazione Flavio Vespasiano di Gianni Letta, come pure con il Pdl reatino. Non è un caso che ad aprile scorso, un mese prima della fine del mandato, Emili lo avesse promosso presidente della Asm Spa, l’azienda reatina di multiservizi. “Un ultimo colpo di mano di una coalizione allo sbando per raccogliere gli ultimi frutti di una gestione sconsiderata del Comune di Rieti” tuonò l’allora candidato sindaco Petrangeli che oggi, alla luce dell’arresto di Latini, sta valutando di convocare l’assemblea dei soci (Asm è partecipata al 60% dal comune, il restante 40% del pacchetto appartiene a Azimut Spa) per una sua sostituzione. In qualità di imprenditore Latini vanta molte conoscenze anche a Terni anche se è a Spoleto, dopo la nomina a “Director Brandup” (così sul sito – qui), che riesce a fare un salto di qualità entrando a far parte del gotha di piazza Pianciani. L’ultima sua apparizione pubblica, peraltro poco efficace, risale allo scorso marzo quando presentò il nuovo logo della Scs (qui) annunciando l’apertura di una sede di rappresentanza a Bruxelles in compartecipazione con la provincia di Terni (mai realizzata).
Il silenzio – Scs e Bps non hanno emesso alcun comunicato sulla vicenda, nonostante questo nuovo terremoto veda implicato, seppur con responsabilità indubbiamente minori, un proprio amministratore, quel Massimo Morelli richiamato a dicembre a far parte del board della holding dalla quale era uscito due anni prima. Anzi, a detta dei bene informati, il presidente Antonini nel pomeriggio ha sminuito la portata dell’inchiesta per quanto attiene alle presunte responsabilità della controllata. Un pensiero da “fottuto ottimista”, per dirla come il dg Bps Tuccari ebbe a ribattezzare il n. 1 della holding.

Già, se non bastano inchieste giudiziarie e ispezioni, cosa mai ci vorrà per preoccupare piazza Pianciani?
© Riproduzione riservata

Articolo correlato

Rieti, arresti Finanza per consulenze fantasma al comune. Perquisizioni a Terni, Spoleto, Roma, Milano e Palermo