Benvenuti nell’inferno di Peter Pan. Dimenticate l’innocenza dei cartoon disneyani con cui siete cresciuti da bambini, le altrettanto intramontabili note rock di Capitan Uncino e dell’Isola che non c’è di Edoardo Bennato della vostra giovinezza, e preparatevi ad entrare nel mondo colorato ma inquietante di Bob Wilson, regista, ideatore e scenografo di questo Peter Pan che sta sbaragliando il botteghino del Festival dei 2 mondi. Tanto che tre rappresentazioni (l’ultima oggi pomeriggio alle 15 al Teatro Menotti, ma non affannatevi, è già sold out) risultano un clamoroso errore della programmazione festivaliera per questa sorta di musical virtuale che avrebbe meritato ben altro spazio.
Wilson a Spoleto è ormai di casa – da quando Giorgio Ferrara ha ereditato la kermesse menottiana – e non è forse un caso che ha scelto proprio il Teatro ‘Menotti’ per il suo lavoro più ricercato, sofferto e amato. Quello che già giovane assistente di Jerome Robbins lo vide impegnato a Broadway proprio con il libretto di James Matthew Barrie.
Il regista però stavolta è voluto tornare ai testi originali della piece teatrale di Barrie del 1904 più che a quelli del successivo e altrettanto famoso romanzo (1911). Testi lontani anni luce da quelli rivisti da Disney; perché il Peter di Barrie è tutt’altro che una storia da vivere a cuor leggero, anzi è crudele, piena di ombre. Una rappresentazione, quella andata in scena al Festival, in linea con quel ‘fil rouge’ che ha caratterizzato questa 57ma edizione all’insegna della drammaturgia più ombrosa.
Wilson grazie alla musica dei Cocorosie – le sorelle Casady autrici di uno spartito fra dark, gotico, psichedelico e rock – ha creato un’opera nuova, unica, come solo un visionario qual è lo statunitense poteva realizzare. Dove tutto viene interpretato alla perfezione. Ogni singolo gesto o rumore vocale dei 21 attori impegnato sul palco è un quadro. Accompagnato magistralmente dall’orchestra diretta da Stefan Rager e Hans-Jörn Brandenburg. Attori e musicisti, non bastasse il nome di Wilson, appartengono alla celebre Berliner Ensemble, tra le più prestigiose compagnie del mondo, da sempre in sintonia con i lavori del regista statunitense.
La storia del fanciullo che non vuole crescere sembra calzare a pennello con la regia disincantata e visionaria di Wilson, l’eterno bambino appunto.
Fantastico il gioco di luci – anche a queste ha pensato il regista –, il trucco gotico, persino le materie prime con cui Jacques Reynaud ha realizzato costumi unici, degni di quei personaggi che Wilson trasforma in miti moderni, tanto angoscianti quanto minacciosi.
Straordinari gli attori capaci di danzare, mimare, recitare, cantare. C’è da chiedersi quale fatica hanno affrontato per portare in scena un simile spettacolo dove non mancano pirati, fatine e il tic tac del coccodrillo. Vale celebrarli: Sabin Tambrea (Peter Pan), Christopher Nell (Campanellino), Stefan Kurt (Capitan Uncino), Traute Hoess (Frau Darling), e tutti gli altri (Antonia Bill, Claudia Burckhardt, Anke Engelsmann, Johanna Griebel, Winfried Goos, Boris Jacoby, Nadine Kiesewalter,Andy Klinger, Stephan Schäfer, Luca Schaub, Marko Schmidt, Martin Schneider, Jörg Thieme, Felix Tittel, Georgios Tsivanoglou, Axel Werner e Lisa Genze).
Una curiosità. Stasera (domenica 6 giugno) in piazza Duomo canta per la prima volta Edoardo Bennato, un altro grande interprete musicale che si è ispirato al romanzo di Barrie. Chissà se il visionario Wilson e il cantautore europeo riusciranno ad incontrarsi, magari per fare insieme un volo su Spoleto come il loro beniamino Peter Pan.
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