Al termine di una lunga e laboriosa attività di indagine gli investigatori della Squadra Mobile di Terni hanno arrestato tre cittadini albanesi, di 29, 38 e 40 anni, tutti residenti a Terni.
La Polizia era riuscita ad attribuire a uno di loro il traffico di rilevanti quantitativi di cocaina in questo centro e per tale ragione aveva organizzato, per la mattinata di ieri, un servizio di controllo con cani antidroga della Guardia di Finanza presso le abitazioni del sospettato e della sua fidanzata.
La perquisizioni domiciliari hanno dato esito negativo, ma nel corso dell’attività gli agenti hanno potuto verificare che l’uomo aveva affittato un garage, cedendone l’uso ad altri due suoi connazionali. Quindi, i poliziotti hanno esteso la perquisizione anche al garage dove hanno trovato un vero e proprio laboratorio per la preparazione delle dosi di cocaina e altro stupefacente da immettere sul mercato locale.
La Polizia ha sequestrato circa 600 grammi di cocaina e 250,7 grammi di marijuana.
Nel garage sono stati trovati anche oltre quattro chili di mannitolo, una sostanza utilizzata proprio per “tagliare” la cocaina al momento della preparazione delle dosi da smerciare.
Sequestrati anche il materiale per il confezionamento e tre bilance di precisione.
A quel punto gli agenti sono risaliti agli utilizzatori del garage e hanno perquisito anche le loro abitazioni, dove hanno trovato e sequestrato, nella prima, 2.050 euro provenienti dall’attività di spaccio della droga; nella seconda, oltre ad altri 51 grammi circa di cocaina, anche due pistole semiautomatiche calibro 9 mm, con relativo munizionamento. Le armi erano state modificate così da aumentarne la potenzialità offensiva e una delle due pistole aveva anche la parte finale della canna filettata in maniera tale da poterci applicare un silenziatore.
Al termine della giornata il bilancio è stato di tre arresti per spaccio di sostanze stupefacenti, mentre a uno dei tre, il 29enne, è stato contestato, al momento dell’arresto, anche il reato di detenzione di armi modificate e clandestine (le pistole non sono risultate iscritte nel Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo).
Tutti loro sono stati trasferiti nel carcere di Vocabolo Sabbione a disposizione del P.M. Dottoressa Elisabetta Massini.