Era il 22 dicembre 2016 ed una bomba esplose tra le mani di una giovane operaia interinale, provocandole danni permanenti, come la perdita di un occhio, seri danni all’altro e problemi anche all’udito. Ora il procuratore capo di Spoleto Alessandro Cannevale ha chiuso le indagini su quell’incidente avvenuto allo stabilimento militare di Baiano. Nove gli indagati, accusati di lesioni colpose aggravate. Cinque di loro devono rispondere anche del reato di omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro. Si tratta di dirigenti e dipendenti, all’epoca dei fatti, dello spolettificio.
Sarebbe per colpa di loro omissioni, questa l’ipotesi accusatoria, che Melissa, la 24enne di Montefalco in quel periodo al lavoro all’interno dello stabilimento spoletino, è rimasta ferita mentre assemblava una bomba a mano MF 2000. Ad occuparsi delle indagini i carabinieri della Compagnia di Spoleto, che avevano nell’immediatezza dei fatti sequestrato il reparto di lavorazione.
Secondo quanto ricostruito, la ragazza quel giorno stava procedendo all’assemblamento di una bomba, come di consueto. Un’operazione in parte meccanizzata ed in parte manuale, con quest’ultima che consisteva nell’applicare il meccanismo di attivazione del detonatore. Una procedura che prevedeva la lavorazione di due bombe per volta, una delle quali era esplosa improvvisamente. Ma, come era emerso dopo l’incidente, gli addetti non avrebbero rinvenuto né sul posto di lavoro dove operava Melissa, né nelle casse dove vengono stoccati i componenti della bomba il secondo ordigno.
Avvalendosi di due consulenti – l’esperto di balistica Emilio Galeazzi e la dottoressa Eugenia Carnevali, responsabile del dipartimento di Genetica forense all’ospedale di Terni – la Procura spoletina ha quindi ricostruito l’accaduto e le cause, ipotizzando appunto a carico di 9 persone il reato di lesioni colpose aggravate a cui è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
Si tratta di: Gioacchino Paolucci, allora direttore dello stabilimento militare di Baiano; Silvestro Campana, responsabile del servizio prevenzione; Paolo Pantaleoni, progettista delle postazioni di lavoro; Manfredo Proietti, capo-reparto; Michele Passeri, dirigente della sicurezza del reparto 42; Fabio Cherubini, capo servizio controllo e collaudo; Fabrizio Rossi, capo settore servizio e collaudo; Antonella Rosati, addetta al collaudo; Luigi Mancini, addetto al collaudo. Per Paolucci, Cherubini, Rossi, Proietti e Pantaleoni viene ipotizzato anche l’articolo 451 del codice penale, l’omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro. Tutti, secondo l’imputazione, sono accusati di non aver fatto in modo, con le loro condotte, di evitare il verificarsi del grave incidente che ha provocato danni permanenti alla ragazza all’epoca 24enne. La stessa, tra l’altro, rappresentata dall’avvocato Gennaro Esibizione, aveva avanzato una richiesta di risarcimento danni pari ad 1 milione e mezzo di euro per le lesioni riportate.