“Facciamo un appello alle maggiori Istituzioni territoriali affinché sollecitino il Governo a trovare una soluzione tempestiva al problema dei crediti rimasti incagliati nei cassetti fiscali di centinaia di imprese umbre che hanno eseguito lavori con i bonus casa. Si tratta di un’autentica bomba a orologeria, che potrebbe lasciare sul terreno tanti caduti, sia tra le imprese che tra i lavoratori”.
Nella conferenza stampa convocata dai presidenti di CNA, ANCE e Confartigianato Imprese Umbria lunedì mattina la preoccupazione era palpabile. Alla presenza della presidente della giunta regionale, Donatella Tesei e degli assessori all’edilizia privata di Perugia e Terni, Margherita Scoccia e Federico Cini (invitati anche i prefetti di Perugia e Terni, che però hanno disdetto dopo l’iniziale conferma), i rappresentanti delle imprese umbre, molte delle quali finite nel frullatore dei bonus casa e delle relative modifiche normative che ne hanno stravolto i cardini, a cominciare dalla cessione dei crediti, hanno parlato chiaro.
“Sono tante le imprese del settore preoccupate dall’entrata in vigore del blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura sui bonus fiscali a sostegno dell’efficientamento energetico e del miglioramento sismico delle abitazioni private – ha dichiarato Michele Carloni (CNA) -. Con il decreto di febbraio il governo, oltre a infliggere un colpo durissimo al sistema di incentivazione per la riqualificazione e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, non ha risolto il problema dei crediti incagliati che, anche in Umbria, riguarda tantissime imprese della filiera del settore costruzioni (edili, impiantisti, serramentisti, produttori, commercianti, professionisti), così come sta bloccando tanti cantieri collegati alla ricostruzione post sisma.
Il rischio è quello di paralizzare gli investimenti nel settore, fioriti nel biennio scorso, quando hanno contribuito per oltre il 30% all’aumento del Pil nazionale e regionale: solo in Umbria il sistema dei bonus edilizi ha attivato qualcosa come 3 miliardi di euro di investimenti (dati CRESME/CNA Umbria), di cui oltre 1 miliardo il Superbonus e quasi 2 gli altri bonus fiscali, mentre fino al 2019 gli investimenti attivati dai bonus arrivavano al massimo a 300 milioni di euro l’anno. In assenza di soluzioni urgenti si rischia una brusca frenata dell’economia, con ricadute pesanti sia in termini occupazionali che sociali”.
“Molte imprese umbre – ha aggiunto Carloni – si erano organizzate e avevano pianificato l’attività per sfruttare al meglio le opportunità dei bonus, facendo investimenti e assumendo manodopera. Quindi la priorità è quella di sbloccare i crediti fiscali maturati dalle imprese e diventati all’improvviso non cedibili. Per gli stessi motivi in questa fase è altrettanto urgente prevedere una proroga al 30 giugno per l’esercizio dell’opzione della cessione del credito e sconto in fattura, attualmente prevista al 30 marzo”.
“Il decreto del governo – ha sostenuto Albano Morelli (ANCE) – è particolarmente penalizzante anche per il sismabonus acquisti. Per le operazioni di demolizione/ricostruzione o di ristrutturazione integrale di edifici, il riferimento alla registrazione del contratto preliminare appare fortemente limitativo, tenuto conto che il cosiddetto compromesso costituisce soltanto la fase finale di progetti complessi di recupero edilizio. Quindi la possibilità di utilizzare la cessione del credito o lo sconto in fattura dovrebbe essere prevista per tutte le operazioni per le quali, al 16 febbraio 2023, risulti presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo. Inoltre va scongiurato che lo stop alle cessioni dei crediti determini un drammatico blocco della ricostruzione. Ricordiamo che la possibilità di utilizzo combinato del contributo di ricostruzione e del Superbonus aveva la finalità di imprimere una forte spinta alla ricostruzione, soprattutto in termini di sicurezza e di qualità. Di conseguenza, è evidente che il venir meno delle opzioni della cessione e dello sconto porterà al blocco della ricostruzione stessa”.
“L’altra priorità che richiede un intervento immediato – è intervenuto Mauro Franceschini (Confartigianato) – riguarda i cosiddetti bonus minori al 50% ed al 65% inerenti alle ristrutturazioni e agli interventi di efficientamento energetico in edilizia libera, per i quali occorrono correttivi urgenti e indicazioni certe. Le norme vigenti, in quest’ultimo caso, impongono di identificare una data di inizio lavori. Ma da cosa si evince questo inizio lavori e come si certifica? Abbiamo anche suggerito soluzioni e ci aspettiamo chiarezza, anche perché questi piccoli interventi sono quelli che, insieme ad altri, potranno traghettare il nostro patrimonio immobiliare verso l’efficienza energetica”.
“Infine – hanno affermato i tre presidenti – occorrono un riordino e una stabilizzazione degli incentivi fiscali che contempli la possibilità della cessione del credito e lo sconto in fattura e al tempo stesso tenga conto della nuova direttiva europea che prevede che tutti gli edifici passino entro il 2030 in classe E per arrivare alla classe D entro il 2033. Chiediamo, soprattutto, una normativa certa e incentivi stabili in un’ottica di lungo termine. Solo così potremo affrontare le sfide per efficientare al meglio e mettere in sicurezza il nostro patrimonio immobiliare, contribuendo, come imprese delle Costruzioni, alla crescita economica e occupazionale dell’Umbria, una regione che se vuole effettivamente continuare a presentarsi come il cuore verde d’Italia dovrà fare della sostenibilità la sua bandiera.”
La Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, intervenuta alla conferenza stampa, ha sostenuto le ragioni delle imprese, incolpevoli rispetto alla situazione, e si è detta disponibile a spendersi per trovare una soluzione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli assessori comunali Margherita Scoccia e Federico Cini.