L’area di San Giovanni di Baiano rientra tra quelle in cui è stata accertato il superamento dei valori degli agenti inquinanti presenti nelle matrici ambientali. La notizia, non nuova per la verità, si apprende direttamente dal portale internet del comune di Spoleto, dove è stata pubblicata una determina dirigenziale che, recependo le linee guida del piano regionale per la bonifica delle aree inquinate, affida in via definitiva ad un geologo gli interventi previsti da tale piano, che costituisce un allegato a quello della gestione dei rifiuti e individua un elenco di siti pubblici in tutta l’Umbria per i quali sia stato accertato il superamento dei valori limite degli inquinanti ambientali. La giunta Benedetti aveva approvato già nel maggio 2013 un protocollo d’intesa con la Regione Umbria per l’attuazione delle operazioni di ripristino e bonifica, a cui era seguita, cinque mesi dopo, l’approvazione degli interventi preliminari previsti.
Gli interventi – L’importo totale dei lavori ammonta a 175mila euro, di cui 140 previsti nel contributo regionale per la “riconversione e recupero dei siti degradati” e i restanti 35 cofinanziati dal comune di Spoleto. Il primo intervento richiesto è la definizione di dettaglio di geologia dell’area, cui seguiranno una prospezione geofisica per la realizzazione di sezioni trasversali alla valle, una realizzazione di sondaggi da attrezzare a piezometro, un censimento dei punti d’acqua con la misurazione dei livelli in almeno due intervalli temporali, la realizzazione di prove in foro per determinare la permeabilità e di prove di pompaggio per la definizione dei parametri idraulici dell’acquifero, l‘esecuzione di una campagna prospezione gas sul suolo, il campionamento e l’analisi dell’acqua di falda e l’analisi dei campioni di suolo.
Vicenda annosa – La vicenda di San Giovanni di Baiano, come forse i più attenti ricorderanno, cominciò nei primi anni 2000, quando l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) riscontrò inconvenienti igienico-ambientali dovuti all’inquinamento delle acque di falda dei pozzi ad uso domestico, in particolare di due pozzi ad uso irriguo situati nelle immediate vicinanze di una pompa di benzina. La questione approdò perfino al TAR dell’Umbria, destinatario del ricorso dei titolari del distributore e di una relazione del comune di Spoleto, datata 2012, in cui si affermava che la Regione avrebbe programmato attività di recupero per i siti inquinati in diverse aree, tra cui appunto San Giovanni.
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