“Un caso di successo“: così è stato definito il progetto Brain Back, i cui risultati sono stati presentati questa mattina nella sede della biblioteca dell’Aur alla presenza del Commissario, Anna Ascani e di Lucio Caporizzi, Direttore regionale per la programmazione, gli affari internazionali ed europei. Il progetto Brain Back è stato ideato e gestito dall’Agenzia Umbra Ricerche (Aur) e fortemente voluto anche dalla Regione Umbria. Il nocciolo dell’idea è fermare i cervelli in fuga, garantirne e favorirne la progettualità internazionale, grazie al co-finanziamento dal Fondo Sociale Europeo (FSE) nell’ambito del Programma Operativo Regionale (POR) Umbria, Competitività regionale e occupazione 2007-2013.
L’idea progettuale parte da un dato molto forte: “nel 2014 – si legge nel rapporto dell’Aur – riporta l’ISTAT, 91mila italiani hanno abbandonato i confini nazionali, un dato cresciuto del 10% in un anno. Il numero degli italiani all’estero sta crescendo in modo esponenziale, e sono soprattutto i nostri migliori cervelli a lasciare l’Italia. Secondo una ricerca Editutto, in dieci anni 700mila laureati hanno lasciato il nostro Paese. Tra quanti finivano l’Università, nel 2012, il 27% cercava fortuna all’estero. Esportando talento, l’Italia perde risorse ed il fenomeno incide anche sulla nostra spesa pubblica, perché il sistema educativo italiano spende ingenti somme per formare giovani che poi porteranno il frutto delle loro capacità e competenze altrove“.
Caporizzi, nel suo intervento di introduzione, ha parlato del “doppio valore di queste iniziative“. Perché si cela al loro interno tutta la possibilità di ingenerare reddito. “L’Eurostat dice che l’Umbria è la regione italiana che più di tutte ha sofferto per il calo del Pil da quando è iniziata la crisi”. Così il direttore Caporizzi ha voluto sottolineare l’importanza degli investimenti regionali per il progettualità giovanile, lanciando poi una battuta speranzosa: “speriamo che la Regione Umbria decida di riconfermare l’impegno, anche in termini dirigenziali”. Un breve commento, “ma non è questa la sede dove approfondiremo tematiche di questo tipo“, ha aggiunto Caporizzi. Ma il riferimento è tutto al nuovo piano legato al Defr, in base al quale alcune agenzie partecipate umbre (Aur inclusa), e così le relative dirigenze, verranno accorpate.
L’obiettivo principale di Brain Back è quello di studiare il fenomeno della nuova emigrazione, la cosiddetta “fuga dei cervelli“, che colpisce l’Umbria, per poter richiamare le idee progettuali dei giovani in Italia ed elaborare strumenti in grado di contrastare le ondate emigratorie che si sono intensificate in misura considerevole in corrispondenza del recente periodo di crisi. Con la progettazione di ‘Brain back’ sono 40 le nuove imprese nate, tutte naturalmente legate al mondo giovanile. Importante per la promozione dei bandi anche l’utilizzo del social network, come ad esempio LinkedIn, grazie al quale sono stati raggiunti 1500 contatti, tra ragazzi laureati (93%) o con doppia laurea (36%). Una rete che continua comunque ad alimentarsi.
Brain Back si è articolato in più costole, ha spiegato questa mattina durante la presentazione Valentina Bendini, del Coordinamento generale Progetto – Ricerca: il bando per Startup e quello dal titolo “AAA ricercatori in fuga cercasi” da collegare al bando Borse di Ricerca. Tutto parte nel 2012, quando è stato emanato il primo avviso relativo all’opportunità di creare start up da parte di umbri (per nascita, residenza e/o discendenza) residenti e/o domiciliati all’estero che avessero trascorso un periodo di almeno 24 mesi di studio e/o lavoro all’estero. Grazie a questa iniziativa, sono 11 le start up create con sede nel territorio umbro. Disponibili per loro 20mila euro a fondo perduto, con l’impegno di contribuire da parte dei proponenti con almeno 5mila euro di investimento privato. Si tratta inoltre di start up che possono essere ricollegate soprattutto ai settori del turismo, della ristorazione e dell’organizzazione eventi.
Poi c’è l’avviso pubblico “Borsa di ricerca per emigrati all’estero dall’Umbria finalizzata alla partecipazione a programmi europei”, che ha avuto come obiettivo principale quello di promuovere l’adesione di umbri emigrati all’estero a programmi dell’Unione Europea, attraverso la creazione di partnership tra gli stessi e le imprese, le istituzioni ed i centri di ricerca della regione Umbria. Il bando è scaduto a settembre 2015. In una prima fase della promozione del bando, sono stati 43 i ricercatori che hanno aderito alla rilevazione tra il 12 maggio 2014 ed il 31 ottobre 2015 e l’età media è stata quella di 35 anni (il ricercatore più giovane ha 26 anni mentre il più anziano 61), nell’88% dei casi sono di nazionalità italiana ed è nato in Umbria il 73% degli intervistati. Hanno inviato la domanda di partecipazione all’avviso pubblico 8 soggetti, ma solo i progetti presentati da due di essi hanno ricevuto una valutazione positiva da parte della Commissione Europea.
Gli altri progetti – Ma da Aur non nasce solo Brain Back. Questa mattina in via Mario Angeloni sono stai presentati anche i risultati e i prossimi step di “Creativity Camp“, “Eurodyssée in Umbria“, e “A scuola d’impresa“. Relatori gli stessi coordinatori dei singoli progetti, insieme ad Anna Ascani, rispettivamente: Orlandi, Fanò Illic, Adanti. Da questi progetti sono 150 le idee d’impresa nate in seno a “A scuola d’impresa”, 250 i ragazzi umbri che, tra i 18 e i 35 anni, hanno partecipato a “Creativity Camp”, e 110 i giovani che, grazie ad “Eurodysée”, sono partiti alla volta di 36 regioni europee, per vivere un’esperienza retribuita. Oltre il 60% di loro ha trovato lavoro.
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