Città di Castello

Braccialetto elettronico non funziona da mesi, lei in balìa dell’ex marito stalker “Me lo ritrovo davanti”


La storia di Tiziana – donna di Umbertide che da 28 anni subisce violenze e minacce da parte dell’ex marito – è finita al centro di un caso che mette in evidenza le grosse falle del sistema di protezione per le vittime di stalking, di cui si è occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”.

Il braccialetto elettronico che non funziona

Dopo anni di denunce e aggressioni, Gennaro – da cui Tiziana si è separata 4 anni fa – lo scorso giugno ha ricevuto un’ordinanza di divieto di avvicinamento e, il 16 luglio, il braccialetto elettronico, ma i problemi sono stati tutt’altro che risolti. Basti dire che l’episodio più recente – come confermano i referti medici – avrebbe visto la vittima ricevere un pugno in faccia dall’uomo.

Questo perché il dispositivo – una ricetrasmittente che dovrebbe avvisare la donna nel caso l’ex marito (con il braccialetto fisso alla caviglia) si avvicini a meno di 50 metri – ha infatti dimostrato di essere inaffidabile. Solo la scorsa settimana l’uomo, a piedi, è apparso davanti a Tiziana (in auto) nei pressi del luogo di lavoro della donna ma l’apparecchio non ha emesso alcun allarme.

La distanza del divieto di avvicinamento ridotta di 450 metri

Il caso ha assunto contorni ancora più surreali quando è emerso che, per via delle dimensioni ridotte di Umbertide, il perimetro di sicurezza inizialmente fissato a 500 metri è stato ridotto a soli 50 metri, rendendo la protezione ancora più precaria. Questa decisione è stata presa perché, secondo il giudice, la distanza originale avrebbe causato continui falsi allarmi, dato che il luogo fisico dove risiede il marito – un furgone – si trova in un parcheggio all’interno del perimetro entro i 500 metri canonici.

“Tiziana è rimasta un mese senza protezione”

L’avvocato di Tiziana Gloria Volpi ha sottolineato che i problemi con il braccialetto elettronico sono iniziati già dal momento della sua installazione. Inizialmente applicato il 16 luglio (dopo una querela sporta un mese prima), il dispositivo è stato disattivato quasi subito per il malfunzionamento dovuto all’ampiezza del perimetro di sicurezza. Il giudice ha quindi sospeso il provvedimento e, dopo un mese senza protezione per la donna (“la cosa più grave in assoluto“), il 27 agosto il congegno è stato reinstallato. La situazione non è però migliorata, con continui falsi allarmi che soli 49 minuti dopo hanno portato ad una nuova disinstallazione e alla modifica della distanza consentita a 50 metri.

“Temo per la mia sicurezza ogni giorno”

La vita di Tiziana, intanto, continua a essere un inferno, tra il terrore di incontrare l’ex marito e le difficoltà di una protezione che non funziona e che invece dovrebbe farla sentire tranquilla. “Ogni volta che devo andare a lavoro, mi faccio scortare perché temo per la mia sicurezza” ha raccontato la donna alle telecamere di Rai Tre. Intanto l’uomo, che non ha più nemmeno la potestà genitoriale, continua a sostare con il suo furgone costantemente a 400 metri dall’abitazione di Tiziana e a 100 metri dal suo posto di lavoro, alimentando l’ansia e l’angoscia della donna.

Parla l’ex marito “Braccialetto non serve a nulla. Potrei pure togliermelo”

“Chi l’ha visto?” ha voluto sentire anche l’altra parte, intervistando Gennaro, l’uomo raggiunto dal provvedimento di divieto di avvicinamento. Ma le sue parole hanno lasciato di stucco. Trovato all’interno del suo furgone, anch’esso ha detto come il braccialetto “non serve a nulla. Potrei addirittura togliermelo e metterlo in un’auto diretta Città di Castello rimanendo tranquillamente ad Umbertide”.

La testimonianza di un’altra donna

La vicenda solleva pesanti interrogativi sulla reale efficacia dei braccialetti elettronici nel garantire la sicurezza delle vittime di violenza, evidenziando gravi lacune di un sistema che dovrebbe proteggerle. A fine trasmissione è arrivata in diretta anche la testimonianza di un’altra donna, che ha confermato anch’essa il malfunzionamento del congegno in suo possesso, che suona a metà della distanza pattuita dal giudice, consentendo quindi al suo stalker di avvicinarsi pericolosamente.